Cultura. In genere, questo termine ci riporta sui banchi di scuola. Nelle aule universitarie. Fra le pagine di romanzi e manuali. Insomma, a diverse fonti d’apprendimento. In gergo comune, la cultura è il cibo della mente. Carburante della nostra esistenza. Eppure, non sempre codsto termine rappresenta questa sfumatura. Uno dei tanti esempi che dimostrano questa tesi ci è dato dalla diet culture.
Che cos’è la diet culture?
Il mese di agosto sta bussando alle porte. Il sole splende alto nel cielo. Le spiagge sono colme di persone. Il quadro appena descritto di solito tende a suscitare sensazioni positive. Pace. Serenità. Eppure, all`interno della nostra società, nulla può considerarsi scontato. Non a caso, succede sovente che l`attesa della bella stagione sia attanagliata da alcune abitudini tossiche. Una di queste è aspettare l`estate alla stessa maniera in cui ci si prepara per un provino. Per una selezione. Come se l`aumento delle temperature metta in pericolo le nostre fragilità. La realtà, per quanto possa già di per sé sembrare ovvia, è che il caldo ci spinge a scoprirci. E scoprirci signfica mostrare maggiormente il proprio corpo. E magari, anche quelle parti che non ci fanno sentire a nostro agio. A tal proposito, dovremmo porci alcune domande. Innanzitutto: per quale motivo ci sentiamo così? E soprattutto: quel che sentiamo è veramente “Farina del nostro sacco“? Alcune risposte potrebbero esserci fornite proprio dalla diet culture. Ossia, quell`insieme di credenze stigmatizzate atto a propinarci la magrezza come simbolo indiscusso di bellezza, nonché come sinonimo di sano.
Gli strascichi di una malattia senza tempo
Non è compito facile risalire alle origini della diet culture. Si tratta infatti di un fenomeno talmente tanto radicato nella mentalità umana, soprattutto occidentale, che la delineazione dei suoi confini risulta parecchio difficoltosa. Ciò che possiamo affermare con certezza è che la diet culture ha preso sempre più piede con lo scorrere del tempo. Tuttavia, la causa non è di certo riscontrabile nell tic-toc delle lancette. Piuttosto, a quel che quest`ultmo comporta. Più gli istanti si susseguono, più il frenetico fluire di questa vita si modifica. Filosofe e filosofi discutono spesso dell`allontanamento degli esseri umani dallo stato di natura. Quest`ultimo si definisce come l`ipotetica condizione nella quale le persone vivono la propria esistenza svincolate da principi sociali, culturali e politici. Al giorno d`oggi, si sotiene che questo quadro non può che definirsi utopistico. Di fatti, un essere umano cresciuto in occidente può dirsi condizionato dall`ambiente sociale già al di sotto del primo anno di vita.Veniamo catapultati\e su questa Terra. E prima ancora di respirarla a pieni polmoni il nostro modo di agire e pensare è manipolato.
Questo accade per il semplice fatto di venire cresciuti\e da persone adulte. Esseri viventi immersi da tempo nel marasma della vita. Coloro che possiedono valori e pressioni intrinseche. Talmente radicate che, volente o nolente, trasmettono quest`ultime alla prole. Come se fornissero ai\alle propri\e figli\e un paio di lenti graduate con le quali osservare il circostante. Peccato che questi occhiali sian tarati a seconda di occhi esterni. E per quanto da alcuni punti di vista possano definirsi funzionali, esistono aspetti per i quali non possiamo affermare lo stesso. Al fine di scardinare quest`abitudine serve esercizio. È necessario uno sforzo non da poco. Il quale, tuttavia, ripaga immensamente.
La diet culture inizia nella culla
Come affermato nel paragrafo precedente, ogni bambino\a riceve da chi lo/la educa un paio di lenti col quale ammirare il mondo. Dunque, anche tutto ciò che questo comprende. Parte fondamentale dell`esistenza sono le persone. Fin dalla tenera età impariamo a familiarizzare con esse. Cominciamo a distinguere coloro che sentiamo a noi più affini da chi invece non riteniamo affidabile. I nostri sensi, seguendo il ritmo cellulare, si speciaizzano. E non manca chi tra essi si focalizza maggiormente sull`aspetto fisico altrui. In fondo, questo è ciò che viene trasmesso da sempre. “Ma che bambino\a paffuto\o!“. “Quanti rotolini, si vede che sei una buona forchetta!“. E via dicendo. Ed è da questi commenti apparemtemente innocenti, che incanaliamo alcuni preconcetti. Nozioni che si modificano in maniera quasi impercettibile man mano che aumentiamo d`età. Durante la fase neonatale di una persona, la grassezza è vista come sintomo di un corpo sano. Poi, il tempo scorre. E in un battito di ciglia il concetto si ribalta completamente.
