L’anno scolastico 2019/20 sarà da ricordare negli annali della scuola. Il consiglio dei Ministri approva il nuovo Decreto, definito Decreto Inclusione, che andrà a sostituire il vecchio decreto 66/2017.
La storia dell’inclusione in Italia comincia con la Leggi Falcucci del 1977, allorché fu assegnato alla politica Franca Falcucci di redigere un punto della situazione sulle disabilità a scuola. Il documento che ne è uscito è stato poi usato come base per una serie di leggi e provvedimenti che hanno dato il via alla politica dell’inclusione del bambino atipico, in classe, incluso con gli altri bambini. Tale documento ha restituito centralità alle esigenze specifiche dei ragazzi.
Allo stesso modo il Decreto Inclusione porta dei cambiamenti nel modo di intendere l’alunno con bisogni speciali, togliendolo da una visione standardizzata come “disabile” tout court, e riportando invece l’attenzione sul bambino stesso e le sue esigenze individuali.
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Il bambino è quindi inteso come una persona peculiare e dai bisogni specifici, ma anche come essere inserito in un contesto scolastico e famigliare. Lo studente è protagonista e parte attiva del suo percorso scolastico, assieme alla famiglia. Le ore di sostegno, cosi come i sussidi didattici, non saranno più standard ma progettati sulla persona e individualizzati. Genitori, ma anche i ragazzi appena grandi abbastanza, potranno partecipare alle riunioni per i piano educativo personalizzato. Il GLH (gruppi di lavoro per l’inclusione) non istituirà solo le ore di sostegno, ma anche le misure dell’inclusione.
Una grande novità è l’istituzione dei Gruppi per l’Inclusione Territoriale, docenti esperti nell’inclusione a disposizione delle scuole per supportare le politiche di inclusione.
Resta da capire la modalità con cui tali esperti verranno reclutati e il tipo di formazione che sarà richiesta loro. Al momento sono molto pochi i moduli universitari, per le facoltà dell’area insegnamento ed educazione, che spiegano le varie neuroatipicità con cui si andrà ad operare nella scuola, a meno che il personale non arricchisca autonomamente il suo percorso di studio.
Sul concetto di normalità intesa come tipicità statistica abbiamo già scritto in questo sito, e, il presente Decreto ci sembra, almeno delle intenzioni, sulla strada giusta.