giovedì, Aprile 17, 2025

Cristianesimo Positivo e Campagna di Russia

Introduzione

Di Luigi Tramonti

Alfred Rosenberg e Houston Stewart Chamberlain: due pensatori controversi e fondamentali. Ideolgo nazional-socialista il primo e teorico del razzismo il secondo, il professor Dimitris Michalopoulos, in questo articolo comparso in lingua inglese sul numero di Ab Aeterno del novembre 2009, esamina le loro due visioni del mondo e le confronta limitatamente a due tematiche centrali: il Cristianesimo Positivo e la loro visione dei popoli slavi in generale e di quello russo in particolare.

Chamberlain,autore del fondamentale “I Fondamenti del XIX secolo”, epigono di de Gobineau, padre del pensiero razzista, e noto come “evangelista della Razza”, include i russi nella macrocategoria dei popoli ariani nell’ambito del suo studio precursore del pangermanismo e del movimento völkisch, mentre Rosenberg li stigmatizza in quanto portatori, a suo dire,della “malattia razziale e spirituale” che li avrebbe spinti all’adesione al Bolscevismo.

Proprio nel Bolscevismo sta il secondo nodo della questione. Rosenberg attacca San Paolo, l’Apostolo dei Gentili, in quanto architetto di un presunto proto-bolscevismo di matrice cristiana, mentre Chamberlai astrae la figura dell’Apostolo e lo identifica come un pensatore indo-europeo, artefice dell’universalizzazione della Fede Cristiana e della Gerarchia della Chiesa, in quanto tale antitetica a ogni lettura egualitarista della sua personalità.

Proprio da questa questione prende le mosse il confronto dialettico centrale in questo articolo, quello relativo al Cristianesimo Positivo, una lettura del Cristianesimo in chiave aria e vitalistica, che trova non nella Passione ma nella vita solare e luminosa di Cristo il proprio modello. In altre parole, il naturale sviluppo del Cristianesimo sarebbe proprio l’ideologia nazional-socialista. Michalopoulos cerca di smentire ogni lettura del Nazismo come forza atea o anti-cristiana per trovarvi invece il tentativo di attualizzazione del Cristianesimo nel XX secolo, come teorizzato dallo stesso Rosenberg nel “Mito del XX secolo”, suo opus magnum.

Figura centrale è, ancora una volta, la Guida del Popolo Tedesco, Adolf Hitler, inteso come uomo politico e come pensatore. Proprio prendendo le mosse dalle sue (purtroppo) misconosciute riflessioni religiose si arriva al confronto tra i due padri spirituali della dottrina del Cristianesimo Positivo e dello stesso cristianesimo (cattolico od ortodosso) come chiave di volta per la praticabilità di una Rivoluzione Fascista (il Cristianesimo stesso è inteso dall’accademico ateniese come Rivoluzione Spirituale). L’Apocalisse di san Giovanni e la figura di san Paolo esercitarono un’influenza enorme sul politico austriaco, che si sentì investito dalla missione sacra di arrivare dove Dio tardava ad arrivare e purgare Berlino, la Nuova Babilonia, e l’Europa tutta.

Cristianesimo Positivo e Campagna di Russia

Alfred Rosenberg contro Houston Stewart Chamberlain 

Di Dimitris Michalopoulos

Traduzione di Luigi Tramonti

Ci sono molte prove dell’ostilità di Hitler verso la Chiesa Cattolica. Le sue riflessioni, in particolare durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, sono considerate, a ragione, significative. Affermò, per esempio, che “l’amicizia della Chiesa costa sempre troppo”; che “la Nazione Tedesca sarebbe al sicuro solo se il problema della Chiesa venisse risolto definitivamente”; e che non voleva “preti” nel Partito Nazional-Socialista. Ma più importante ancora fu il suo notorio progetto di far pagare i sacerdoti non dal governo ma dalle autorità ecclesiastiche locali, alle quali il governo avrebbe dato “del denaro”, seminando così discordie fatali tra i ranghi più bassi. [1]

Tutto ciò prova che la Guida del Popolo Tedesco non considerava la Chiesa una “potenza amica”. Il punto, tuttavia, è se il suo risentimento verso la Chiesa significasse o meno un rifiuto del Cristianesimo in toto.

