Il green pass limita alcune libertà individuali, ma questa limitazione è davvero giustificata dalla necessità di tutelare la libertà e i diritti degli altri?
La mia libertà finisce dove comincia la tua
Chiunque protesti contro il “green pass viene etichettato come “complottista” o “negazionista”, le sue opinioni non meritevoli neppure di essere prese in considerazione, bollate come “sbagliate”, “deliranti” e persino “pericolose”.
Il modo di ragionare comune sembra essere questo: il green pass limita alcune libertà individuali, ma questa limitazione è giustificata dalla necessità di tutelare la libertà e i diritti degli altri – in particolare, il loro diritto alla salute.
È una versione adattata e colpevolmente superficiale del vecchio adagio: “la mia libertà finisce dove comincia la tua”.
Per questo, secondo quanto molti sostengono, il green pass non sarebbe diverso dalla limitazione che impedisce di fumare nei luoghi pubblici al chiuso; oppure – i più sagaci – di indossare il casco in moto o conseguire la patente per guidare un’auto.
Le cose non stanno in questo modo, ma forse non è così evidente per la maggior parte delle persone.
Discriminare le persone, non le loro azioni
Il divieto di fumo, ad esempio, discrimina, ma solo nel senso che limita la libertà di fumare in determinati luoghi; il divieto, cioè, non riguarda il “fumatore” in quanto tale, ma certi suoi specifici comportamenti (appunto il fumare in un luogo pubblico).
Il green pass non risponde alla stessa logica: discrimina, infatti, non tra azioni, ma tra categorie di persone. La sanzione non è legata ad una azione illecita, ma ad una caratteristica che un individuo deve possedere per essere parte integrante della società.
Il fumatore può consumare tranquillamente la sua cena al ristorante, basta che non fumi (c’è una legge che stabilisce il divieto); chi non è vaccinato, no (non c’è nessuna legge, e non può esserci perché mancano i presupposti previsti dall’articolo 32 della Costituzione).
Diritti individuali e interesse collettivo
L’articolo 32 della Costituzione è chiaro quando distingue tra diritto alla salute del singolo e interesse collettivo.
“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Significa che il presupposto per un trattamento sanitario deve essere sua assoluta la fondatezza scientifica, e che per limitare il diritto individuale di non sottoporsi a tale trattamento, deve essere dimostrato che, diversamente, verrebbero meno le condizioni necessarie alla libertà stessa, che è l’interesse collettivo da tutelare.
Ovvero: per limitare la libertà di un non vaccinato di recarsi al ristorante, deve essere dimostrato che, in assenza di questa limitazione, chi invece è vaccinato non sarebbe più libero di fare lo stesso perché rischierebbe di ammalarsi.
Evidentemente non è così; dire il contrario significa essere in malafede.
Ma perché il vaccinato si sente minacciato dal non vaccinato?
È provato che fumare in un locale chiuso danneggia la salute del vicino non fumatore; ma non è affatto dimostrato che recarsi al ristorante da non vaccinato danneggi o rischi fortemente di danneggiare la salute del vicino.
Anche perché, se il mio vicino è vaccinato, il suo rischio di ammalarsi dovrebbe essere pressoché inesistente o comunque non grave (questo è ciò che dicono gli esperti del CTS).
Se invece non è vaccinato, accetta i rischi derivanti dal proprio comportamento, e il problema semplicemente non si pone.
A quanto pare la legge non viene incontro al diritto di tutela della salute dei cittadini vaccinati, ma alle loro irrazionali paure.
Sviando l’attenzione dal fatto che questi vaccini (ma forse non è questo il termine più corretto per definirli) non solo non sono in grado di prevenire l’infezione e gli esiti più gravi, ma anche provocare effetti collaterali, nel breve e forse anche nel lungo termine.
Il covid-19 è una malattia seria, in particolare per le persone più fragili potenzialmente molto pericolosa. Forse i cittadini – e la tutela della loro salute – meritano qualcosa di più di provvedimenti populistici, deleghe in bianco e promesse che non vengono mantenute.
Forse una riflessione critica su una strategia che si sta rivelando quanto meno poco efficace, ma dai costi economici sociali e sanitari altissimi.
credits: https://www.iisf.it/index.php/progetti/diario-della-crisi.html