mercoledì, Aprile 16, 2025

Come sono cambiate le vite degli italiani? Risponde Top Doctors

Come sono cambiate le nostre vite? La nuova indagine di Top Doctors cerca di dare una risposta. Ma se a marzo dell’anno scorso anno non eravamo pronti a vivere una delle peggiori crisi sanitarie mai verificatesi, nel 2021 le cose potrebbero essere diverse. Allora come sono cambiate le nostre vite tra smart working, call da remoto e DAD? E, soprattutto, come abbiamo reagito al distanziamento sociale e alle limitazioni delle nostre libertà?

Come sono cambiate le nostre vite?

Nella sua ultima indagine Top Doctors ha cercato di rispondere a un interrogativo. Che effetto ha avuto quest’anno di pandemia sulla popolazione italiana, dal punto di vista fisico e mentale? Ebbene sì. Anche se sembra molto di più, è trascorso solo un anno da quando abbiamo cominciato a fare i conti con un virus che non perdona. E chissà quanto ancora dovremmo aspettare per tornare alla nuova normalità. Era l’11 marzo 2020 quando l’OMS dichiarò che l’epidemia di Covid-19 si fosse trasformata, in realtà, in pandemia. Nonostante gli sforzi fatti non si era riusciti a scongiurare il pericolo. Una classificazione doverosa pur se temuta. Specie per ciò che avrebbe significato. Non solo il panico globale. Ma anche limitazioni più stringenti alle nostre vite. Come in effetti è stato.

Era necessario?

Quel giorno fatidico il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva affermato: “Pandemia non è una parola da usare con leggerezza o disattenzione”. La decisione quindi era stata soppesata. Anche a fronte della virulenza e della contagiosità del nuovo virus, che ha colpito 114 paesi nel mondo. “Abbiamo quindi valutato che Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia”, aveva spiegato Ghebreyesus. Per il direttore: “Descrivere la situazione come una pandemia non cambia la valutazione dell’Oms sulla minaccia rappresentata da questo virus. Non cambia ciò che l’Oms sta facendo e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare”. Quanto a noi italiani, l’11 marzo stavamo sperimentando i primi giorni di zona rossa. Per 60 milioni di persone.

I numeri della pandemia?

In un anno, circa 128 milioni di persone in tutto il mondo sono entrate in contatto con il virus. Di questi, oltre 3 milioni in Italia. Ma se nel mondo la campagna vaccinale procede spedita, da noi sono il 5% della popolazione è completamente immunizzata. Mentre ad appena il 10% degli italiani è stata somministrata la prima dose di vaccino. Questo è quanto riportano i dati aggiornati al 29 marzo 2021. Ma ciò che non mostra la statistica è quale sia stato l’impatto di oltre un anno di pandemia sulle nostre vite. In particolare sul nostro benessere fisico e psicologico. Perché anche chi non si è ammalato, comunque, ha visto stravolta la propria esistenza. Dal punto di vista sociale, economico e affettivo. A tal proposito, Top Doctors ha voluto approfondire la questione, rivolgendosi agli esperti del settore. Ecco cos’è risultato dall’indagine.


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Dalla paura alla frustrazione

Se potessimo fare una “fotografia” dello stato psicofisico degli italiani oggi cosa vedremmo? Considerando i dati raccolti da Top Doctors sarebbe un’immagine un po’ sbiadita. Sì, perché anche chi non è stato colpito direttamente dal virus ha comunque risentito delle conseguenze negative del lockdown e del distanziamento sociale. In particolare, nel sondaggio condotto tra il 1 e il 15 marzo 2021 è emerso che all’iniziale paura di contrarre il virus (42%) si è sostituito un generale senso di frustrazione. Da una parte perché si sono dileguati i sentimenti di speranza (21%) e accettazione della situazione (19%) dati dall’illusione che si potesse tornare presto alla normalità. Dall’altra, al contrario, sono aumentate la stanchezza (28%) e la rabbia (23%). In effetti, questo cocktail di sensazioni negative ha contribuito ad accrescere il nostro malessere interiore.

Aumenta il pessimismo per Top Doctors

La principale conseguenza è stata proprio un aumento del ricorso al supporto psicologico, come conferma la dottoressa Daniela Benedetto. Psicoterapeuta di Top Doctors, l’esperta ha spiegato: “Sentimenti di frustrazione e di impotenza sono gli aspetti prevalenti che si presentano nei nostri studi a fronte di una richiesta di aiuto da parte delle persone“. Si tratta di un aumento del 9% di soggetti che si sono rivolti a uno specialista. Mentre il 22% del campione esaminato da Top Doctors ha ammesso che ne avrebbe avuto necessità. A pesare è soprattutto la sfiducia nel futuro. Per la dottoressa Benedetto, “Scenari di emergenza che si ripetono, vaccini insufficienti e continui allarmismi rischiano di alimentare un gioco perverso di pessimismo e sfiducia“. Ma non finisce qui.

