Un fungo di Chernobyl ci permetterà di conquistare Marte? Questa sembra essere l’incredibile scoperta fatta da un gruppo di scienziati.
La centrale di Chernobyl è tristemente nota per il gravissimo disastro nucleare avvenuto il 26 aprile del 1986.
Ancora oggi, a distanza di 34 anni, rimangono indelebili i segni di quello che è stato il più grande incidente nucleare mai verificatosi.
Ma nonostante la centrale di Chernobyl sia da sempre sinonimo di morte e distruzione, di recente è passata alla cronache per fatti senza dubbio più lieti.
È infatti trascorso poco più di un anno dalla messa in onda della pluripremiata mini serie tv dedicata al disastro nucleare. Una serie dal successo globale capace di raccontare in modo magistrale un fatto così tragico e grave che l’uomo non può e non deve dimenticare.
Ma al successo cinematografico pare che oggi si aggiunga anche un grande risultato per la comunità scientifica.
Sembrerebbe infatti che dalla tragedia di Chernobyl arrivi un grosso aiuto all’umanità per la conquista dello spazio.
Questo perché in questi ultimi anni i ricercatori hanno approfondito lo studio di alcuni funghi cresciuti nel reattore di Chernobyl che sarebbero in grado di proteggere dalle radiazioni.
Cosa è il fungo di Chernobyl
La storia dei funghi di Chernobyl non inizia ora bensì pochi anni dopo il tragico incidente.
Infatti gli scienziati già dal 1991, grazie all’invio di alcuni robot nel reattore 4 della centrale nucleare, notarono lo strano fenomeno. Una serie di funghi che proliferavano sulle sue pareti.
Ma fu molti anni più tardi, nel 2007, che furono studiate le varie specie di funghi che crescevano nel reattore.
Quello che si scoprì è che questi funghi crescevano molto più velocemente in presenza di forti quantità di radiazioni.
Il motivo? Le ingenti quantità di melanina possedute. Queste infatti, favoriscono la loro crescita, grazie all’assorbimento delle radiazioni nucleari.
In pratica le radiazioni svolgono in questi funghi, un processo molto simile a quello che avviene nelle piante con la fotosintesi clorofilliana. Dove la clorofilla cattura l’energia solare trasformandola in energia chimica che servirà per il nutrimento delle piante.
Questi funghi (c.d. radiotrofici) analogamente, eseguono la radiosintesi. Cioè attraverso i pigmenti di melanina convertono le radiazioni gamma in energia chimica.
E così, in base a questi studi, i ricercatori decisero nel 2016, di inviare le specie di funghi raccolte, sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Ambiente ideale per studiarne meglio il comportamento.
È noto infatti che, nella ISS, gli astronauti sono esposti a forti radiazioni, di gran lunga superiori rispetto a quelle presenti sulla Terra (protetta dal campo magnetico e dall’atmosfera).
I funghi di Chernobyl come protezione dalle radiazioni cosmiche?
Come detto, gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, sono esposti ad un’elevata quantità di radiazioni.
E sono proprio queste a costituire uno dei maggiori ostacoli alla conquista dello Spazio da parte dell’uomo. È chiaro quindi che, se l’uomo trovasse un rimedio contro le radiazioni cosmiche, si farebbe un enorme passo in avanti in tal senso.
A tal proposito, una grossa speranza è data appunto dai funghi di Chernobyl. Infatti gli ultimi risultati degli studi condotti dai ricercatori dell’università di Stanford e diffusi da “New Scientist” sono assai incoraggianti.
Dagli studi svolti, è stato rilevato che il fungo (Cryptococcus neoformans) sarebbe in grado di proteggere gli astronauti fungendo da vero e proprio “scudo radioattivo”.
Dai dati rilevati, attraverso la capsula inviata presso la ISS, questi funghi sono stati in grado di bloccare buona parte delle radiazioni in arrivo. Un piccolo campione del fungo ha diminuito le radiazioni di circa il 2%.
Il fungo di Chernobyl è la chiave per la conquista di Marte?
Secondo gli scienziati, questo fungo potrebbe finalmente consentire all’uomo di approdare sul Pianeta Rosso (noto per il suo alto livello di radioattività). E potrebbe costituire la soluzione per proteggere le nostre future colonie su Marte.
A tal proposito molto importanti sono le dichiarazioni rilasciate da Nils Averesch dell’università di Stanford a New Scientist.
Egli afferma: “Uno strato di questo fungo di circa 21 centimetri di spessore, potrebbe bloccare l’equivalente dose annuale dell’ambiente di radiazione sulla superficie di Marte“.
E aggiunge: “Ciò che rende fantastico il fungo è che bastano pochi grammi per iniziare“. Sono dunque sufficienti piccole quantità per creare uno schermo contro le radiazioni. Infatti, dallo studio è emerso che questi funghi hanno la capacità di auto-rigenerarsi.
Il fungo si auto-replica e guarisce da solo. Quindi, qualora venisse danneggiato lo schermo radioattivo, in pochi giorni sarebbe in grado di ricrescere e creare nuovamente uno scudo radioattivo.
Il paradosso del fungo di Chernobyl
In attesa di ulteriori riscontri, sulla possibilità che i funghi di Chernobyl possano favorire la conquista dello Spazio da parte dell’uomo, emerge un curioso parodosso.
Appare infatti alquanto paradossale, che un fungo nato da un enorme disastro ambientale causato dall’uomo, possa aiutare l’umanità nella conquista e colonizzazione di nuovi pianeti.