Consapevolezza di sé, apertura mentale, conoscenza, interesse verso le varie discipline umanistiche e scientifiche; un “[…] qualcosa che va oltre l’istruzione, abbracciando i più svariati bagagli personali, attinti in diversi dove”, qualcosa che ti rende libero, che ti permette di non essere mangiato dal mondo. È sapere, una raccolta di esperienze che ti permettono di sopravvivere alle diverse situazioni della vita, ma è anche curiosità e comprensione del mondo e della società che ti circonda; è crescita, consapevolezza, identità, padronanza del sapere, ma anche valore, rispetto, passione, una ricchezza che nessuno ti può rubare. Ma può essere anche informazione, patrimonio della collettività oltre che personale, “uno strumento incredibile per scoprire o comunque per migliorare sé stessi”. Cultura è fondamento stesso della società in cui viviamo, è la nostra storia ed è ciò che ci distingue e ci caratterizza nella nostra diversità, che ci dà la possibilità di interagire con le persone; è un mix di esperienze personali di ciascun individuo e della società, qualcosa che nasce dalla propria esperienza personale, è cogliere il valore simbolico che le persone attribuiscono agli oggetti nel tempo.
Queste sono state le risposte al mio sondaggio “Che cosa significa cultura per te?”. Per alcuni è stato difficile darne una definizione ben precisa poiché la cultura è tutto, Eliot infatti diceva che la cultura erano tutte le attività e gli interessi di un popolo: il giorno del derby, le corse con i cani, il formaggio wensleydale, le chiese gotiche e la musica di Edgar. La cultura molto spesso viene messa da parte appena finiti gli studi poiché come spesso si pensa “non serve alcuna cultura per svolgere il mestiere di spedizioniere” oppure “In Italia […] ti marchiano come l’emarginata se fai affidamento sulla cultura”. Come dargli tutti i torti? Effettivamente in Italia, ma come in altre parti del mondo, la cultura ben poco interessa a chi fa di mestieri l’operaio, l’elettricista o lo spedizioniere, che lavorano dalle 10/12 ore al giorno e tornano a casa stanchi morti e l’unica cosa che magari vogliono e bersi una birra, buttarsi in divano e guardare la TV o riposare.
A che cosa serve a loro la cultura? Ed è stata questa la mia seconda domanda: “Ti ha aiutato o ti sta aiutando nella tua vita o nella formazione del tuo futuro? Se si in che modo? Nel caso contrario perché?” Alcuni hanno risposto che la cultura li ha aiutati nella vita in generale, altri nel compiere scelte in modo consapevole, o ad approcciarsi e confrontarsi con gli altri, a non essere ignorante, a dare maggiore autostima di sé stessi, a superare gli ostacoli di ogni giorno, a conoscere nuove persone, a orientarsi, a scoprire il mondo, a creare il proprio futuro e a vivere.
Alcune di queste persone sono studenti dell’università, alcuni sono sia studenti che lavoratori, altri solo lavoratori, ognuno di loro ha riflettuto sul quesito che gli ho posto, perché alla fine la cultura è vita, nasce insieme a noi, fin dal principio, ci aiuta quotidianamente in ogni cosa che facciamo anche se a volte non ci facciamo nemmeno caso, la cultura possiamo trovarla in una foto, in una persona appena conosciuta, nella famiglia, nei giornali, nei libri, anche nell’andare a fare la spesa. Ho sentito spesso persone sottovalutare la cultura come strumento di vita, strumento che dovremmo coltivare sempre, un bagaglio che ci porteremo dietro fino alla fine. La cultura è qualcosa di indescrivibile, di non definibile e senza limiti, è qualcosa che dobbiamo tenerci stretto, è può essere un’arma pronta ad aiutarci a sopravvivere in questo mondo, un mondo a volte di pazzi.