Le ispirazioni
Il 6 luglio 1533, a Ferrara, muore Ludovico Ariosto, poeta cavalleresco ispirato a Matteo Maria Boiardo e di stampo lirico petrarchista. L’opera principale dell’Ariosto, L’Orlando Furioso, è infatti la ripresa de L’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo.
La vita
Ludovico nasce a Reggio Emilia nel 1474, primo figlio di Niccolò Ariosto. Respira fin da piccolo il clima della Corte Estense, dove il padre Niccolò lavora. Ludovico Ariosto però accusa presto le prime difficoltà e, alla morte del padre, sente molte le pressioni economiche. Vive in conflitto tra gli incarichi imposti dalla Corte e la sua attività letteraria di produzione poetica. Dopo aver svolto diverse attività diplomatiche, dal 1522 al 1525 è Governatore della Garfagnana, nuovo dominio d’Este. Terminato il periodo, si ritira a vita privata per riposare e dedicarsi alla sua più grande opera. Pubblica l’ultima edizione de L’Orlando Furioso e il 6 luglio dell’anno dopo (1533) muore all’età di 58 anni.
Pensiero
Il monaco Gregorio da Spoleto introduce Ariosto alla filosofia neoplatonica e allo studio di autori classici (primo fra tutti Orazio). Ludovico stringe contatti con Pietro Bembo e quest’incontro sarà determinante per la sua opera. Inoltre utilizza il Canzoniere di Petrarca come modello per le sue liriche e si parla di petrarchismo ariosteo per descrivere questa forte influenza. Scrive in effetti svariate liriche soprattutto in latino, ma anche in volgare.
Opere
Oltre a L’Orlando Furioso, opera alla quale lavora per decenni, scrive cinque commedie, sette satire e molte rime, odi ed epistole. Alla morte lascia anche una pubblicazione postuma. Studiato a scuola come maggior poeta italiano dell’epica cavalleresca, lo ricordiamo per le sue frasi più celebri, come Se, come il viso, si mostrasse il core o ancora Ecco il giudicio umano che spesso erra!.
I suoi resti
Oggi il suo corpo si trova tumulato nella sala maggiore della Biblioteca Ariostea di Ferrara. Celebre e influente per l’epoca, lo ricordiamo ancora nel famoso ritratto di Tiziano, nella rilettura delle sue opere e nei tanti testi critici che continuano ad essere letti e studiati.