Parte Prima: L’Apocalisse

Fu durante i suoi anni di “anonimato”, molto prima di conquistare il potere, che Hitler fece un’ammissione che rivelava i suoi pensieri più intimi: ”Siamo tutti dei piccoli San Giovanni. Io mi aspetto la venuta di Gesù Cristo.” [2] Nonostante questa dichiarazione sia paradossale, è chiaro cosa il futuro Führer dei Tedeschi intendesse. Si tratta di una chiara allusione all’Apocalisse di san Giovanni. Quest’ultima è il testo più singolare del Nuovo Testamento. Durante il XIX secolo avevano avuto luogo dispute asprissime sull’autore e l’autentico significato dell’Apocalisse. Oggi san Giovanni è quasi comunemente accettato come autore [3]; come è quasi comunemente accettato che questo testo dà voce al bruciante desiderio di vendetta di cui i Cristiani avevano bisogno dopo la terribile persecuzione che avevano subito a Roma nel 64 d.C.[4] Ma chi avrebbe vendicato i Cristiani? Sarebbero stati vendicati dall’Agnello, Gesù Cristo, “che siede sul gradino più alto delle gerarchie celesti”, “alla destra del Padre” [5], preparando la Sua seconda venuta; e questa seconda venuta avrebbe certamente implicato la rivalsa dei Giusti. Poiché le anime di quelli che furono immolati a causa della parola di Dio…gridarono con gran voce dicendo: fino a quando o Nostro Signore che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra? [6] Ma infine san Giovanni vide il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Verace: egli giudica e combatte con giustizia[7]… Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti... [8] In breve, il momento della rivalsa era giunto. E san Giovanni assistette (ovviamente nell’Apocalisse) alla venuta di Gesù Cristo.

Il parallelo che Hitler traccia tra se stesso e san Giovanni e la sua invocazione alla Seconda venuta non sono i suoi unici riferimenti all‘Apocalisse. Durante i primi anni della sua prigionia politica, infatti, quando era solamente un leader locale bavarese, era solito descrivere Berlino come “Babilonia”. E “Babilonia” è il nome usato nell’Apocalisse per la Roma imperiale e pagana[9]; e Roma, stando ai Cristiani perseguitati, era la madre di tutti i peccati. Per questa ragione la sua caduta compiacque il gregge di Dio: è caduta, è caduta, Babilonia la grande, quella che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione. [10] Secondo il leader nazional-socialista, però, la moderna Babilonia, Berlino, sarebbe dovuta essere distrutta dai Tedeschi/Veri Cristiani, senza attendere la sua distruzione per mano del Signore. Si potrebbe considerare proprio questa sua esortazione come il primo passo verso il “passaggio” da un Cristianesimo passivo, convenzionale, a una visione Positiva dello stesso. E a ragione! I credenti non devono aspettare l’intervento divino in ogni questione che riguarda la loro vita terrena. La Chiesa Ortodossa, per esempio, ammette che le questioni celesti sono governate unicamente da Dio mentre quelle terrestri non sono governate solo da Dio ma anche dagli uomini. In altre parole, gli uomini hanno la possibilità di intervenire nel corso della Storia. E l’Apocalisse avvalora questo genere di concezione. Anche l’idea che il diavolo era vicino a Dio (una buona spiegazione delle sofferenze dei giusti di questa terra) va ricercata nel suo testo. [11]

Ma, certamente, questo era solamente il primo passo. Ora vediamo se il movimento verso un Cristianesimo Positivo fu integrato o meno.

Parte Seconda: Gesù Cristo e San Paolo

Fu nel tardo 1941 che Hitler chiarì la propria visione della religione in generale e del Cristianesimo in particolare. È al di là di ogni dubbio che Hitler non era ateo. Il 24 ottobre del 1941 affermò che “la vera religiosità è da ricercarsi dove la ‘più profonda saggezza’ porta alla coscienza dell’inefficienza umana, ovvero dei limiti delle possibilità umane [12].”Si trattava di un’interpretazione alternativa della famosa massima ecclesiastica: initium sapientiae timor Domini. Nonostante ciò, il 13 dicembre dello stesso anno, Hitler scrisse che Gesù “era un ariano” ma che san Paolo aveva traviato il suo insegnamento per “mobilitare le masse e creare una sorta di pre-bolscevismo”. [13]

Senza dubbio Cristo era ariano. Era galileo, ovvero della stirpe palestinese senza radici ebraiche; l’etimo stesso del toponimo “Galilea” è l’espressione ebraica Galil ha-goyim, che significa “Regione dei Gentili”. E detti gentili erano Filistei, molto probabilmente mescolati agli Sciti, che avevano occupato la Palestina nel VII secolo a.C. [14] Hitler aveva ragione, dunque, a separare Gesù dagli Ebrei. [15] Aveva però torto nell’accusare san Paolo di proto-bolscevismo; dal momento che, se l’Apostolo dei Gentili non fosse intervenuto nel corso degli eventi, il Cristianesimo sarebbe rimasto una setta ebraica destinata ad estinguersi non molto tempo dopo la Crocifissione.

È un dato di fatto che l’intera vita di san Paolo fu una lotta contro gli Ebrei e i Cristiano-Giudei.[16] Ovvero contro coloro che consideravano la circoncisione una condicio sine qua non per i neofiti che intendevano aderire alla Fede Cristiana. Al di là della famosa affermazione di san Paolo contro le “favole ebraiche”[17], la prova ci viene ancora una volta fornita dall’Apocalisse; è lì che i seguaci di Paolo vengono condannati come “Sinagoga di Satana” [18]. In altre parole, l’Apocalisse è il libro Cristiano-Giudeo par excellence. Ma, ovviamente, ciò non ha nulla a che vedere con il fatto che Hitler ne fosse ispirato; non era attratto infatti dall’ostilità di san Giovanni verso la figura di san Paolo ma dalla sete di giustizia che l’Apocalisse incarna.

