mercoledì, Aprile 16, 2025

Decreto Dignità: il divieto di pubblicità di siti scommesse e la risposta del mondo dello sport

Uno dei capitoli più discussi degli ultimi anni rispetto al settore del gioco d’azzardo è stato sicuramente quello legato al Decreto Dignità. Nel luglio 2018 il governo italiano decise di controllare ulteriormente il settore del gioco a distanza andando a imporre il divieto pubblicitario per tutti i prodotti e i servizi che prevedono transazioni monetarie su qualsiasi canale disponibile.

Ciò significa che tutti gli operatori hanno dovuto smettere di pubblicare qualsiasi tipo di pubblicità in Italia che facesse riferimento ai diversi bookmaker senza licenza AAMS (ADM) o ai casinò. Il decreto è diventato poi legge nel 2019, quando è stato anche introdotto il divieto di sponsorizzazioni in ambito sportivo e culturale. In che modo si sono comportate le società sportive che proprio con aziende del gioco d’azzardo avevano stipulato accordi pubblicitari?

Sto alle collaborazioni con società sportive

All’interno del decreto, oltre quindi ai riferimenti per le pubblicità, vengono anche introdotte le interazioni commerciali, la distribuzione di premi, l’influencer marketing e anche l’inserimento di prodotti. Inoltre anche gli accordi tra le società sportive e quelle di gioco d’azzardo avrebbero dovuto concludersi entro il 14 luglio 2019, sia per contratti conclusi in Italia, ma anche con altri Paesi. Nessuna di queste collaborazioni sarebbe stata considerata legale e, pertanto, avrebbe previsto una serie di multe e altre azioni gravi.

Tale legge, così com’era, ha indubbiamente pregiudicato molto le società sportive, portando una buona fetta dell’Italia a perdere ricavi e soprattutto a limitare la crescita del calcio e di altri sport nel Paese. Molte società infatti si sono indignate per questo tipo di scelta e hanno sottolineato spesso una soluzione mai presa in considerazione.

Per alcuni presidenti sarebbe stato ideale continuare a promuovere gli operatori legali, presentando però un chiaro richiamo rispetto ai rischi del gioco d’azzardo vissuto senza la conoscenza del gioco responsabile. Ma l’obiettivo di tale campagna attuata dal governo era solo una: ridurre la dipendenza ai danni di minori, anziani e giocatori problematici.

I divieti per gli operatori

Il divieto è stato ulteriormente implementato con gli aumenti delle tasse anche per l’industria del gioco d’azzardo, portando il bingo e i casinò online a essere tassati al 25% del valore di gioco lordo. E per i siti di scommesse sportive del 24%.

Ciò che non è compreso nel Decreto Dignità sono le campagne che promuovono il gioco responsabile e i suoi vantaggi, con prodotti legali e in riferimento a bookmaker stranieri, senza però citarne il marchio.

Inoltre tutti gli operatori legali hanno avuto la possibilità di comunicare con i clienti fornendo approfondimenti sulle componenti del gioco d’azzardo, quindi presentando:

  • Le tabelle dei pagamenti;
  • I bonus disponibili;
  • Le probabilità di vincita;
  • I jackpot;
  • Le quote sportive;
  • Gli importi minimo di deposito e molto altro ancora.

L’effetto sulla serie A

L’impatto del Decreto Dignità ha lasciato il segno in tutto il mondo del calcio, ma soprattutto sulla Serie A, considerando che molti Team hanno sponsorizzazioni con società di scommesse. Inutile negare che le stesse squadre di calcio abbiano subito gravi perdite a causa della mancanza di tutte queste sponsorizzazioni, considerando anche il periodo storico di forte crisi legata alla pandemia globale.

Pandemia che ha fermato il mondo del calcio e dello sport per molti mesi. Ecco perché i club hanno spesso espresso la loro preoccupazione rispetto ai cali registrati nel fatturato, con finanziamenti diminuiti e budget pubblicitari spostati verso l’estero.

Proprio per questo il divieto è stato motivo di discussione, senza dimenticare che i giocatori italiani appassionati di gioco d’azzardo hanno sempre e comunque la possibilità di accedere alle piattaforme attraverso altri canali.

Conclusione

Indubbiamente il divieto pubblicitario o di sponsorizzazioni non è mai stata considerata la vera soluzione per preservare i giocatori problematici o più sensibili. Ecco perché gli organi decisionali dovrebbero attuare una nuova e corretta forma di controllo rispetto a questo tipo di attività.

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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