È ufficiale, la conferenza ONU sul clima che si sarebbe dovuta tenere quest’anno a Glasgow, in Scozia, è stata rimandata al 2021 per l’emergenza sanitaria in atto in tutto il mondo. La decisione è stata presa al termine di una riunione in videoconferenza organizzata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Clima (UNFCCC) che non ha ancora indicato una data approssimativa per l’importante vertice che a questo punto prenderà il via soltanto tra un anno. Di rimando, anche la pre-COP che avrebbe visto l’Italia protagonista ad ottobre con sede a Milano, è slittata a data da destinarsi.
L’incontro online si è svolto alla presenza della Segretaria Generale di UNFCCC, Patricia Espinosa, e dei vari rappresentanti delle aree regionali dell’ONU. Dunque, dal 9 al 18 novembre non ci sarà più in Scozia la conferenza ONU sul clima, e di conseguenza non serviranno più gli incontri preparatori attesi a Bonn a giugno, che invece a questo punto sono stati procrastinati a ottobre. Intanto, in seguito all’annullamento dell’importante evento, il governo scozzese ha comunicato che la sede prescelta per ospitarlo, la SEC Arena, verrà prontamente modificata affinché possa diventare un ospedale da campo per curare le persone colpite dal Covid-19.

Ovviamente, il rinvio della COP26 non è una buona notizia non solo perché va ulteriormente ad evidenziare lo stato di emergenza in cui versa il mondo a causa della diffusione del coronavirus, ma anche perché era particolarmente attesa per provare a limitare una serie di criticità legate all’ambiente. In questi ultimi tempi, infatti, si sono registrati livelli sempre più alti di emissioni di gas serra su tutto il pianeta, con conseguenze preoccupanti per il clima. Infatti, se da un lato si è registrato un pericoloso rialzo termico del Mediterraneo di circa 3 gradi, dall’altro in Europa in questi mesi si è avuta una delle stagioni fredde più miti degli ultimi tempi.
Emergenza clima: si rischia una escalation di caldo insopportabile entro il 2100
Gli scienziati hanno lanciato di recente due allarmi da non sottovalutare: il fenomeno di sbiancamento dei coralli continua a ripetersi, mentre stando ai risultati di recenti ricerche, sembra che la foresta amazzonica possa quasi sparire del tutto entro la metà di questo secolo.
Conferenza ONU sul clima rinviata: le preoccupazioni degli ambientalisti
In seguito all’Accordo di Parigi del 2015, diversi Paesi hanno garantito che a partire da quest’anno prenderanno seri provvedimenti volti alla tutela dell’ambiente. L’Italia, ad esempio, punta ad azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050, e vorrebbe migliorare gli obiettivi europei secondo cui entro il 2030 si dovrebbe arrivare ad una riduzione delle emissioni fino ad una percentuale del 55%. Ovviamente si tratta di traguardi importanti che ci si propone ancora di raggiungere, anche se purtroppo a causa dell’emergenza coronavirus i governi mondiali ora sono molto più concentrati sulle strategie da adottare per frenare l’epidemia e per garantire una pronta ripresa economica e finanziaria.
Da qui sorgono una serie di preoccupazioni degli ambientalisti. Si teme, infatti, che i vari piani per il rilancio dell’economia possano ostacolare gli interventi volti alla salvaguardia dell’ambiente. Laurence Tubiana, ex ambasciatrice francese della COP21 e dirigente della Fondazione Europea per il Clima ha dichiarato che la decisione di far slittare al prossimo anno la conferenza ONU sul clima è stata giusta perché in questo periodo: «La salute e la sicurezza pubblica vengono prima di tutto». Allo stesso tempo, però, ha invitato tutti i Paesi ad utilizzare al meglio i piani per la ripartenza dopo la pandemia da Covid-19 per avviare delle misure che tengano conto sia del rilancio economico, sia delle esigenze di difesa del clima e della biodiversità.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, si è aggiunta al coro di coloro che hanno appoggiato l’annuncio dello spostamento della COP26. Anche lei però ha ribadito che in questo periodo bisogna lavorare per approntare una serie di strategie utili ad evitare che ci siano altre emergenze planetarie sia sanitarie che legate all’ambiente. Dunque bisognerà dare adito agli allarmi lanciati dagli scienziati sul clima, puntando a velocizzare i tempi per arrivare alla decarbonizzazione che potrebbe essere anche un’importante fonte di rilancio per l’economia. Gli imponenti investimenti che a breve i vari governi metteranno in campo per ovviare alla crisi economica causata dal coronavirus dovranno tener conto anche di provvedimenti green, come il potenziamento delle rinnovabili, l’efficienza energetica e la riconversione industriale, tutti settori «destinati davvero ad avere un futuro».