Houston Stewart Chamberlain

Mi asterrò dal trattare in questa sede il problema posto dal confronto tra l’Apocalisse e il Vangelo di Giovanni, che è praticamente un testo anti-ebraico. Basti notare (come detto) che queste questioni sono state abbondantemente discusse nel XIX secolo ed è ora più o meno chiaro che l’autore del sopraccitato Vangelo non fu san Giovanni [19]. È al di là di ogni dubbio, comunque, che fu grazie a san Paolo se il Cristianesimo divenne una religione universale. Egli abolì la circoncisione [20], fu il “Distruttore della Legge (ebraica)” [21] eresse il Greco Antico la lingua della Nuova Religione. Infuse uno “spirito ebraico nel corpo del Cristianesimo”? Molto probabilmente sì. Ma, sottolineiamolo una volta di più, senza di lui il Cristianesimo sarebbe stato nulla più che una (poco longeva) corrente del messianismo ebraico.

Si rivolgeva, e, di conseguenza, mobilitava, soltanto la “massa”, come scrive Hitler? Tutto il contrario. A Roma, ad esempio, le donne delle classi sociali più agiate ascoltarono la sua predicazione e aderirono al Cristianesimo. [22] E,dopotutto, perché considerare negativa la mobilitazione delle masse?Il Cristianesimo fu una Rivoluzione; e l’unica differenza tra questo e le “rivoluzioni” comunemente intese risiede nel fatto che il “Nuovo Ordine” Cristiano riguardava l’anima degli esseri umani, il dominio interiore dell’Umanità più che l’esteriore. Inoltre,furono gli humiliores, la “massa” cristiana, coloro che soffrirono la terribile persecuzione da parte delle autorità pagane; non gli aristocratici convertiti al Cristianesimo. Ma questo significa forse che san Paolo organizzò una forma di “proto-bolscevismo”?

Il Bolscevismo era inizialmente una sorta di egualitarismo; e “una forte corrente egualitaria lo attraversava” [23]. Ovviamente possedeva una gerarchia, ma si trattava di una gerarchia elettiva; di conseguenza, le cariche rilevanti erano sempre revocabili. La gerarchia della Chiesa Paleocristiana, invece, non si basava su voti e sondaggi ma sull’autorità divina. Dio è al vertice della gerarchia cosmica; e quest’ultima deve riflettersi in una gerarchia terrena. Il vescovo è il capo della Chiesa. E se il Romano Pontefice, vicarius Filii Dei o meno, si trova al di sopra degli altri vescovi, ogni Patriarca Ortodosso, analogamente, ha in qualche modo dei diritti di sovranità nella sua diocesi. La Chiesa Cristiana tradizionale, in altre parole,è basata sui vescovi; questo significa gerarchia; e questa gerarchia ha poco a che fare con il voto popolare. Dal momento che il sacerdozio e, di norma, le cariche ecclesiastiche rilevanti sono vitalizi. In breve, non c’è uguaglianza tra gli esseri umani. Hanno un Padre comune, Dio, ma ciò non significa che siano uguali ma che, come i fratelli in una stessa famiglia o le “dita di una stessa mano” sono uno differente dall’altro.

Dunque accusare san Paolo di “proto-bolscevismo” è quantomeno un assurdo. Il punto, comunque, è la fonte d’ispirazione di Hitler, per quanto riguarda l’Apostolo dei gentili. Questa fonte è molto probabilmente da ricercarsi nel celebre testo di Alfred Rosenberg Il Mito del XX secolo. Infatti vi si trova scritto che “il movimento Cristiano, rompendo con le vecchie forme, sembrava al Fariseo Saulo (san Paolo) che avesse enormi potenzialità di utilità pratica. Con una decisione improvvisa si unì alle sue fila e, preso da uno sfrenato fanatismo, predicò la rivoluzione internazionale contro l’Impero Romano.” [24]

Chi era il Fariseo? [25] L’uomo che gli Ebrei volevano uccidere gridando: Uomini d’Israele, aiuto! Questo è l’uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo (d’Israele), contro la Legge (ebraica) e contro questo luogo (il Tempio di Gerusalemme)? [26]

Rivoluzione contro l’Impero Romano? Da parte di chi? Da parte dell’uomo orgoglioso della propria cittadinanza Romana che si appellava all’Imperatore ogniqualvolta si trovasse in situazioni critiche? [27]

È degno di attenzione che Houston Stewart Chamberlain, il padre spirituale del Nazional-Socialismo Tedesco [28], nel suo libro “I Fondamenti del XIX secolo”, presenta un’opinione assai differente riguardo a san Paolo. Secondo lui, infatti,l’Apostolo dei Gentili:

  1. Nacque (Non in Palestina o Fenicia ma a Tarso, città greca fondata dai Dori) da padre ebreo ma da madre più probabilmente di stirpe greca.
  2. Aveva una mentalità non del tutto ebraica.
  3. Era più fluente in greco che in ebraico.
  4. Odiava Gerusalemme e i suoi abitanti.
  5. Aveva orientato la sua attività dove “la strada era stata preparata dall’organizzazione Romana e dal pensiero Greco”.
  6. Era solito predicare tra le classi sociali abbienti e istruite e non tra quelle più povere e incolte.
  7. Potrebbe essere descritto come anti-ebraico. [29]

E ultimo, ma non ultimo: i suoi “discepoli autentici”, gli esegeti della sua Opera, erano tedeschi. [30]

San Paolo

Senza dubbio la sua mentalità “Indo-Europea” era intrappolata in un guscio ebraico, come spiega Chamberlain [31].E proprio in questo fatto si trova la “tragedia del Cristianesimo” [32]. La sintesi di Cristianesimo ed Ebraismo è in se stessa una contradictio in terminis [33]. E questa contraddizione è il principale problema del nostro tempo, si potrebbe aggiungere.

A dire la verità, Paolo fu il primo a svelare questa contraddizione, notando che “Cristo Crocifisso era uno scandalo per gli Ebrei” [34]. Poiché è chiaramente scritto nel Pentateuco che colui che è appeso (a un “albero”, al legno) è maledetto da Dio[35] E questa è la ragione ultima dell’insistenza degli Ebrei di Gerusalemme per la crocifissione di Gesù, nonostante la crocifissione non fosse assolutamente un metodo di esecuzione ebraico. Ciò posto, sarebbe abbastanza improbabile per qualcuno “appeso a un albero” (“al legno”) essere accettato come Messiah dagli Ebrei.

Paolo, cionondimeno, non desiderava risolvere questa contraddizione. Era un fine stratega [36], interessato più alla propagazione ecumenica della Nuova Fede che alla “purezza della dottrina”. Ecco perché il Calvinismo, in qualche modo un “ingresso dell’Ebraismo nel Cristianesimo dalla porta secondaria”, si originò grazie all’aforisma di san Paolo.[37] Ma era dovere della Chiesa e dei Teologi Cristiani dissolvere questo legame innaturale tra Cristianesimo ed Ebraismo; tuttavia la Chiesa non si è mai mossa in questo senso…

Sia come sia, il punto è che, nonostante san Paolo si sia fermato a metà strada, fu grazie a lui che la Cristianità non morì di morte naturale come una setta insignificante. Dunque perché Hitler accetta l’opinione di Rosenberg e stigmatizza l’Apostolo come “proto-bolscevico”? La risposta sta probabilmente nel fallimento del putsch di Monaco del 1923 e nelle sue conseguenze.

Parte Terza: La Russia e la chiave per il potere

Quando Hitler e i seguaci tentarono, nel 1923, di prendere il potere con la forza a Monaco (Più o meno come aveva fatto Mussolini l’anno prima in Italia), il putsch stava per avere luogo in condizioni ideali. La capitale bavarese, infatti, era una città ferventemente cattolica con uno spiccato carattere romantico e, in qualche modo, una città che al tempo stesso potremmo definire “agraria”. In altre parole, per quanto riguarda la popolazione di Monaco, essa aveva, nei primi anni Venti, tre caratteristiche indispensabili per ogni Colpo di Stato Fascista o conservatore: una forte Chiesa tradizionale, il Romanticismo e uno spirito agrario. Ovviamente, è chiaro che lo spirito agrario implica quasi sempre l’aderenza a una Chiesa tradizionale, segnatamente quella Cattolica o una Chiesa Ortodossa, e apre la strada al Romanticismo. Finché quest’ultimo è concepito solo come espressione di una nostalgia per il passato, principalmente il passato medievale.

La coesistenza e reciproca influenza di questi tre fattori di norma causa un’eruzione politica. Ma il ruolo di catalizzatore per tale cambiamento è svolto dall’adesione a una delle due Chiese tradizionali. Ciò implica una visione del Mondo gerarchica e certamente non una democratica o egualitarista. Non è un caso che il Fascismo (O, piuttosto, ciò che questa ideologia solitamente comprende) fiorì in paesi di obbedienza Cattolica od Ortodossa. Le Centurie Nere Russe, ad esempio, sono considerate a ragione come un’espressione del Fascismo Europeo. La forma archetipica del Fascismo, comunque, sorse al Pireo e ad Atene, in Grecia, durante gli anni 1916-1917 (schiacciata soltanto dall’intervento straniero). La forma più spirituale di Fascismo si manifestò in Romania, una altro paese Ortodosso, nel periodo tra le due Guerre [38]. L’Italia diventò fascista nel 1922 grazie anche al supporto fantasma della Chiesa Cattolica [39];e non occorre qui parlare della Spagna di Franco, del Portogallo di Salazar, dell’Austria di Dollfuss o anche del Rexisme di Léon Degrelle. Di converso, è molto difficile che il Fascismo prenda il potere nei paesi protestanti in generale e in quelli calvinisti in particolare. Di fatto, l’importanza attribuita all’Antico Testamento, il considerare il guadagno come segnale di Grazia divina [40], la Doppia Predestinazione, la soppressione della gerarchia ecclesiastica e, di conseguenza, l’estinzione di ogni distinzione tra il clero e i laici rendono il Calvinismo una branca del Cristianesimo vicina all’Ebraismo e, ovviamente, imbevuta di una Weltanschauung liberal-democratica. A dire la verità, l’intero movimento protestante può essere considerato un “ritorno dello spirito veterotestamentario”; ma è nel Calvinismo che questo ritorno giunge al suo compimento.

