Oggi ricorre il compleanno di Italo Calvino, figura poliedrica nel panorama della cultura italiana del dopoguerra ed esponente di punta della letteratura neorealista.
Le origini
Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, nell’isola di Cuba, dove i genitori si sono trasferiti per motivi di lavoro. Il padre Mario è uno stimato agronomo che a Cuba dirige una stazione sperimentale di agricoltura; la madre Eva Mameli è laureata in scienze naturali. I coniugi Calvino impartiscono al figlio un’educazione laica e di larghe vedute. Nel 1925 la famiglia rientra in Italia e si stabilisce a San Remo, città di origine di Mario.
Gli studi e l’impegno politico
Dal 1927 Italo frequenta la scuola nella propria città e rivela un precoce interesse per la letteratura. Nel 1941 si immatricola alla facoltà di agraria di Torino, con l’intento di seguire le orme paterne; nel 1943 si trasferisce all’università di Firenze. Ha già al suo attivo una serie di racconti rimasti inediti e comincia a collaborare al «Giornale di Genova» come critico cinematografico. Dopo l’8 settembre 1943 si sottrae all’arruolamento forzato nell’esercito fascista rifugiandosi con il fratello Floriano, di quattro anni più giovane, sulle Alpi Marittime. Prende parte attiva alla Resistenza in una formazione delle brigate comuniste Garibaldi. In seguito alla liberazione inizia a militare nel Pci e collabora con passione a pubblicazioni comuniste. Frattanto abbandona la Facoltà di agraria e si iscrive a quella di Lettere a Torino, dove si laurea nel 1947 con una tesi su Joseph Conrad. Nel capoluogo piemontese intreccia dei legami con gli intellettuali che gravitano intorno alla casa editrice Einaudi, in particolare con Pavese e Vittorini. Quando l’editore Mondadori indice un concorso per la narrativa, Calvino non si fa sfuggire l’occasione per entrare nell’agone letterario e compone il breve romanzo Il sentiero dei nidi di ragno che non vince il concorso ma attira l’attenzione di Pavese che lo fa pubblicare da Einaudi nel 1947. L’opera di esordio consacra Calvino come il più giovane e talentuoso esponente della letteratura neorealista.
L’attività culturale
L’attività culturale si fa febbrile: Calvino diventa redattore della terza pagina dell’edizione piemontese dell’«Unità» dove pubblica vari racconti. All’inizio del 1950 viene ingaggiato nella redazione di Einaudi. Nel decennio ’50 Calvino è assorbito da una produzione narrativa variegata che sfocia in due raccolte: i Racconti nel 1958 e la trilogia I nostri antenati nel 1960. In qualità di inviato dell’«Unità» nel 1952 compie un viaggio in Unione Sovietica e segue le Olimpiadi di Helsinki.
In seguito alle vicende dell’Ungheria del 1956 si allontana dal Pci e lo abbandona definitivamente nell’agosto del 1957 ma sempre conservando un contatto con la sinistra e uno spiccato interesse per le vicende politiche. Alla fine degli anni ’50 riflette sui problemi posti dalla società industriale e in questa ottica dirige il «Menabò» insieme a Vittorini.
Dall’inizio degli anni ’60 fa la spola tra Roma e Parigi: è fortemente attratto dalla vivacità della cultura francese. Nel 1964 sposa Esther Judith Singer e la coppia si stabilisce a Parigi da dove Calvino porta avanti il lavoro per Einaudi. Si avvicina allo Strutturalismo e frequenta le lezioni di Roland Barthes. Nel 1965 pubblica il volume delle Cosmicomiche e, l’anno successivo, Ti con zero. Sempre presente nel dibattito culturale italiano, abbraccia le problematiche della semiotica e in questa luce scrive saggi e interventi critici su vari autori. Segue con vivo interesse i prodromi della contestazione studentesca in Italia e in Francia. Nel 1972 pubblica Le città invisibili e nel 1973 Il castello dei destini incrociati. Negli anni ’70 collabora a «Il Giorno», al «Corriere della sera» e, dal 1979, a «La Repubblica». Proprio nel 1979 il volume Se una notte d’inverno un viaggiatore riscuote un grande successo di pubblico.
Gli ultimi anni
Nel 1980 la famiglia Calvino si stabilisce a Roma. Nel 1983, sulle pagine di Palomar, Italo dà sfogo alla propria disillusione causata dalla percezione di uno sfaldamento del tessuto sociale italiano e mondiale. Nello stesso anno la crisi della casa editrice Einaudi lo obbliga ad affidare le proprie opere a Garzanti. Nell’estate del 1985, a Castiglione della Pescaia, lavora ai testi delle conferenze che è stato chiamato a tenere alla Harvard University. Non vi si recherà mai: si spegne nella notte tra il 18 e il 19 settembre, stroncato da un’emorragia cerebrale che lo ha colpito pochi giorni prima.