mercoledì, Aprile 16, 2025

Cesare Terranova, nasceva oggi il giudice vittima della mafia

Cesare Terranova compirebbe oggi 99 anni, se la sua vita non fosse stata violentemente stroncata il 25 settembre 1979, per mano della mafia.

Nacque il 15 agosto 1921 a Petralia Sottana, nella provincia di Palermo. Era uno di quei giudici che credevano profondamente nel proprio lavoro. Uno di quelli che agivano, giorno dopo giorno, armandosi solo del proprio coraggio e del desiderio di giustizia.

La sua fu una carriera costellata da importanti traguardi e battaglie.

Le battaglie e le intuizioni di Cesare Terranova

Sin dal 1958 il giudice Terranova fu in prima linea nei processi contro i crimini mafiosi. Osservò da vicino, toccando con mano gli strascichi della prima guerra di mafia. Possedeva una conoscenza profonda del fenomeno mafioso. Aveva intuito che le cosche non fossero gruppi criminali “sciolti”, bensì che facessero capo a una struttura più ampia, gerarchica e organizzata secondo un ordine preciso.

All’epoca in cui Terranova si batteva per far aprire gli occhi alle istituzioni, circa la vera natura della mafia, i più si giravano invece dall’altro lato. Si preferiva infatti credere che si trattasse di un fenomeno isolato e contenuto.

Al fenomeno mafia si accompagna sistematicamente quello dell’omertà, che è l’atteggiamento di ermetica reticenza assunto da tutti coloro i quali, come persone offese o testi, sono implicati in processi per reati mafiosi“.

Non si diede per vinto e continuò con tenacia e convinzione a sostenere che “la mafia non è un concetto astratto, non è uno stato d’animo, ma è criminalità organizzata efficiente e pericolosa, articolata in aggregati o gruppi o famiglie o meglio ancora cosche“.

Sviluppi successivi alla Strage di Ciaculli

Nel 1963 la Strage di Ciaculli non lasciò più spazio ai dubbi circa tale realtà che in molti non volevano vedere, per comodità, per paura o per indifferenza.

In seguito a tale strage Terranova lavorò ancor più strenuamente pur di portare in luce il fenomeno mafioso ed assicurare alla giustizia i colpevoli.

Egli sosteneva a gran voce “esiste una sola mafia, né vecchia, né giovane, né buona, né cattiva, esiste la mafia che è associazione delinquenziale“. Grazie a lui ed al suo impegno cosche come quelle dei Buscetta, Leggio e Greco vennero incriminate.

Con la parentesi politica (1972-1979) diventa membro della commissione antimafia. Da questa posizione di rilievo ebbe la possibilità di spingere per l’ottenimento di misure più forti e dure nei confronti dei mafiosi.

Il “disgraziato” 1979

Nel 1979 ricevette la nomina a consigliere della Corte d’Appello, a Palermo. Il 1979 fu un anno sfortunato e macchiato dal sangue di molti uomini onesti. Uccisi perché compivano con estremo rigore il proprio dovere.

Tra gli omicidi commessi dalla mafia, a partire dal gennaio 1979, vi è quello di Mario Francese, un cronista che aveva portato a galla i suoi sospetti circa il rapporto tra mafia e politica.

A luglio fu il turno di Boris Giuliano, freddato da Leoluca Bagarella.

A settembre Cesare Terranova morì sotto gli spari dei killer che, sotto la sua abitazione, gli tesero un agguato. Insieme a Terranova perse la vita Lenin Mancuso, maresciallo che si occupava della sicurezza del giudice e suo fedele collaboratore.

L’uomo Cesare Terranova

Il 1° marzo del 1978, Terranova scrisse una lettera a sua moglie. Si tratta di una lettera che contiene l’essenza dell’uomo che era. Non solo il giudice imparziale e determinato, non solo il politico ligio al dovere, Cesare Terranova era prima di tutto un uomo, con dei valori e dei principi.

Leggendo queste parole si intuisce la correttezza insita nel suo animo, che lo ha spinto ad agire in nome della giustizia. Mise la propria vita in una posizione di pericolo, pur di perseguire l’obbiettivo di vedere, prima o poi, la sua terra libera dal male mafioso.

Ad onore dei miei genitori voglio ricordare che i principi che mi hanno guidato in tutta la vita sono frutto della educazione da loro ricevuta e che, se in qualche misura sono riuscito ad operare bene da uomo e da cittadino, ciò lo devo soprattutto agli insegnamenti e agli esempi costanti di mio padre e di mia madre, ai quali va la mia infinita gratitudine“.

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