La percezione è un processo psicologico nel quale creiamo un’immagine interna del mondo esterno. E’ un processo cognitivo che ci permette di raccogliere e organizzare le informazioni su persone, oggetti ed eventi. Dunque, rappresenta il modo in cui interpretiamo e definiamo la realtà.
La percezione e la psicologia sperimentale
Per rispondere alla domanda: “Come percepiamo la realtà?”, è necessario dare una descrizione della percezione. Essa è un processo psicologico nel quale creiamo un’immagine interna del mondo esterno. E’ un processo cognitivo che ci permette di raccogliere e organizzare le informazioni su persone, oggetti ed eventi. Dunque, rappresenta il modo in cui interpretiamo e definiamo la realtà.
Lo studio della percezione rappresenta uno dei più vecchi temi di ricerca della psicologia sperimentale. La percezione è definibile come quel processo mediante il quale si possono trarre informazioni sul mondo nel quale si vive. L’atto percettivo è primitivo ed immediato. Come pure oggettivo, cioè legato a condizioni esterne a colui che percepisce. E’ globale e unitario. I dati percettivi ci appaiono familiari per cui non sembra che abbiano bisogno di essere spiegati. Tutto sembra a portata di mano. Sembra che le cose possano essere colte e percepibili istantaneamente.
Realismo ingenuo e modelli neurofisiologici
Il nostro campo visivo ha dei confini ben precisi. Invece, il mondo visivo non ha confini e non si estende solo di fronte a noi, ma prosegue dietro di noi e ai lati. Dunque, la realtà intorno a noi è costituita da una molteplicità di oggetti che hanno ognuno una loro forma, una loro grandezza e un loro colore. Accade di chiedersi come è possibile vedere gli oggetti con quella forma, con quelle che sono le loro caratteristiche. Ciò è definito ‘realismo ingenuo’. Per questi interrogativi, esiste una risposta ovvia: vediamo molti oggetti perché in realtà esistono molti oggetti. Li vediamo con quella determinata forma perché fisicamente hanno quella forma.
Il modello di percezione presente nel ‘realismo ingenuo’ si contrappone con il modello dei processi neurofisiologici. La neurofisiologia insegna che la catena dei processi va dall’oggetto alla stimolazione dei recettori fino ai processi corticali. Mentre per il ‘realismo ingenuo’ è necessario soltanto aprire gli occhi per afferrare la realtà esterna.
Oggetto stimolante e oggetto percepito
Lo psicologo e filosofo tedesco Wolfgang Köhler, nel 1935, ha posto un’analogia del rapporto fra ‘oggetto stimolante’ e ‘oggetto percepito’.
L’ ‘oggetto stimolante’ può essere paragonato al foro della canna del fucile. Mentre l’ ‘oggetto percepito’ può essere paragonato al foro che il proiettile fa del bersaglio. Essi sono divisi da una lunga catena di processi, quali l’uscita del proiettile e la sua traiettoria. Il foro nel bersaglio non dipende solo dal proiettile, ma dal materiale del bersaglio stesso.
Così l’ ‘oggetto percepito’ porta sia le tracce dell’ ‘oggetto stimolante’ sia del soggetto che percepisce. Le situazioni dove le realtà fisiche non hanno il loro corrispondente percettivo, sono dette di ‘assenza fenomenica’. Ad esempio, ciò vale per le vibrazioni dei suoni, le cui possibilità di percezione che noi ne possiamo avere sono limitate ad un breve intervallo di frequenza. Invece, il Sistema Nervoso Centrale di altri animali è in grado di percepire anche gli ultrasuoni.
Realismo critico
Si parla di ‘realismo critico’ che è quello atteggiamento con cui si opera un modello di percezione che vede la risoluzione di un problema che deve essere affrontato scientificamente. Il problema del costituirsi dell’oggetto ha varie soluzioni. La prima è data dall’associazionismo. Affermava che ogni impulso proveniente da un recettore dava luogo ad altrettante “sensazioni elementari” con una corrispondenza “punto a punto” fra stimoli e sensazioni.
Si concepiva l’esistenza di un primo strato psichico, di livello ‘inferiore’, appunto quello delle sensazioni elementari, sul quale doveva intervenire uno strato ‘superiore’, ovvero quello delle facoltà psichiche superiori. In questa teoria, vengono sottintese due ipotesi non verificate. Infatti, non è dimostrabile che allo stimolo corrisponda una sensazione:
- l’influsso nervoso corrisponde a quella sensazione cerebrale
- non è stato dimostrato che gli impulsi corrispondono ad una sensazione.
Così si abbandona tale prospettiva, osservando solo cosa il soggetto riferisce nella sua esperienza fenomenica, di fronte a situazioni stimolanti.
Conclusione
Questo rappresenta il periodo fenomenologico. Esso consiste nel porre davanti al soggetto una situazione stimolante, registrando la descrizione delle esperienze percettive del soggetto stesso. Infatti, noi abbiamo la capacità di percepire la realtà che ci circonda, che corrisponde alla capacità di valutare il mondo esterno. Come pure, la capacità di percepire il nostro mondo interno, che costituisce i pensieri e il nostro corpo.
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