Come sono cambiate le vite: i danni psicologici

La dottoressa ha osservato anche che: “Il rischio depressivo si fa ingente non solo tra gli adulti ma anche negli adolescenti per i quali ai genitori è richiesta una capacità di rassicurazione notevole“. Oltre che “Di normalizzazione dei vissuti emotivi propri dell’età che ora si manifestano nei ragazzi o in una chiusura eccessiva dedicata allo studio o nell’isolamento sui social“, ha affermato Benedetto. Poi, l’esperta ha rilevato come siano “altresì in aumento i disturbi del comportamento alimentare tra i giovani“. Come anoressia e bulimia. Quindi, il protrarsi di una condizione di isolamento e incertezza è in grado di compromettere il nostro sistema nervoso. Specialmente quello di bambini e adolescenti le cui giovani menti si stanno ancora formando.

Una continua allerta è dannosa

“È importante far comprendere che lo scenario presente è del tutto atipico e che la reazione disfunzionale del nostro organismo è compatibile ad un vissuto di stato di emergenza“, ha chiarito la dottoressa Benedetto. E ancora. “A lungo andare il sistema psicologico e la salute fisica del corpo ne risentono, in quanto l’organismo è in un continuo stato di all’erta e non riesce a riprendere il normale stato di funzionamento”. Inoltre, il rischio che si corre è quello di somatizzare il disagio emotivo. Come ha spiegato la psicoterapeuta di Top Doctors: “Quello a cui assistiamo sono sintomatologie proprie del Disturbo post traumatico da stress e come tale vanno affrontate e non sottovalutate“. I principali disturbi sarebbero irritabilità, insonnia e apatia. Ma anche asocialità, confusione, ansia, sensazione di vulnerabilità e tanti altri da non sottovalutare.


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Come sono cambiate le vite: la sedentarietà

Oltre a quanto evidenziato sinora anche la prolungata inattività e il cambio dello stile di vita imposti dal confinamento forzoso incidono sul nostro equilibrio psicofisico. Per di più, la pandemia ha stravolto le nostre abitudini alimentari. Complice la chiusura di bar e ristoranti. Soprattutto, il cibo è stato per molti italiani l’unica valvola di sfogo in grado di risollevare lo spirito. Basti pensare che mentre nel mondo si lottava per accaparrarsi l’ultimo rotolo di carta igienica, in Italia avevamo esaurito le scorte di lievito. A fronte di un 22% degli intervistati che riesce a seguire una dieta più salutare, a Top Doctors il 19% del campione ha ammesso di aver peggiorato le proprie abitudini alimentari. Ad esempio, preparando e consumando cibi ipercalorici e comfort food con maggior frequenza. Ma anche sgarrando con i fuori pasto (il 17%) per ingannare la noia. Mentre il 13% ordina spesso all’home delivery.

Cambia l’alimentazione

Non solo. A causa della nuova dieta e dello stile di vita ancor più sedentario rispetto al passato, il 39% degli intervistati ha dichiarato di essere aumentato di peso nell’ultimo anno. Si tratta di quasi 4 persone su 10 del campione. Inoltre, il 27% dei soggetti ha ammesso di sentirsi a disagio con il proprio aspetto fisico e di voler tornare ad allenarsi. Ma questo potrebbe risultare difficile a causa della chiusura delle palestre e della sospensione dei corsi. A tal proposito il dottor Giancarlo Sandri, dietologo di Top Doctors, ha osservato: “È impossibile non notare negli ultimi mesi un cambiamento significativo nei parametri di valutazione dello stato nutrizionale”. In particolare, prosegue lo specialista, “È aumentata l’incidenza, testimoniata dagli psichiatri, dei disturbi del tipo ansia/depressione che spesso trovano nell’assunzione di cibo e bevande zuccherate un modello di autoterapia”.

Come sono cambiate le vite: i rischi

Per di più, l’abuso di cibi ipercalorici mette a tacere il senso di stress e angoscia. Ma solo per breve tempo. Il rischio maggiore è proprio quello di incedere nel senso di colpa dopo averli consumati e innescare così un circolo vizioso difficile da arrestare. Come ha spiegato il dottor Sandri, “Un’alimentazione troppo calorica provoca sovrappeso e obesità e si sperimenta una obiettiva difficoltà di ottenere una valutazione ed un trattamento medico adeguato a causa della sostanziale inaccessibilità degli ambulatori di dietetica e nutrizione clinica“. Pertanto, è necessario che “Nel limite del possibile le persone svolgano anche un minimo di attività fisica, meglio all’aperto, anche limitata a 150 minuti a settimana raggiunti magari gradualmente anche solo camminando“. Infine, ha avvisato: “Ricordiamoci che il sovrappeso e l’obesità sono forti fattori di rischio per malattie del cuore e tumori”.


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Come sono cambiate le vite: il telelavoro

Con l’inizio della pandemia sono cambiate anche le modalità di studio (DAD) e di lavoro. Attività ora veicolate dalle piattaforme internet e dalle app di messaggistica, che hanno costretto il paese alla digitalizzazione. Ma oltre agli effetti dannosi sulla salute che provoca la lunga permanenza davanti agli schermi di tablet, smartphone o pc, ne risentirebbe la stessa qualità della prestazione lavorativa. Così, milioni di italiani si sono dovuti ritagliare una postazione di lavoro non sempre ottimale. Per di più, condividendo gli spazi di casa con gli altri membri della famiglia. Come del resto la connessione Wi-Fi. Mentre per il rapporto di Top Doctors il 63% degli smartworker del campione ha lamentato a vari livelli una o più problematiche nell’espletare la propria mansione.

