Possiamo definire il razzismo come la tendenza a difendere quella che si ritiene la purezza della propria razza da ogni possibile contatto o contaminazione. Perseguitando o sterminando razze ritenute inferiori.
I termini “razza, razzismo e razziale” fanno ormai parte del linguaggio comune. Sono parole che ormai usiamo per abitudine. Spesso ignorandone il vero significato.
Quattro libri contro il razzismo
Il razzismo non è solo sensibile a pregiudizi nei confronti della comunità nera, indigena o persone di colore. È un sistema di oppressione che mantiene e infligge potere su di loro, attraverso le scuole, il sistema giudiziario e sanitario.

“Quali caratteristiche fanno sì che un individuo accetti le opinioni razziste che sono in diretta opposizione al valore di un società libera democratica?“
L’ormai defunto psichiatra Carl C. Bell, MD, CCHP, in un articolo del 1980 pubblicato sul Journal of National Medical Association, meditò a lungo sul concetto di razzismo.
Il razzismo è legato al narcisismo?
Secondo lo studio di Bell del 1980 molti tratti razzisti sono anche tratti del narcisismo.
“Nonostante le critiche secondo cui i modelli psicoanalitici non sono applicabili ai fenomeni sociali, la conoscenza delle dinamiche dello sviluppo narcisistico aiuta a comprendere un particolare tipo di individuo razzista“, spiega Bell.
Un legame, quello tra razzismo e narcisismo, evidenziato non solo da Bell, ma anche da altri psicologi.
Non solo, il concetto di “razzista narcisista” è stato recentemente riportato alla luce in un post Instagram. Post condiviso da Jacquelyn Ogorchukwu Iyamah, un designer focalizzato sull’educazione alla giustizia razziale.
Esistono tre tipi di razzisti
Bell descrive tre diversi tipi di razzisti: il razzista narcisista, il razzista indotto dallo stress e il razzista socialmente disinformato. Tutti e tre possono essere collegati a tratti narcisistici.
Il razzista narcisista
“Il razzista narcisista è una persona il cui razzismo è principalmente un sintomo di un disturbo narcisistico della personalità“, afferma lo studio.
Bell descrive vari tratti del narcisismo che si manifestano nel razzismo. Tra cui il senso di grandiosità, la mancanza di empatia per gli altri. La propensione di rispondere alle critiche mettendosi sulla difensiva o con indifferenza. Caratteristiche radicate nella necessità di controllo e potere del narcisista.
Sarebbe proprio questa necessità di controllare tutto che, secondo lo psichiatra, “il razzista ritiene giustifichi il suo diritto di violare il territorio di un altro, con un attacco fisico, una segregazione o una discriminazione“.
Il razzista indotto dallo stress
Il razzista indotto dallo stress è qualcuno che agisce in risposta allo stress, piuttosto che al disturbo narcisistico della personalità (NPD). Lo studio descrive questo tipo di razzismo come “una forma transitoria di rabbia narcisistica“. Si tratta di solito di una risposta al sentirsi in torto e alla ricerca di vendetta a tutti i costi. Anche coloro che non hanno NPD possono mostrare questo tipo di comportamento razzista alimentato dal narcisismo.
“Il principale fattore di stress che i narcisisti devono gestire è la minaccia al loro ego e senso di superiorità“, spiega la psicologa Ramani Durvasula. “Qualunque cosa che minacci i loro fragili ego e li metta in uno stato vulnerabile (per esempio, perdere un lavoro, problemi coniugali, ecc.) può farli reagire con vittimismo, vergogna e rabbia” dice. “Hanno bisogno di qualcuno da incolpare perché non possono assumersi la responsabilità“.
Il razzista socialmente male informato
I razzisti socialmente male informati con NPD hanno bisogno che le persone che guidano le loro istituzioni siano riflessioni dirette di se stesse e delle loro idee. Bell cita una ricerca dello psicoanalista Heinz Kohut. Kohut scrisse di questo tipo di narcisista razzista: “Sembrano avere un’assoluta certezza riguardo alla validità delle loro idee. Con un’assoluta mancanza di comprensione empatica per sentimenti, bisogni e diritti di altri esseri umani. Comprendono l’ambiente in cui vivono solo come estensione del loro universo narcisistico“.
Attenzione però, Bell sottolinea che esiste un altro tipo di razzista socialmente disinformato, che potrebbe non avere NPD. Lo psichiatra lo definisce un prodotto del razzismo sistemico. Si tratta di persone socialmente male informate in tenera età, anche se con sufficiente esposizione a persone e culture diverse.
Carl C. Bell
In cosa il razzista è simile al narcisista?
Il razzista come il narcisista è totalmente privo di empatia. Secondo Durvasula l’empatia è triplice.
“Il primo aspetto è il classico aspetto emotivo. La capacità o il desiderio di sentire l’altra persona e modellare di conseguenza le proprie risposte e il proprio comportamento“, afferma. Poi c’è l’aspetto cognitivo. Capire cosa sta vivendo l’altra persona. Infine, la capacità auto-riflettente, che la psicologa descrive come “la capacità di comprendere e riflettere sull’impatto del proprio comportamento e delle proprie parole sulle altre persone“.
Gli individui narcisistici mancherebbero di tutti e tre gli aspetti. Durvasula sostiene che è probabile che gli individui razzisti non si preoccupino di coloro che li circondano.
Secondo la psicoanalista Babita Spinelli un razzista respingerebbe la realtà del razzismo e tenterebbe di normalizzare le pratiche razziste. Atteggiamento riconducibile ad un altro tratto del narcisista: il gaslighting. Ovvero quando una persona nega la realtà di un’altra persona.
Altri tratti includono:
- Insicurezza
- Estremo senso del diritto
- Una necessità di potenza e controllo
- Una superiorità rispetto agli altri
- Tendenza a maltrattare e opprimere gli altri
Un razzista narcisista può cambiare?
“Un razzista ha il potenziale per elaborare e cambiare il suo essere razzista. A patto che prenda provvedimenti per affrontare la sua ideologia e investa il tempo per imparare, crescere e cambiare“, afferma Spinelli. “I narcisisti, d’altra parte, generalmente non credono di dover cambiare e si rifiutano di cambiare“.
Un narcisista raramente cambia, quando ciò avviene è il frutto di anni di intenso lavoro terapeutico.
Quale la strada migliore, secondo gli esperti, per provare a porre fine al razzismo?
“L’idea che il razzismo sia radicato nella sola ignoranza è troppo semplice“, afferma Durvasula. Poiché l’ignoranza significa mancanza di educazione, ciò suggerisce che le persone possono cercare maggiori informazioni e cambiare il loro atteggiamento. “Succede raramente – dice – Il razzismo è più profondo. E’ un privilegio misto a diritto, disprezzo, fragilità, vergogna, paura, arroganza, mancanza di empatia, ipersensibilità e ignoranza“.
Spinelli raccomanda di concentrarsi su sforzi come educare, sfidare il razzismo normalizzato. Smantellare i sistemi che incoraggiano il razzismo e lavorare per cambiare le politiche e le procedure che li mantengono in atto.