Christine de Pizan è stata una scrittrice e poetessa francese. Combatté la misoginia e per questo è considerata una femminista ante litteram.
« Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio? Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere »
Nel Medioevo, le donne non avevano alcun ruolo nella trasmissione del sapere e nella formazione della cultura poiché tutto era in mano ai chierici che monopolizzavano la conoscenza conferendole un’impronta fortemente misogina.
La donna ha tentato Adamo, ha portato alla morte Giovanni Battista, ha causato la rovina di Sansone; Eva, si lascia sedurre dal Serpente e porta l’uomo a disobbedire. Per conseguenza la donna è di default colpita dal peccato e la sua esistenza deve essere esclusivamente finalizzata alla ricerca della salvezza in Dio.
Le Goff, celebre storico medievista scomparso nel 2014, inserisce la donna nella categorie a margine della società medievale insieme con gli artisti e in generale con coloro ai quali è precluso l’ingresso nella tripartizione esclusiva della società del monaco, del cavaliere e del contadino:
“per un pezzo la donna non è caratterizzata da distinzioni professionali, ma dal suo corpo, dal suo sesso, dalle sue relazioni con determinati gruppi. La donna si definisce sposa, vedova o vergine. È stata la vittima delle costrizioni che il parentado e la famiglia a lungo hanno imposto all’affermarsi delle donne come individui dotati di una personalità giuridica, morale ed economica”.
Le donne medievali sono relegate nei conventi: qui le monache sanno leggere e scrivere ma elaborano saperi esclusivamente a sfondo religioso. Ed è qui che incontriamo donne colte, dalla sensibilità culturale raffinata, come Christine de Pizan che si colloca nel panorama letterario del tempo, come una delle pensatrici più acute e innovative, per la sua opera – anche didattica – di riconoscimento dell’intelligenza e della capacità della donna.
Il contributo di Christine de Pizan alla trasmissione della cultura medievale ha delle caratteristiche peculiari in quanto contributo femminile: dovette, a differenza degli scrittori del tempo, costruirsi prima un’identità di donna, affermarla nella società del tempo e poi lavorare alla sua identità di scrittrice. Christine de Pizan, con il suo modo di scrivere lucido, trasparente, coerente e persino ironico, afferma un nuovo ruolo della donna: la donna che scrive.
In Le livre des trois vertus (1405) Christine de Pizan classifica i ruoli delle donne nella società contemporanea: questa sua peculiare attività di scrittura, considerati i tempi, è innovativa, e assume un rilievo didattico proprio nei confronti delle donne a cui insegna la necessità di acquisire la consapevolezza del proprio ruolo individuale e sociale. Non bisogna dimenticare che rispetto alle donne del proprio tempo, Christine ebbe la possibilità di istruirsi al pari dei suoi fratelli maschi (il padre era astrologo e medico). La sua curiosità e il suo interesse verso la conoscenza furono ampiamente soddisfatti.
La sua celeberrima opera Citè des Dames (1405) ha una struttura originale e innovativa.
Le tre dame sono Ragione, Rettitudine e Giustizia e governano un’immaginaria città fortificata, abitata solo da donne: regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri, sante. Se i segni del dominio maschile sono presenti nel martirio delle vergini, nel destino di Lucrezia, di Griselda è altrettanto vero che nella città prevalgono figure positive e di riscatto femminile: Carmenta romana, inventrice dell’alfabeto, Minerva e Aracne, abili tessitrici e poi Didone, Medea, Semiramide, Pentesilea, che fanno arrivare fino a noi il messaggio classico e femminista.
Non a caso Aldo Carotenuto, nel suo saggio “L’anima delle donne” afferma che il patrimonio simbolico dell’immaginario greco è significativo per l’indagine al femminile. I miti, per Carotenuto, criticamente letti in chiave interpretativa, sono mezzo e fine di indagine profonda dell’universo femminile.
Le tre dame, rappresentano per l’autrice, un modello di comunità femminile ed esprimono quella sorellanza di genere che è tipica delle donne. Esprimono altresì l’unione che fa la forza contro il predominio maschile.
Il testo della Pizan diventa mezzo educativo, strumento per stimolare nelle donne la fiducia e la capacità di credere in sé stesse rispetto al predominio maschile che ne ha sempre minacciato l’autostima e represso il potenziale.
Su Christine de Pizan è stato realizzato anche un film dal titolo “Christine Cristina” diretto da Stefania Sandrelli con Amanda Sandrelli, Alessio Boni, Alessandro Haber, Paola Tiziana Cruciani, Blas Roca – Rey.