Gli effetti da smartworking

Chi ha denunciato tensioni a collo e spalle (i più frequenti, con il 34%). Chi invece cefalee frequenti (il 29%). Altri ancora occhi secchi o al contrario lucidi (26%) e mal di schiena per il 22% del campione. Infine, il 18% degli interpellati ha accusato pesantezza e gonfiore alle gambe. Di questi, circa la metà (il 32%) ha dichiarato di limitarsi ad agire sui sintomi assumendo farmaci antidolorifici. Mentre il 43% ha cercato di migliorare la postazione adattandola alle esigenze. Solo il 13% degli intervistati risolve concedendosi break frequenti e il 12% ha chiesto aiuto a uno specialista. A tal riguardo, l’ortopedico e traumatologo Stefano Astolfi ha spiegato come i soggetti più colpiti siano proprio coloro che svolgevano attività fisica regolarmente.

Il consiglio di Top Doctors

Gli sportivi “Hanno risentito in maniera particolare di tale mancanza” di movimento, ha spiegato Astolfi. “Soprattutto per quanto concerne la diminuzione del tono muscolare con conseguente perdita di quella mobilità articolare” che prima mantenevano. L’esperto di Top Doctors ha consigliato: “Per tale motivo, ove possibile, converrebbe non interrompere l’attività fisica, svolgendo esercizi ‘di mantenimento’ anche al proprio domicilio“. E ancora. “Se poi è presente una sintomatologia dolorosa ingravescente e non gestibile con la terapia farmacologica è opportuno rivolgersi al medico specialista che consiglierà gli eventuali accertamenti da effettuare”. Ma spesso è difficile prenotare una visita, visto che molti ambulatori hanno sospeso gli appuntamenti salvo che per i casi urgenti.


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Come sono cambiate le vite: rinuncia alle cure?

D’altra parte, gli stessi cittadini hanno timore a recarsi negli ospedali per paura del possibile contagio. La paura ha spinto il 59% del campione di intervistati ad annullare, rimandare o non prenotare direttamente le proprie visite specialistiche. Di questi, la stragrande maggioranza (il 42%) continua a procrastinare esami e controlli che non sono ritenuti urgenti, diffidando dal recarsi negli ambulatori. Mentre solo il 17% ha ripreso a prenotare le visite dal medico di fiducia. Secondo l’indagine di Top Doctors, però, ciò non sarebbe dovuto solo al timore degli assistiti. Come anticipato, molti ambulatori hanno annullato gli appuntamenti o gli interventi programmati non indispensabili. Non solo per l’aumento del numero dei positivi. Ma anche perché oberati dalla campagna vaccinale. Comunque, una situazione in cui si è trovato, almeno una volta, il 25% degli intervistati da Top Doctors.

La dichiarazione di Top Doctors

Alberto Porciani, CEO di Top Doctors, ha osservato: “I dati ci mostrano che moltissime persone, per effetto dell’emergenza sanitaria, da ormai un anno a questa parte non stanno effettuando controlli di routine o semplicemente non strettamente necessari“. Questo potrebbe avere ripercussioni anche serie, specialmente sul lungo periodo. Poi, l’amministratore delegato ha commentato: “Fin dall’inizio della pandemia, noi di Top Doctors abbiamo creduto fortemente che la telemedicina potesse rappresentare un valido sostegno per continuare a fornire assistenza ai pazienti non Covid“. Una modalità che, a detta di Porciani, si è rivelata efficace. In particolare, “I consulti online attraverso la nostra piattaforma sono sempre più richiesti“. “Ovviamente non sono sostituitivi alla visita in studio, ma rappresentano, anche se a distanza, un canale di comunicazione diretto tra medico e paziente”, ha concluso.

Come sono cambiate le vite: per riassumere

  1. Dalla paura alla frustrazione: cresce il disagio e il ricorso al supporto psicologico.
  2. Nuove abitudini alimentari e inattività: 4 persone su 10 sono ingrassate.
  3. Effetto smartworking: il 63% riscontra disagi collegati al telelavoro.
  4. Ci si cura di meno per paura di recarsi in ospedale o per appuntamenti annullati.

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Di cosa si occupa Top Doctors?

Top Doctors è la piattaforma di servizi tecnologici per la sanità privata. In particolare, si occupa di individuare il miglior specialista al quale rivolgersi quando si ha un problema di salute. Il tutto grazie a un panel internazionale di professionisti. Ad oggi, il network vanta 100 milioni di visite e 2 milioni di appuntamenti all’anno. Top Doctors mette in contatto pazienti e specialisti di Spagna, Italia, Regno Unito, Messico, Colombia, Cile, Argentina, Stati Uniti e Arabia Saudita.

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