Si era incagliato lungo la spiaggia di Llorona, in Costa Rica, nei pressi del Parco nazionale di Corcovado, quando le forze dell’ordine locali lo hanno avvistato. Si trattava di un sommergibile utilizzato dai narcotrafficanti per trasportare cocaina, al cui interno erano stipate circa due tonnellate della cosiddetta «polvere bianca». Il Paese centroamericano spesso si ritrova al centro del traffico di sostanze stupefacenti gestito soprattutto dalla criminalità organizzata colombiana, che ormai da diversi anni ricorre a questi mezzi subacquei per portare la droga, sfuggendo ai controlli delle autorità.
Durante l’operazione d’intercettazione del narco-sub, gli uomini delle Forze di Sicurezza del Costa Rica sono riusciti anche ad arrestare due colombiani che guidavano il mezzo di trasporto marino, rimasti feriti presumibilmente durante uno scontro con i militari per evitare di essere catturati. Un terzo membro dell’equipaggio, invece, pare sia riuscito a fuggire, nascondendosi nelle montagne che sovrastano l’intera zona.
I loschi traffici dei sommergibili carichi di cocaina
Purtroppo il ricorso ai sottomarini per trasportare sostanze stupefacenti non è una novità per quanto concerne le attività illecite dei narcotrafficanti. Il progetto cominciò a prendere forma nel 1990, quando i narcos pensarono di ricorrere a dei natanti che potessero sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine, differenti dalle tradizionali barche. Si tratta, infatti, di piccoli sommergibili realizzati appositamente per contenere della droga, costruiti per la prima volta nel lontano 1993 quando, però, non erano ancora in grado di immergersi completamente in acqua. Negli ultimi anni, però, la criminalità organizzata colombiana è riuscita ad approntare dei veri e propri mezzi subacquei, capaci di sfuggire ai rilevamenti di radar e sonar.
Di recente Dialogo, pubblicazione ufficiale del Comando Meridionale statunitense, ha riportato una preoccupante statistica relativa al 2018, secondo cui la marina colombiana avrebbe individuato ben 14 narco-sub nell’Oceano Pacifico, ovvero più del triplo rispetto alle intercettazioni dell’anno precedente. Solo nel mese di agosto sono stati due i mezzi subacquei scoperti e posti sotto sequestro.

Il 1° agosto 2018, infatti, gli uomini della Forza Navale Colombiana operante nel Pacifico, coadiuvati da un aereo di ricognizione dell’aviazione colombiana e dai servizi segreti della marina, hanno individuato e fermato un natante che si trovava a circa 20 miglia dalle coste dell’Oceano Pacifico sudoccidentale e che a bordo aveva almeno due tonnellate di sostanze stupefacenti. L’imbarcazione era stata notata perché in preda ad un’avaria. A metà mese, invece, grazie all’utilizzo di un radar a lungo raggio e all’azione di un drone i militari sono riusciti a bloccare un altro sommergibile lungo circa 11 metri che viaggiava verso l’America Centrale, contenente circa 1.700 chili di cocaina.
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