Gli esperti sostengono che il 2022 sarà un anno di grandi eventi climatici. Prepariamoci dunque ad altri sei mesi di clima estremo.
Cosa comporta il clima estremo?
Inondazioni, incendi e ondate di calore in India, Pakistan, Europa, Stati Uniti e parte dell’Asia Orientale. Tempeste di grandine in Germania e Città del Messico, e uragani in arrivo. Sono soltanto alcuni degli eventi portati dal clima estremo: una tendenza preoccupante, affermano i meteorologi.
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Condizioni problematiche
Finora, il 2022 non è ancora l’anno peggiore per condizioni meteorologiche estreme: ciò non toglie, però, che siamo davanti all’impatto del cambiamento climatico, con diverse concause che si susseguono l’una all’altra. Ad esempio, per citare l’evento più recente, appena 5 giorni fa si è verificata un’inondazione nel Parco di Yellowstone, che copre tre Stati (Wyoming, Montana e Idaho). L’avvenimento è ancora allo studio, ma si pensa che sia stato dovuto al lungo inverno da poco trascorso, particolarmente generoso di neve e ghiaccio. L’ondata di caldo di maggio, poi, ha sciolto il ghiaccio, provocando il disastro.
I tre derechos
Il capo delle previsioni a lungo raggio di AccuWeather, Paul Pastelok, non si è ovviamente soffermato solo su questo evento in particolare. Ha infatti parlato anche dei tre derechos, temporali grandi e di lunga durata che si muovono in linea retta sugli Stati Uniti. Due di loro, cosa insolita, si sono spostati in direzione sud-ovest nord-est, e uno ha devastato il Canada: 11 morti e 1 milione di case senza elettricità sono il bilancio.
La stagione degli uragani
Secondo Phil Klotzbach, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze dell’Atmosfera presso la Colorado State University, è in arrivo una nuova stagione attiva di uragani. Di norma, in un anno 7 tempeste sugli Stati Uniti rinforzano abbastanza da essere classificate come uragani: secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration americana, nel 2022 potrebbero essere dalle 6 alle 10. Il professor Klotzbach, invece, ritiene che 10 siano “probabili”. Il fenomeno La Niña, di cui abbiamo recentemente parlato, è ritenuto il maggior responsabile di questa situazione.
Un fenomeno persistente
L’evento odierno La Niña sta durando già da due inverni, e potrebbe prolungarsi sino al 2023: se accadesse, sarebbe solo la terza volta dal 1950. Sempre Klotzbach afferma che stiamo vedendo La Niña sempre più frequenti e più forti, l’opposto di ciò che capita con i normali modelli climatici. Non è così sicuro, quindi, che si tratti di una variabilità naturale. Quanto agli uragani, nessuno sa quanti di questi impatteranno effettivamente sul territorio, ma è comunque auspicabile, continua Klotzbach, che la popolazione sia pronta ad ogni evenienza.
Le ondate di calore
In diversi luoghi del mondo, il fenomeno più letale di tutti sono le ondate di calore. Questo il parere di Friederike Otto, docente senior di Scienze del Clima al Grantham Institute for Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra. Quest’anno, poi, le ondate di caldo sono state particolarmente precoci: in India, con più di 49,2 gradi a maggio, in Francia, con 40 gradi, e in alcune zone degli Stati Uniti. In ogni caso, non sono situazioni da sottovalutare.
Ripensare l’architettura
Secondo Clare Heaviside, ricercatrice presso l’Institute for Environmental Design and Engineering dell’University College di Londra, ripensare l’architettura potrebbe alleviare il problema, soprattutto nei luoghi meno abituati a certe temperature. Si chiama “effetto isola urbana”: nelle città il calore è maggiore rispetto alle aree circostanti. Spesso, la situazione peggiora a causa dei sistemi di condizionamento d’aria, che emettono nell’atmosfera ancora più calore. Ma le soluzioni ci sono: ad esempio, afferma la professoressa, sostituire il tetto con uno più riflettente, per ridurre la temperatura dell’isola urbana. Questo, spiega, potrebbe ridurre del 25% i decessi dovuti al caldo.
Migliorare la consapevolezza
Friederike Otto ammette che le ondate di caldo siano più durature ed intense, ma spiega anche che sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza degli eventi di clima estremo. I paesi africani, continua, non hanno una definizione di ondata di caldo: per questo motivo i servizi meteorologici non segnalano temperature insolite. Sono altri, però, i luoghi costretti a cambiare la loro definizione di “ondata di caldo”: il Regno Unito, ad esempio, che ha innalzato di 1 grado Celsius la soglia.
Conseguenze indirette
Naturalmente, questi fenomeni causano anche conseguenze indirette, come l’ondata di caldo in India e relativa distruzione dei raccolti di grano: il Governo è stato costretto a vietarne l’esportazione, anche se in un momento così difficile per altre ragioni.
Guardando al futuro
A parte tutto ciò che abbiamo visto, a dover essere tenuta d’occhio è anche la stagione dei monsoni nell’Asia meridionale. Quanto al futuro, è difficile prevedere cosa succederà: ma Liz Bentley, Amministratore Delegato della Royal Meteorological Society, ritiene che il Regno Unito andrà incontro a inverni più miti e umidi. Non sono escluse però anche ondate di freddo estremo.