Tutto ciò, ovviamente, non riguarda l’atteggiamento della Chiesa “ufficiale”, sia essa Ortodossa o Cattolica, che, come Hitler perspicacemente notava [41], adotta molto spesso una posizione amichevole verso le potenze anti-cristiane e ostile verso la vera “gente religiosa”. Ma il punto ora è che il golpe del 1923 di Hitler fallì nella Monaco Cattolica, una città favorevole a lui e al suo Movimento. Di fatto, la popolazione supportava pienamente il putsch; ma gli abitanti della capitale bavarese espressero il loro sentimento dopo il fallimento del golpe e non mentre questo stava avendo luogo [42]. Erano troppo spaventati dalle armi della polizia… e dunque la futura Guida del Popolo Tedesco iniziò a realizzare che senza l’approvazione dell’establishment non sarebbe mai arrivato al potere; poiché il supporto della popolazione significava, in realtà, molto poco [43].

È noto che dopo il putsch Hitler venne imprigionato a Landsberg, dove scrisse il suo libro Mein Kampf. E, grazie alle nuove circostanze, circostanze createsi dopo il fallimento del suo colpo di stato, e all’esperienza che questo gli aveva procurato, spostò il suo interesse ad Est, verso la Russia [44].

Il leader nazional-socialista inizialmente dettava il suo libro a Emil Maurice, suo fedele compagno di Partito e di cella. Ma presto Rudolf Hess rimpiazzò Maurice in qualità di “segretario privato” di Hitler. Hess era un discepolo di Karl Haushofer [45]; e Hitler fu ispirato, per quanto riguarda il famoso “Quarto Capitolo” del Mein Kampf, proprio da Haushofer, spesso attraverso Hess [46].

Rudolf Hess

Haushofer era un generale dell’Esercito Imperiale Tedesco. Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale aveva conseguito un dottorato in Filosofia presso l’Università di Monaco; dopo la fine della Grande Guerra diede origine a una nuova scienza, la variante tedesca della Geopolitica [47]. Nel 1921 ottenne una cattedra onoraria in Geografia Politica all’Università di Monaco e Hess, che vi studiava Economia e già conosceva Haushofer, iniziò a supportare apertamente le idee del generale [48]. Nei fatti, fu a casa di Haushofer che Hess trovò rifugio dopo il putsch del 1923; e quando alla fine venne imprigionato a Landsberg con Hitler, Haushofer era solito visitarlo, per conversare con il leader nazional-socialista e per fornire al suo discepolo nuovo materiale sulla Geopolitica Tedesca [49].

Nel Quarto Capitolo del Mein Kampf, comunque, viene sviluppato il concetto di Lebensraum; e questo “spazio vitale” sarebbe stato cercato dai Tedeschi a Est, principalmente a spese della Russia [50]. Proprio queste idee dimostrarono di essere la chiave per l’accesso al potere di Hitler. Non molto tempo dopo Hitler e Hess vennero scarcerati, e il secondo cominciò a propagandare il “culto della personalità” del primo, acclamando contemporaneamente Hitler come Führer e introducendo il celebre saluto Heil Hitler [51]. Nel febbraio del 1926, inoltre, a Bamberg in Baviera, alla conferenza dei capi nazional-socialisti, i seguaci di Hitler ostentarono un’opulenza che contrastava decisamente con la povertà dei loro camerati della Germania del Nord. I nazional-socialisti della Germania del Nord avevano aderito alla corrente dei fratelli Strasser, secondo i quali “un’alleanza con Mosca” era vitale per lo stato sociale tedesco. Paul Joseph Goebbels era uno di loro; ed ebbe a dire che il collasso della Russia avrebbe ucciso il sogno di una Germania Nazional-Socialista [52].

Comunque sia, la corrente di fratelli Strasser fu poi “neutralizzata” (si auto-dissolse letteralmente) sotto il peso dell’abbondanza di mezzi di Hitler [53]. L’ascesa del futuro Führer era cominciata; e l’aggressione tedesca alla Russia era già in preparazione.

Parte Quarta: L’influenza di Rosenberg

“Il Mito del XX secolo” venne dato alle stampe per la prima volta nel 1930: si trattava di una sorta di prosecuzione e risposta a “I fondamenti del XIX secolo” di Chamberlain e, al tempo stesso, un corollario al Quarto Capitolo del Mein Kampf. Come detto, Rosenberg approfondì sotto una nuova luce alcune delle idee principali di Chamberlain. Chamberlain riconosceva Gesù Cristo come suo Salvatore [54]. Mentre nel Mito il Cristianesimo è disprezzato e sono invece esaltate alcune forme di paganesimo. È strano, in ogni modo, che il Protestantismo radicale, più precisamente il Calvinismo, congiuntamente ad altri movimenti chiaramente anti-cristiani quali quello Valdese, quello Albigese e quello Cataro, vengano innalzati da Rosenberg a martiri del libero pensiero ed eroi della Filosofia Nordica [55]. Ma si tratta di un’ovvia esagerazione. Considerare gli epigoni dello Gnosticismo nel loro complesso come precursori di Lutero e per la stessa ragione “eroi spirituali ed intellettuali Nordici” non fa affidamento su nessuna valutazione obbiettiva della realtà storica. In realtà, Chamberlain ammette che il Calvinismo Francese, così come il Movimento Albigese, ebbe una base razziale (senza esaltarlo,come fece Rosenberg) [56]; ma, d’altra parte, indica che la Rivoluzione del 1789-1792 in Francia fu il risultato del fallimento della Riforma Calvinista nel Paese: se la Riforma non fosse fallita, la Rivoluzione non avrebbe avuto luogo, perché “non sarebbe stata necessaria” [57]. Portò alla luce, inoltre, la connessione del Protestantismo radicale con la Filosofia Illuminista e con il relativo movimento politico, dal momento che tutti questi soggetti adottano spesso un atteggiamento ostile verso la concezione tradizionalista della vita e della società umane.

Alfred Rosenberg

In breve, anche in questo caso, Rosenberg, partendo dalle tesi di Chamberlain, esagerò platealmente. Il risultato? Il Cristianesimo Positivo non coinvolse mai la vita tedesca ed europea; al suo posto prese forma un “revival” anemico del paganesimo, che non diventò mai popolare. Un altro nodo è, chiaramente, la divergenza tra le idee di Chamberlain e Rosenberg riguardo agli Slavi e alla Russia. Secondo il primo, per esempio, gli Slavi sono i “parenti razziali” dei Tedeschi mentre i Russi in particolare risultano tra i “principali portatori di civilizzazione” [58]. Sullo stesso argomento Rosenberg preferì lanciare il seguente messaggio, chiaramente politico: indipendentemente da quale sarà il modo in cui l’esperimento russo si svilupperà, il Bolscevismo come regime è stato possibile solamente come conseguenza di un corpo nazionale razzialmente e spiritualmente malato che non ha potuto scegliere la via dell’onore… Chiunque desideri una nuova Germania,rigetterà anche, di conseguenza, la tentazione russa assieme alla sua manipolazione ebraica. L’abbandono di quest’ultima sta già avvenendo. Il futuro registrerà il risultato.[59]

Questo passaggio dimostrò di essere gravido di conseguenze. Poiché è qui che vanno ricercate le radici della classificazione degli Slavi come Untermenschen, dell’aggressione alla Russia, e mutatis mutandis della sconfitta dei Tedeschi per mano dei Russi nella Seconda Guerra Mondiale. Inutile dire che Rosenberg aveva vissuto la Rivoluzione Russa del 1917. E (abbastanza naturalmente) la sua avversione per il Bolscevismo si sviluppò velocemente in un senso di disgusto verso la Russia e i Russi nel loro insieme. La sua affermazione sulla “malattia razziale” dei Russi potrebbe essere diretta conseguenza dell’aspetto e delle radici asiatiche di Lenin: Anno 1917. L’Uomo Russo è alla fine disintegrato. Si è diviso in due parti. Il sangue Russo Nordico ha rinunciato alla lotta, il Mongolo Orientale si mosse, chiamò in suo aiuto il Cinese e i popoli del deserto, Ebrei e Armeni spinsero avanti verso il comando, e il Tartaro Calmucco Lenin divenne il loro capo [60]. Ma probabilmente Rosenberg era stato influenzato anche dalla famosa poesia “Gli Sciti” di Aleksandr Blok (1880-1921). Questa poesia fu scritta durante la Rivoluzione Russa [61], e pare che abbia impressionato perfino Stalin [62]: “Voi (Europei) milioni / noi nugoli agguerriti / fateci guerra, o ardimentosi! / Sì, noi gli Asiatici, sì, noi Sciti/…”

Lenin

È degno di nota come Blok fosse un russo di stirpe tedesca, proprio come Rosenberg; e a supporto della tesi di quest’ultimo su Mongoli, Calmucchi e Tartari interviene il famoso moto di Stalin. “Sono asiatico” [63]. Stalin, in ogni caso, era georgiano, dunque caucasico; e la supremazia Slavo-Russa che instaurò nell’Unione Sovietica dopo la morte di Lenin potrebbe rappresentare la prova dell’eccessiva schematicità delle idee di Rosenberg.

Parte Quinta: Conclusioni

Il Nazional-Socialismo sarebbe dovuto essere la naturale evoluzione del Cristianesimo. Era pronto a fare ciò che la Chiesa non aveva mai fatto: rompere il legame innaturale tra Cristianesimo ed Ebraismo. Ma Hitler preferì, dopo il putsch di Monaco, non farsi coinvolgere in questioni religiose. E nonostante le sue idee sul Cristianesimo fossero più o meno corrette, la sua “neutralità forzata”combinata con l’opportunismo delle gerarchie cristiane, fece sì che venisse bollato come “anti-cristiano”, “neo-pagano” o addirittura ateo.

Adolf Hitler

La Germania, d’altra parte, si preparava all’invasione della Russia fin dai tardi anni Trenta [64]. Ma quando l’attacco avvenne nel 1941, Stalin non poteva credere alla crudele realtà. Il conflitto russo-tedesco era inevitabile?Probabilmente sì. Mosca, tuttavia, non si sarebbe cimentata in una guerra simile nel 1941. Le accuse tedesche alla Russia di essere pronta a un’invasione della Germania durante quell’anno fatale [65]erano dunque pure assurdità [66].

Il resto della nostra storia è troppo conosciuto per essere ripetuto qui. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Karl Haushofer non subì processi a Norimberga [67]; ma si suicidò assieme alla moglie Martha nel marzo del 1946 [68]; il loro cuore era provato, perché uno dei loro due figli, Albrecht, era stato giustiziato dai nazional-socialisti nell’aprile del 1945 [69].

Essendo Martha Haushofer per metà ebrea [70], Albrecht avrebbe avuto problemi con il regime nazional-socialista; ma Hess intervenne e dichiarò lui e suo fratello “Ariani onorari”[71]. Albrecht Haushofer, quindi, visse in Germania praticamente indisturbato finché Hess non volò nel Regno Unito nel maggio del 1941. Dopodiché, le condizioni della sua vita e del suo lavoro andarono gradualmente a peggiorare; ed essendo stato coinvolto nel movimento clandestino contro Adolf Hitler, venne arrestato nel dicembre del 1944 e messo a morte poco prima della fine della guerra.

Ancora qualche parola, come conclusione. Perché il “problema russo” si dimostrò così cruciale per l’ascesa di Hitler? L’unica ipotesi possibile è che Hitler fu spinto a “compiere” ciò che la Rivoluzione Bolscevica aveva lasciato in sospeso [72], la distruzione della Russia. Di fatto, Stalin impiegò una “Volontà di ferro” non per distruggere la Russia ma per modernizzarla, attraverso la morte, ovviamente, di milioni di contadini…

Da ultimo: spero che nessuno si chieda più perché i Russi insistettero che Hess rimanesse in carcere fino alla fine dei suoi giorni…

Note

[1] Adolf Hitler, Riflessioni sulla religione, le Chiese, il Vaticano nel volume: Alfred Rosenberg, Introduzioni al Mito del XX secolo. Accompagnate da pagine sulla polemica cattolica contro il Mito (1930-1938) e nello stesso volume, Genova: Effepi, 2006, p. 57 ff.

[2] Konrad Heiden, Adolf Hitler, tradotto dal tedesco [in francese] da Armand Pierhal (Paris: Bernard Grasset, 1936), p. 378

[3]Ernest Renan, L’Antechrist (Paris: Calmann Lévy, 1893), pp. 370-371

[4]Ibidem, p. 153ff.

[5]E. Renan, L’Antechrist, op.cit., p. 384

[6]Apocalisse, 6:10

[7]Apocalisse, 19:11

[8] Apocalisse, 19:15

[9]E.Renan, L‘Antechrist,op. cit.,p. 423

[10]Apocalisse, 14:8

[11] Apocalisse, 12:10, cf. E. Renan, L’Antechrist, op. cit., pp. 408-409

[12] Adolf Hitler, Riflessioni sulla religione, le Chiese e il Vaticano, op. cit., p. 59

[13] Ibidem, p. 68

[14] Erodoto, I. 103-104. Dopo che gli Sciti avevano abbandonato la Palestina, alcuni di loro erano rimasti nella città chiamata Schytopolis

[15]Cf. Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, edizione francese di Robert Godet, tomo I (Paris: Payot, 1913), p.284ff.

