Disordini in Colombia: un corteo funebre attraversa il ponte Punto Cero, nel cuore di Medellin. Travestiti da morti viventi, da sposa, da operaie o da bambini, una ventina di manifestanti dipinti di bianco e insanguinati di rosso avanzano con aria macabra. Sul loro striscione il messaggio è chiaro: “Lo Stato ci sta uccidendo”.
Per quale motivo si manifesta?
La rivolta sociale iniziata il 28 aprile non si indebolisce in Colombia. L’artista colombiano Hansel Obando ha scelto di unirsi ai manifestanti per denunciare, anche lui, le sofferenze del suo popolo: “Abbiamo accumulato troppa fatica e frustrazione per molti anni. Oggi diciamo stop. Contadini, comunità indigene, poveri, artisti e giovani, abbiamo visto troppe violenze e ingiustizie. Vogliamo che il governo finalmente ci ascolti”.
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I manifestanti, con le loro pentole e i loro slogan, protestano contro una crisi economica senza precedenti, ma anche contro le ripetute misure sanitarie e di reclusione che sono state duramente avvertite in un Paese dove gli aiuti di Stato sono quasi inesistenti. Una settimana fa hanno ottenuto il ritiro di una riforma fiscale, che prevedeva un aumento dell’Iva e un ampliamento della base imponibile.
Errori della polizia, provocazioni e infiltrazioni
La violenza della polizia ora cristallizza il malcontento. Gli scontri hanno provocato almeno 42 morti, tra cui un membro delle forze di sicurezza, secondo il Defender of the People, un ente pubblico per la protezione dei diritti umani. Da parte sua, il ministero della Difesa mantiene una cifra di 849 agenti feriti, di cui dodici da armi da fuoco e 716 civili, ma senza specificare il numero di quelli da proiettili. Sui social media, migliaia di video mostrano munizioni dal vivo, pugni e manganelli in mezzo alla folla e arresti arbitrari.
Disordini Colombia: ONG, Nazioni Unite e diversi paesi hanno denunciato la repressione
La polizia ha annunciato di aver sospeso cinque agenti e che momentaneamente altri 62 sono indagati per “presunte violenze”. In queste ore al Parque de los Deseos, ribattezzato Parque “de la Resistencia” dai manifestanti di Medellin, si stanno preparando una cinquantina di giovani. Anonimi, incappucciati, coperti di protezioni, occhiali o maschere antigas, si sono ribattezzati “le prime righe”. Provenienti tutte le classi sociali: disoccupati, operai e studenti di prestigiose università colombiane, il loro compito? Quello di proteggere i manifestanti dagli assalti della polizia, in prima linea, mettendosi davanti ai cortei.
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