Lasciarsi è il più delle volte un momento traumatico, ma anche l’inizio di un nuovo percorso che ci allontana dalle secche di una situazione insoddisfacente; un cambiamento difficile ma che per sua natura è foriero di buoni auspici per un futuro migliore di quanto sia stato il passato.
l’addio di Matteo Renzi al PD come una opportunità
Personalmente, valuto l’addio di Matteo Renzi al PD come una opportunità da cogliere per provare a portare a termine la maturazione mai compiuta di un partito che, nella sua concezione, avrebbe dovuto farsi interprete di quell’elettorato che si riconosceva in un arco che comprendeva la Sinistra riformista e la Sinistra DC. Il riferimento alla “Sinistra”, insomma, non dovrebbe mancare, anche se, forse per cercare di prendere qualche voto in più, all’atto della sua fondazione è stata cassata dal nome e poi da ogni riferimento.
il PD avrebbe dovuto farsi interprete di quell’elettorato che si riconosceva negli spazi politici occupati dalla Sinistra riformista e la Sinistra DC
A queste condizioni, inevitabilmente, la nascita del Partito Democratico ha rappresentato una ghiotta occasione anche per la destra ex-democristiana, che ha cercato di assicurarsene il controllo. A tale scopo, dal niente, nel 2004 viene offerto ad un giovane sconosciuto della Margherita, Matteo Renzi, la presidenza della Provincia di Firenze, che gli permette di ottenere visibilità a livello nazionale. Poi, quando nel giugno 2009 viene designato a sindaco del capoluogo toscano (si tratta di collegi blindati, nei quali l’indicazione del candidato sostenuto dalla Sinistra equivale alla sua elezione), l’uomo di punta dell’area centrista è pronto per provare a prendere il timone del PD.
Ci prova una prima volta nel 2012, ma viene sconfitto da Bersani; si rifà l’anno successivo in una sorta di competizione tutta interna, in opposizione a candidati di scarso peso politico. Quindi la sua esperienza come premier, sino alla sconfitta al referendum costituzionale da lui fortemente voluto, di cui scrissi a suo tempo che si trattava non di un errore di valutazione o di un suicidio politico, ma di un omicidio premeditato ai danni dello stesso partito
La sua scelta di fondare una nuova formazione politica ribadisce – se ne fosse bisogno – i motivi per cui il PD non potrà che giovarsene. Basti pensare alla sua concezione di un partito di cui pure è stato segretario, ma per il quale ha dimostrato di non provare il minimo senso di appartenenza, sforzandosi di plasmarlo attorno alla sua persona, in ossequio al mandato di coloro che lo hanno proiettato ad alti livelli nell’agone della politica, cercando con tutte le sue forze di recidere i naturali legami con la Sinistra. Un atteggiamento che ha bloccato il già difficile processo di maturazione di una formazione politica nata come “fusione a freddo” di esperienze divere, seppure in parte convergenti.
L’obiettivo di Renzi è palese: scommette contro la capacità di un PD finalmente interprete dei valori di Sinistra di guidare la massa liquida del Movimento 5stelle verso un necessario consolidamento, ponendosi come soggetto politico in grado di attirare il suo altrettanto confuso bacino elettorale. Al momento sostiene la maggioranza di governo (e cosa altro potrebbe fare?), ma è evidente che sta solo prendendo tempo: il suo calcolo è quello, nel prossimo futuro, di diventare lui il suo competitore principale, erodendo consensi dall’area cosiddetta “moderata”.
La maschera è svelata: un po’ come la moglie che, dopo anni faticosi di convivenza, rivela di non aver mai davvero amato il marito. A quel punto, “separazione” non può altro che far rima con “liberazione”.
in un sistema bipolare che isola le due ali estreme, tutto quanto è spostato verso destra: la Sinistra riformista occupa lo spazio che fu della corrente DC, mentre l’area moderata già sconfina a destra
Temo però i suoi uomini rimasti dentro il PD come i greci nel cavallo di Troia: la corrente della “Base Riformista” di Lotti, ad esempio. Ma soprattutto la capacità del PD di dare una sterzata decisa a Sinistra, recuperando le proprie radici e abbandonando una volta per tutte la strategia suicida del guardare al Centro. Perchè in un sistema bipolare che isola le due ali estreme, tutto quanto è spostato verso destra: la Sinistra riformista occupa lo spazio che fu della corrente più a Sinistra della DC, mentre l’area di Centro “moderato” copre uno spazio che già sconfina con la destra.
Anche questo argomento era stato affrontato nel marzo dell’anno scorso
il PD svincolato dal giogo renziano ha un’occasione insperata per ridefinire la sua identità, recuperando le proprie radici e ponendosi come guida di un Movimento 5stelle anche ricco di idee, ma privo di direzione e per questo condannato inevitabilmente alla deflagrazione. Un compito difficile, ma non impossibile, che passa, quale sia l’esito, per una strada obbligata: che la Sinistra torni ad essere sé stessa.