[16] Ibidem, p. 195

[17]Lettera di Paolo a Tito, 1:14; “e non diano retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità

[18] Apocalisse, 3:9; cf. Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, tomo I, op.cit., p. 195

[19]Secondo Ernest Renan l’autore del Quarto Vangelo e quello dell’Apocalisse sono persone diverse (L’Antechrist, op. cit., p. XXV)

[20]Atti degli Apostoli, 21:21

[21]Ibidem, p. 349

[22]Ibidem, p. 11

[23] Isaac Deutscher, Stalin, tradotto in francese da Jean-Pierre Herbert (Paris: Gallimard, 1964), p.411

[24]Alfred Rosenberg, Il Mito del XX secolo, pp. 17-18 (Consultabile a: http://ia341216.us.archive.org/0/items/TheMythOfTheTwentiethCentury/Myth.pdf)

[25]Suo padre era un fariseo, san Paolo finse di esserlo solo per salvarsi dagli ebrei che volevano ucciderlo (Atti, 23: 6-10)

[26]Atti, 21: 28, 21, 36; 22: 22

[27]Atti, 22: 25-27; 25:11

[28] Aveva previsto l’ascesa di Hitler già nel 1923, invocando la protezione divina per il leader nazional-socialista. (William L. Shirer, Le Troisième Reich des origines à sa chute, tomo I [Parigi: stock, 1970], pp. 143-145

[29]Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, op.cit., tomo II (Paris: Payot, 1913), p. 791ff.

[30] Ibidem, p. 798

[31]Ibidem, p. 796ff

[32] I Lettera ai Romani, 1:3, 5:12, 11:17-36

[33] Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, op.cit., tomo II (Paris: Payot, 1913), p. 801

[34] I Lettera ai Corinzi, 1:23

[35]Deuteronomio, 21:23; nell’originale greco “albero” è da tradursi “legno”

[36] Vedere principalmente Atti, 23:6

[37] Efesini, 1:4 : In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità, questo passaggio è la culla della dottrina della Predestinazione

[38] La Legione dell’Arcangelo Michele di Corneliu Zelea Codreanu e la sua ala militante, la Guardia di Ferro

[39]Sergio Gozzoli, “La rivolta della volontà”, L’uomo libero, 66, pp. 45-46

[40]Ibidem, p.12

[41]Adolf Hitler, Riflessioni sulla religione, le Chiese, il Vaticano, op. cit., pp. 65-66

[42] K. Heiden, Adolf Hitler, op. cit., p. 207

[43] Per le riflessioni di Hitler e i suoi problemi strategici in quel periodo, vedere ibidem, p. 212

[44] Ibidem, p. 221

[45]Ibidem

[46]Joachim Fest, Hitler, I: jeunesse et conquete du pouvoir. Tradotto in francese da Guy Fritsch-Estrangin, con la collaborazione di Marie-Louise Audiberti, Michel Demet e Lily Jumel (Paris: Gallimard, 1973), p. 260

[47] James Douglas-Hamilton, Motive for a mission, (London: Corgi, 1980), p. 20

[48]Ibidem, p. 22

[49]Ibidem

[50] Adolf Hitler, Mein Kampf, tomo I, tradotto in greco da Andreas Pangalos e Dimitris P. Kostelenos (Atene: Daremas, non databile), pp. 215-216. Cf. J. Fest, Hitler, I, op. cit., p. 260

[51] J. Douglas-Hamilton, Motive for a mission, op. cit., p. 23

[52] J. Fest, Hitler, I, op. cit., pp. 284, 282

[53]Ibidem, p. 292

[54] William L. Shirer, Le Troisième Reich des origines à sa chute, tomo I [Parigi: Stock, 1970], p. 144

[55]Alfred Rosenberg, The Myth of XX Century, op. cit., p. 21

[56] Vedere principalmente Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, op.cit., tomo I, pp. 369-370, 639

[57] Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, op.cit., tomo II, p. 1160

[58] Houston Stewart Chamberlain, La Gènese du XIX siècle, op.cit., tomo I, pp. 633, 643; op.cit., tomo II, pp. 954, 966-967

[59]Alfred Rosenberg, The Myth of XX Century, op. cit., p. 50

[60]Ibidem, pp. 49-50

[61] I. Deutscher, Stalin, op. cit., pp. 466-468

[62] Ibidem, p. 550

[63]Ibidem, p. 528

[64] J. Douglas-Hamilton, op.cit., p. 74; cf. p. 124

[65] “Le sens de la lutte pour la liberté et l’unité de l’Europe”, Signal (Agosto 1941), p. 4ff

[66] J. Fest, Hitler, II: Le Fuhrer, Tradotto in francese da Guy Fritsch-Estrangin, con la collaborazione di Marie-Louise Audiberti, Michel Demet e Lily Jumel (Paris: Gallimard, 1973), pp. 263-264; I. Deutscher, op.cit., pp. 542-543; Simon Sebag Montefiore, Stalin, The Court of the Red Tsar (London: Phoenix, 2004), pp.359-373

[67] James Douglas-Hamilton, op.cit., p. 272

[68]Ibidem, pp. 274-275

[69] Ibidem, p. 261ff

[70] Ibidem, pp. 22-23

[71] Ibidem, pp. 43, 46

[72] Vedere principalmente il celebre testo di Alexandre Soljénitsyne, Lénine à Zurich, tradotto in francese da Jean-Paul Sémon, Paris: Editions du Seuil, 1975

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