martedì, Aprile 15, 2025

Cervello dell’uomo e della donna sono diversi? La smentita

Il cervello dell’uomo e della donna sono diversi davvero? Nuovi studi sembrano smentire ciò che comunemente si credeva.

La conferenza

A Milano, lo scorso 14 maggio, si è tenuta una conferenza titolata “Neuroscienze e professioni future: questioni etiche”. È stata organizzata dall’Unità di Ricerca in Neuroscienze Sociali e delle Emozioni, in collaborazione con la Facoltà di Psicologia e il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, e la Società Italiana di Neuroetica (SINe). Si è tenuta presso il Palazzo Regione Lombardia ed è stato il primo incontro della settimana di Neuroetica, iniziata il 15 maggio. Claudia Manzi, psicologa dell’Università Cattolica di Milano, ha aggiornato i presenti sulle recenti scoperte scientifiche in materia di differenziazione cerebrale tra uomo e donna.

Lo studio

La studiosa ha parlato di recenti esperimenti che dimostrano come proporre ad alcune donne la risoluzione di un compito matematico, aggiungendo che possono riuscirci anche se sono donne e quindi poco portate per la matematica, innesca nel loro cervello un processo specifico. Si attivano infatti aree deputate alle interazioni sociali (che intervengono per reagire allo stereotipo) a scapito di quelle deputate al calcolo matematico. Ne consegue ovviamente una peggiore prestazione nel compito. Il risultato finale perciò è un rafforzamento globale dello stereotipo. I luoghi comuni sulle questioni di genere quindi sono doppiamente pericolosi. Da un lato viene rafforzata una convinzione errata circa determinate capacità, dall’altro si determinano danni a livello professionale.

Gli studi al contrario, afferma l’esperta, mostrano che le differenze cerebrali tra gli uomini e le donne sono minimi, a differenza di quanto spesso si crede. È noto che i maschi sono mediamente più aggressivi e riescono meglio nella cognizione spaziale, a differenza delle femmine che sono più abili empaticamente (riescono cioè a cogliere più facilmente gli stati emotivi degli altri). A parte questa divergenza, i due tipi di cervelli non manifestano differenze. Di conseguenza tutto ciò che apparentemente sembra una peculiarità dell’altro sesso, è in realtà più verosimilmente il frutto di secoli di stereotipi sociali, ormai radicati anche nell’inconscio.

La settimana di neuroetica

La conferenza ha visto la partecipazione di persone della più varia provenienza. Erano presenti infatti illustri accademici ma anche esponenti aziendali interessati ai risvolti della Neuroetica nel panorama professionale futuro, e cittadini comuni. Tra i docenti più illustri, si è assistito all’intervento di Balconi, docente di Neuroscienze Cognitive presso l’Università Cattolica di Milano. Il professore ha proposto un confronto circa le questioni etiche coinvolte nella nuova disciplina del neuromanagement e sul motivo per cui le avanguardie neuroscientifiche debbano interessare il mondo della produzione.

La settimana di Neuroetica è ricca di altri appuntamenti e interessanti dibattiti. Si parla di “cervelli rianimati quattro ore dopo la morte”, di mini-cervelli realizzati in laboratorio per testare nuovi farmaci e di molto altro. Gli enti coinvolti sono numerosi. Parliamo infatti di 6 atenei milanesi e 2 centri di ricerca. Gli esponenti più celebri sono invece Adrian Owen, “l’esploratore degli stati vegetativi”, Alfred Mele, studioso del controverso concetto di libero arbitrio e Barbara Sahakian, esperta di potenziamento cognitivo.

La settimana si concluderà il 18 maggio, giornata dedicata interamente alle malattie neurodegenerative.

Sei appassionato di neuroscienze? Ecco altri studi molto interessanti:

https://www.periodicodaily.com/loggettivazione-della-donna-e-confermata-dalle-neuroscienze/ https://www.periodicodaily.com/ibernazione-dei-ricordi-si-puo-ma-il-prezzo-e-la-vita/ https://www.periodicodaily.com/la-morte-spegne-il-cervello-uninnovativa-risposta/

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