La psicoterapia è un trattamento finalizzato alla cura di disturbi o del miglioramento del benessere e per superare difficoltà interiori con l’aiuto dello psicoterapeuta, attraverso tecniche e strategie. Tra queste, il chairwork, metodo della ‘sedia vuota’, che consiste nell’utilizzo delle sedie in terapia. Così il paziente si comporta come se una persona della sua vita fosse sulla sedia vuota e gli parla come se fosse lì.
Il chairwork
Il metodo del ‘chairwork’, o della ‘sedia vuota’, consiste nell’utilizzo delle sedie in terapia. Così, il paziente ‘mette in scena’, cioè si comporta come se una persona della sua vita fosse sulla sedia vuota e gli parla come se fosse lì.
Messo in pratica dallo psicoterapeuta Fritz Perls, nei primi anni del Novecento, come un percorso di integrazione attraverso il role-playing, comunemente nominato ‘gioco della sedia’.
Comprende diverse tecniche che prevedono l’utilizzo di sedie vuote. Queste sono disposte in modo da collocare nello spazio gli interlocutori significativi. E interagire con essi.
Il paziente parla con un altro simbolicamente collocato, dunque, su una sedia vuota. Questo ‘altro’ può essere una persona che ha fatto o fa parte della vita del paziente, in modo che la persona posso confrontarsi con lui.
Obiettivi
Il metodo invita i pazienti a confrontarsi più direttamente con ciò con cui hanno a che fare. È progettato per curare problemi inerenti l’autocritica, la ruminazione e la vergogna. Come pure l’indecisione e i sentimenti irrisolti nei confronti degli altri. Ancora, tale tecnica ha la finalità di aumentare la consapevolezza. Ma può essere anche utilizzata per facilitare i dialoghi con le parti interne del sé. Ad esempio, mettendo sulla sedia vuota anche un oggetto. Il dialogo è proprio l’obiettivo della tecnica. Attraverso lo scambio di informazioni, avviene il dialogo e si verificano cambiamenti del pensiero, nel sentimento e nel comportamento.
Anziché una sedia, si può utilizzare la tecnica con più sedie. Con questa, la persona parla e si confronta con due o più sedie che rappresentano pensieri e sentimenti. Come pure prospettive o motivazioni.
Come funziona?
Il terapeuta posiziona due o più sedie. Il paziente le utilizza come ‘punti di ancoraggio’ per dialogare con persone o figure del passato, presente o futuro. Può anche instaurare dialoghi interni con voci critiche di sé. E ancora con parti frammentate sofferenti e spaventate, o che attuano comportamenti distruttivi e di dipendenza.
I role-playing che prevedono l’utilizzo delle sedie permettono agli individui di esaminare e simulare le interazioni tra sé e sé, e tra sé e l’altro. Ad esempio, con il sé arrabbiato, il sé ansioso, e così via.
Si attuano interazioni e comportamenti che coinvolgono gli altri. Questo porta ad apprendere nuove modalità più funzionali per il raggiungimento del benessere della persona. Come pure migliorare la capacità di cambiare prospettiva e valutare le esperienze sociali problematiche.
Caratteristiche del chairwork
Il chairwork fa riferimento a parti di sé che interagiscano tra loro. Si uniscono, formando gli ‘stati del sé’.
La tecnica si avvale della ‘personificazione’, ovvero attribuire caratteristiche umane ad un elemento non umano, posto sulla sedia vuota.
Le parti del paziente, attraverso questo metodo, sono rese vive, per cui le varie parti di sé possono essere inscenate. Quindi interviene l’ ‘embodiment’.
In tal modo, si lavora con le esperienze delle emozioni problematiche. Le emozioni si regolano ed elaborano insieme alle motivazioni, agli stati e ai ricordi, proprio quando il paziente esprime il disagio.
Conclusione
Il terapeuta, attraverso questa tecnica, è testimone. Ripete, utilizza un linguaggio particolare e modifica i toni della voce. Al termine, il paziente torna sulla sedia centrale per riflettere sull’esperienza con il terapeuta, per esprimere, validare e consolidare la capacità di cura di se nel momento presente.
https://www.periodicodaily.com/la-fototerapia-come-strumento-di-conoscenza-di-se/