Ribaltiamo le nostre convinzioni
Da segno di buona salute, la grassezza si trasforma in difetto. L`associazione è automatica. Nel momento in cui un corpo grasso si presenta alla vista altrui. Ed ecco che alla nostra mente affiorano dub opinioni acquisite anzitempo. Pensiamo subito che quella determinata forma fisica sia dovuta a un rapporto malsano con l`alimentazione. Etichettiamo colui o colei che vive in quel determinato organismo, come incapace di gestire la propria esistenza. Movente di tutto ciò, ancora una volta: la diet culture. Siamo talmente tanto abituati\e ad associare la magrezza al concetto di buona salute, che l`idea di una possibile alternativa neanche ci sfiora il cervello. Eppure, esistono infinite sfumature. Noi esseri umani del ventunesimo secolo siamo piuttosto allentati alla diversità. Sappiamo che la pelle può assunere colori differenti. Gli occhi delle nostre amiche e dei nostri amici possiedono peculiarità uniche nel loro genere. Esistono persone alte e individui più minuti. Tutto questo dipende dalla lingua parlata dalla scatola che ci contiene. Dovremmo cominciare a far coincidere questo quadro anche con i nostr girovita. Vi sono infatti soggetti naturalmente magri e soggetti naturalmente grassi. Non è dunque detto la grassezza sia un sintomo patologico. E, in ogni caso, stabilire se sia o meno così è compito esclusivo del personale medico-sanitario.
Possiamo combattere la diet culture?
La risposta non potrebbe essere che affermtiva. Solo che, sarebbe ipocrita chiudere quest`articolo con una serie di soluzioni semplicistiche. Poiché stiamo trattando una problematica intrinseca di una società conformista. Per scardinare la diet culture e tutto quel che da essa scaturisce è neccessario un cambiamento ad ampio raggio. Solo che non è pensabile sconfiggere il mostro partndo dall`alto. Al contrario, bisogna partire dai particolari solo apparentemente minuscoli. Un esempio è costituito da nostro linguaggio. Durante la stesura di questo paragrafo non è stato alcun sinonimo della parola “Grasso“. Né tantomeno, alcun tipo di vezzeggiativo. Questo perché si tratta solamente di un aggettivo. Di un termine che descrive quella determinata condizione fisica. Per quale motivo ci si definisce magri\e senza alcun problema, ma non si agisce allo stesso modo nel dirsi grassi\e? Perché la diet culture c`insegna che gli unici corpi che possiamo definire validi sono quelli magri.
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Un passo inditro
Di conseguenza, attribuire a se stessi\e o al fisico altrui la parola “Grasso“, signfica apportare un`accezione negativa a quella determinata immagine. E se invece provassimo a utilizzare questo ternine in senso puramente descrittivo? Potrebbe essere un punto di partenza non di poco conto. Tuttavia, il nostro agito non si limita al linguaggio. Dovremmo rivalutare alcuni concetti troppo spesso considerati immutabili. Tra cui quello riguardante la va validità de corpi. Facciamo un passo indietro. Durante i primi mesi di lockdown, sui social impazzavano i consigli su come mantenersi in forma pur restando a casa. Per quanto questa pratica possa aver giovato ad alcuni individui, non possiamo non guardare l`altro lato della medaglia. Il messaggio prcepito da molte\i utenti suona più o meno così: “Nonostante il mondo stia affrontando una pandemia globale, io devo comunque mantenere una certa decenza. Non posso permettermi di soddisfare i miei bisogni almeno dal punto di vista alimentare, perché altrimenti rischio di ritrovarmi in un corpo socialmente non accettato. E dunque, mi ritrovo a fare esercizio fisico anche se la mia mente non è affatto propensa a esso. Poiché se mi mantengo attraente non incomberò in ulteriore sofferenza“.
Parola d`ordine: ascolto
Possiamo dunque comprendere quanto questo fenomeno sia in grado di manipolarci. Ecco perché l`arma migliore per combattere è l`ascolto. Sia personale, sia rivolto alle altre persone. La chiave sta nell`imparare a a distinguere quel che realmente ci fa stare bene, da ciò che invece ci è impartito dalla società. Potrebbe sembrare semplice. Eppure, ci vuole parecchio esercizio. Dato che il confine tra questi due mondi è labile. Non a caso, c`è chi afferma con convinzione di voler perdere peso per se stessa\e. E non per compiacere lo sguardo altrui. Solo che è necessaria un`analisi ben più approfondita per scovare la veridicità di tale pensiero. In merito a codesti assunti, proviamo a domandarci: “Voglio dimagrire perché sostengo che con qualche chilo in meno potrei essere meno limitata\o dal punto di vista fisico? Perché mi considererei più attraente? Oppure perché sono talmente abituta\o ad associare la bellezza alla magrezza che non riesco ad accettare il mio corpo?“.
Esiste altresì un altro passo fondamentale. Ancora più importante di trovare una risposta a codesti quesiti. Si tratta di non giudicarsi. I responsi potrebbero risultare alquanto confusi e contorti. Cosa altrettanto comune, è altrettanto plausibile che essi ci spaventino. Eche ci risultino scomodi. Magari perché potremmo effettivamente di essere condizionati dal parere sociale e culturale. E questo è normale. E soprattutto, le nostre azioni non devono a ogni costo risultare coerenti. Possiamo comprendere che quel bisogno impellente di dimagrire deriva da una pressione esterna. E comunque, decidere di dimagrire. La cosa fondamentale è prendere consapevolezza. Dato che il fluire della nostra esistenza può definirsi tutt`altro che lineare. Dunque, come potrebbe esserlo quel percorso mentale che ci consente di immergerci nel marasma di questa vita?