sabato, Aprile 19, 2025

Crisi in Myanmar: i governi asiatici restano a guardare

La crisi in Myanmar entra nel vivo. Gli USA condannano ferocemente gli omicidi perpetrati dalla polizia e pensano ad una coalizione tesa a punire il regime militare. I governi asiatici, sollecitati dagli stessi Stati Uniti a fare lo stesso, sembrano reticenti.

Crisi in Myanmar: qual è la situazione?

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato che gli USA stanno lavorando con alleati nella zona indo-pacifica. Il senso della coalizione promossa dagli USA? Imporre nuove e più dure sanzioni mirate. Il Regno Unito sta lavorando nella stessa direzione ed ha già sanzionato i generali. Anche l’Unione europea pensa a misure punitive. I paesi asiatici, al contrario, non hanno intrapreso alcuna azione concreta. A parte Singapore, che si è detta “inorridita dalla violenza”, nessun Paese ha finora dichiarato che imporrà sanzioni o interverrà in altro modo. Martedì scorso i ministri degli esteri dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) hanno cercato il dialogo.

L’ASEAN dialoga con i militari

I ministri degli Esteri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico hanno provato a concordare i termini del rilascio di Aung San Suu Kyi, cercando nel contempo di evitare qualsiasi interferenza nella crisi in Myanmar. Il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, sostiene che le sanzioni danneggerebbero la popolazione. Ma come si spiega, in definitiva, la riluttanza dei membri dell’ASEAN ad intervenire? Perché l’ASEAN non mette bocca nella crisi in Myanmar? Tra i 10 paesi del sud-est asiatico, due sono gestiti da militari che hanno inscenato colpi di Stato. Due sono regimi comunisti senza elezioni, due hanno partiti al potere da più di due decenni e uno è una monarchia assoluta. Malesia, l’Indonesia e le Filippine sono le uniche democrazie.

Crisi in Myanmar: i rapporti di letto tra gli Stati membri dell’ASEAN

I paesi asiatici hanno anche evitato di sanzionare i generali del Myanmar per le accuse di genocidio contro la minoranza musulmana rohingya. Una missione indipendente compiuta dalle Nazioni Unite ha portato alla luce, nel 2019, che 59 aziende straniere (la maggior parte delle quali provenienti dall’Asia) avevano joint venture o legami commerciali con l’esercito. L’indifferenza degli altri Stati in merito alla crisi in Myanmar, vista da questa prospettiva, assume così un altro significato. Ong Keng Yong, diplomatico del Singapore ed ex segretario generale dell’ASEAN, ha dichiarato che l’ASEAN dovrebbe assumere una posizione chiara, così da evitare altre vittime civili.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles