mercoledì, Aprile 16, 2025

Coronavirus: la validità del “modello coreano” per sconfiggerlo

Nonostante sia ancora il Paese Asiatico più colpito al di fuori della Cina, i provvedimenti intrapresi dal governo di Seul – dati alla mano – si sono rivelati tra i più efficaci a contenere l’epidemia di coronavirus grazie ai sistemi di tracciamento e tempestivo isolamento dei soggetti positivi al tampone. 

Il 5 marzo, dai dati forniti dal Global Casesdel center for Systems Science and Engineering (CSSE) presso la Johns Hopkins University (JHU), la Corea del Sud era il secondo Paese al mondo per numero di contagi da covid-19 con 5’766 persone positive, seguita dall’Italia con 3’089 casi.

A dieci giorni di distanza, il 15 marzo, i contagi in Corea del Sud sono drasticamente scesi a 8’086 casi, piazzando la Penisola al quarto posto nella scala dei Paesi più colpiti dopo Italia – al secondo posto con 21’157 tamponi positivi – e Iran, al terzo.

Senza dubbio un contenimento tale può vantare numerosi fattori, tuttavia sarebbe in gran parte determinato alla particolare strategia messa in campo dal Governo di Seul, resa possibile con l’essenziale collaborazione della sua popolazione.

L’innegabile successo ottenuto dalla Corea del Sud è stato possibile grazie a una maggiore preparazione delle autorità a far fronte a un’epidemia.

Per contrastare il covid-19 il Governo ha predisposto un massiccio screening di massa totalmente gratuito che ha interessato 380 persone al giorno per ben 100’000 tamponi in poco più di una settimana: come riporta la CNN in un video pubblicato il 3 marzo i test sono stati eseguiti sulla base del servizio in voga negli Stati Uniti che consente ai clienti di acquistare i beni senza scendere dall’auto, noto come “drive-thru” (o “drive in”).

I testi sono particolarmente rapidi e riducono il tempo di esposizione a una decina di minuti, contrariamente a quanto avverrebbe in una clinica o in ospedale. In un mese e mezzo, i tamponi effettuati in Corea del Sud hanno superato la soglia dei 240 mila.

L’obiettivo principale era di rilevare con un certo anticipo e bloccare sul nascere possibili “catene di trasmissione” del contagio, notevolmente facilitate dal vivere in promiscuità. 

Le misure che si sono adottate in Corea si sono concentrate (e riguardano) soprattutto la tempestiva individuazione dei soggetti infetti, compresi i portatori di sani, e la fedele ricostruzione dei loro spostamenti con la contestuale identificazione di tutte le persone con le quali siano venuti a contatto. 

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in si è detto ottimista circa gli sforzi del suo Paese nel contenimento dell’epidemia, asserendo: “A meno di sviluppi inaspettati, ci aspettiamo che questo trend guadagni slancio”. Il presidente ha anche aggiunto: “La nostra fiducia nel superare il Covid-19 cresce”.

Anche il viceministro della Sanità, Kim Gang-lip assicura che “Per tre giorni consecutivi abbiamo visto un numero maggiore di pazienti dimessi rispetto ai nuovi contagi”.

Il successo di questa “caccia al contagiato” è stata resa possibile grazie alle telecamere dislocate nel Paese e alle tecnologie digitali dei Big Data sviluppate in Cina: come riferisce l’agenzia Reuters nel 2015 si era iniziato a elaborare specifiche applicazioni e a creare un database che consentisse la raccolta di un tale volume di informazioni in occasione dello scoppio della “Mers”, la sindrome respiratoria mediorientale che aveva causato milioni di vittime.

In questo modo il Governo si è garantito l’accesso a una miriade di dati sensibili quali video, audio, tracciamenti GPS di smartphone e veicoli nonché flussi migratori e transazioni delle carte di credito, oltre che informazioni personali degli utenti.
Le autorità si sono riservate la facoltà di divulgare pubblicamente i dati così acquisiti, tutte misure impraticabili in Italia stante la nostra Costituzione.

Le applicazioni più scaricate dalla popolazione sudcoreana sono Corona 100m e Corona Map.

Come ha spiegato uno dei programmatori alla CNN, Bae Won-Seok, entrambi i software consentono di rilevare se nell’area siano presenti soggetti positivi al covid-19 e permettono di consultare in tempo reale gli aggiornamenti su nuovi casi con tanto d’informazioni relative a luogo, data, nazionalità, sesso, età e luoghi frequentati dal soggetto positivo, di modo che l’utente possa evitare per quanto possibile i focolai dell’infezione.

I sacrifici chiesti alla popolazione sudcoreana non sono stati indifferenti a partire dalla totale rinuncia alla privacy.
Secondo gli esperti le strategie decise a Seul si sono potute mettere in atto soprattutto grazie al particolare contesto socio culturale del Paese asiatico tra i più avanzati al mondo.

Il concetto – che ha risvolti pratici più che teorici – potrebbe sintetizzarsi col termine “nunchi” (pronuncia nunci) e tradursi come la capacità di valutare a colpo d’occhio una situazione: una sorta, quindi, d’intelligenza emotiva che ha reso possibile ai cittadini accettare i gravosi sacrifici legati imposti in vista di un traguardo più grande, ossia debellare uno dei microrganismi più virulenti del Pianeta.

Anche se non possiamo ancora dirci pronti a una limitazione dei diritti pari a quella dell’esempio asiatico – nemmeno in virtù di una celere uscita da una tanto grave epidemia – il nostro Paese, sulla scorta dei confortanti dati giunti dalla Penisola dell’Asia Orientale, ha deciso di applicare per quanto possibile provvedimenti più stringenti al fine di contenere la diffusione della trasmissione del covid-19. 

Secondo le ultime dichiarazioni del Governatore del Veneto, Luca Zaia, nella Regione verranno eseguiti test “a tappeto” per individuare anzitempo i soggetti positivi.

A prescindere dalle iniziative locali, tuttavia, al momento la “quarantena nazionale” cui è sottoposta l’Italia fino alla data del tre aprile (e che sarà probabilmente prorogata) resta l’unica soluzione, se non proprio la migliore.

Il coronavirus, dunque, avrà veramente cambiato le nostre vite solo se saremo in grado di trarre un prezioso insegnamento da questa tragica esperienza e, soprattutto, se ci dimostreremo capaci di non perdere la nostra umanità.

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