Per l’anniversario della nascita di Michael Cheval non si può evitare di omaggiare il grande artista del surrealismo contemporaneo, uno dei principali esponenti del panorama mondiale nel suo campo, che ha offerto molto all’arte figurativa ma che forse, almeno nel nostro Paese, non è ancora adeguatamente tenuto in considerazione.
Biografia
Michael Cheval, pseudonimo di Michail Chochlačev, nasce il 29 maggio 1966 a Kotel’nikovo, città della Russia europea meridionale facente capo al distretto di Volgograd. Fin dalla prima infanzia dimostrò particolare interesse per l’arte, in particolare fu attirato dal disegno e dalla pittura, le forme di espressione cui prescelse di dedicarsi.
Trasferitosi in Germania con la famiglia nel 1980, nel periodo in cui la nazione tedesca si trovava ancora a dover fare i conti con la minaccia rappresentata dalla Guerra Fredda, costretta nelle interferenze delle potenze comuniste e capitaliste che si fronteggiavano, Cheval conobbe qui la cultura dell‘Europa occidentale che colpì molto in giovane artista.

Qualche anno prima del crollo del muro di Berlino, nell’anno 1986, all’età di vent’anni, si stabilì a Balkanabat, in Turkmenistan, dove si laureò alla Scuola di Belle Arti di Ashgabad. Fu in questo periodo che decise di compiere il grande balzo e seguire le proprie aspirazioni artistiche. Con il soggiorno conobbe la filosofia orientale ed intrattenne contatti con personalità del luogo entrando in relazione con le particolarità, i caratteri e le tradizioni dell’Asia centrale. Durante la permanenza collaborò con diversi enti del territorio tra i cui alcuni teatri e case editrici, per i quali creò scenografie, costumi e raffigurazioni per libri. Grazie a queste esperienze sviluppò uno stile unico e particolare, elegante ed esplorativo, mistico con molti elementi onirici ed esoterici sulla scia di un approccio del tutto singolare al realismo magico. Iniziando a lavorare come artista professionista indipendente, i sentimenti artistici di una visione propria e unica della realtà si acuirono in lui. Si può perciò far nascere in questo contesto la maturità stilistica della sua arte nonché la scelta della direzione allegorico surrealistica che Cheval predilesse sopra ogni altra forma di espressione.
Nel 1997 migrò negli USA, dove l’originalità delle composizioni evolvette ulteriormente. Tornando a vivere nelle realtà occidentali non disconobbe quello che avevano rappresentato per lui la cultura e le consapevolezze artistiche e personali della parte di mondo che tanto l’aveva ispirato in giovane età. Anzi, riprese ad accogliere quelle competenze innestandole rispettosamente nelle sue composizioni artistiche con la propria visione e le idee rappresentate dagli anni di permanenza asiatica. Negli Stati Uniti ottenne la cittadinanza americana, ora vive ed opera nel New Jersey dove ha fondato la Cheval Fine Art Inc.

Membro del prestigioso New York’s National Arts Club nel 1998, all’inizio del millennio è stato insignito dell’Exhibition Committee Award. Nel 2002 è entrato a far parte della Society for Art of Imagination. La sua fama e la sua bravura sono indiscusse, i suoi lavori, spesso in mostra presso importanti gallerie statunitensi ed internazionali, sono molto apprezzati dalla critica mondiale. Dal 2009 collabora con Boris Glikman alle illustrazioni di opere letterarie.
Le opere
A fondamento di ogni composizione artistica, Cheval stabilisce il concetto di Absurdity, ossia l’assurdo, o assurdità, quale l’autore ne ha fatto un elemento imprescindibile della propria arte al punto che si è venuta a formare la corrente artistica da lui nata e promossa denominata appunto assurdismo.

Perquanto la concezione dell’assurdismo, prendendo le mosse dal surrealismo, sia astratta e irreale non è da equivalere al surrealismo di un Dalì o alle componenti magiche metafisiche di Magritte. Come sostiene lo stesso Cheval:
“L’assurdismo è il rovesciamento della logica nel tentativo di comprendere la nostra vita per com’è realmente”
Si cadrà nel tranello dell’analogia se si vuole paragonare indissolubilmente il surrealismo cosiddetto classico alle creazioni di Cheval. Perché in Cheval non è tanto prevalente l’aspetto onirico o esoterico quanto piuttosto la componente fantastica il cui scopo è divertire e far pensare il mondo e se stessi attraverso l’impossibile, non quello di provocare o rendere soggetto l’uomo al proprio indomabile inconscio.

Con Cheval l’illusione si rende felice ed entusiasta, la mente si libra all’interno dell’incoerenza rimanendo tale e quale senza diventare follia, emancipandosi così dai disagi che derivano dalle sublimazioni delle paure. Attraverso questa interpretazione la pittura e l’osservazione dei dipinti non può essere altrimenti compresa se non per tramite di un pensiero autentico e infantile, espressione della realtà ed esperimento delle gioia di vivere e di creare.



Non per altro l’astrattismo non è contemplato, proprio perché la verità certa si può capire e intendere per mezzo di occhi ingenui consapevoli di essere immersi in una società spesse volte irragionevole in cui però la disgregazione abbia una coerenza e in cui le forme sono quelle del mito, delle leggende, delle fiabe. Per questo dietro le opere dell’artista si celano metafore da valutare, allusioni ed enigmi tutti da scoprire e risolvere che prendono spunto dalla letteratura o dalle altre arti, per esempio prendendo le mosse dagli scrittori Edward Lear e Lewis Carroll ai quali Cheval è molto affezionato.