Torniamo a parlare di letteratura, per un anniversario importante.
Certi libri ci vengono imposti quando frequentiamo la scuola, e purtroppo spesso questo contribuisce a farceli odiare. Ma molte volte, crescendo, riusciamo a rivalutarli.
Chi di voi non ha mai letto o anche solo sentito nominare il libro Cuore? Il diario di un giovane studente, Enrico Bottini, che nel corso di un anno scolastico annota tutte le sue impressioni sul mondo, sui compagni di scuola, sugli insegnanti; uno spaccato di vita di fine Ottocento, che racconta un mondo diverso che oggi non esiste più, dove il rispetto era la prima regola fra ragazzi, adulti ed insegnanti.
Nella data di oggi, anno 1846, nasceva ad Oneglia, provincia di Imperia, Edmondo De Amicis. Quando ebbe due anni la famiglia si trasferì a Cuneo, e fra questa città e Torino iniziò gli studi. Nel 1863 entrò nella Scuola Militare di Modena, dalla quale uscì nel 1865 con il grado di sottotenente. Dal 1866 cominciò la sua carriera militare.
Allo stesso tempo prendeva forma la sua vera vocazione, quella di scrittore e poeta. Già nel 1863 si dilettava a scrivere poesie, che mandò ad Alessandro Manzoni: dono, pare, molto apprezzato.
Dal 1867 iniziò a collaborare con la rivista Italia Militare, della quale per breve tempo fu anche direttore. Qui vennero pubblicati per la prima volta i Bozzetti Militari, che ottennero tanto successo da venir successivamente stampati anche in volume con il titolo La vita militare. Pare, infatti, che De Amicis amasse parimenti fare il soldato e lo scrittore.
Terminata la sua carriera militare entrò a far parte della redazione di La Nazione come corrispondente. Questo gli permise di viaggiare molto e di scrivere parecchio, lasciando testimonianza di ogni luogo visitato.
Chiusa anche questa esperienza, De Amicis si dedicò infine alla stesura del libro che gli avrebbe regalato la notorietà. Come già detto il libro Cuore, scritto in forma di diario personale nel corso di un intero anno scolastico, ci dà la possibilità di rivivere il mondo della scuola di quel periodo, il tutto visto con gli occhi di un bambino di terza elementare. Conosciamo allora tutta la classe del piccolo Enrico: il generoso Garrone, lo snob Nobis, il “cattivo ragazzo” Franti, il primo della classe Derossi e molti altri, dal più ricco al più povero, dal figlio del signore a quello dell’operaio. Si tratta di un’opera fondamentalmente basata sui buoni sentimenti, sull’idea che non ci debbano esser differenze quando si tratta di imparare, non soltanto sui libri ma anche a vivere. Come cita lo scrivente stesso, <<li fa tutti uguali e amici la scuola>>.
Naturalmente però la produzione di De Amicis non si limitava a questo. Negli anni seguenti videro la luce altre opere, tra il 1889 (anno di pubblicazione di Sull’oceano, cronaca del suo viaggio in bastimento fra Genova e Buenos Aires) e il 1899 (data di La carrozza di tutti, dove racconta i suoi viaggi sui primi tranvai a cavallo a Torino).
Particolarmente duri furono gli ultimi anni, con la morte della madre e il rapporto turbolento con la moglie. Il suicidio di uno dei due figli, Furio, all’età di ventidue anni nel 1898 lo gettò definitivamente nella prostrazione: fino al sopraggiungere della morte, l’11 marzo 1908 a Bordighera, all’età di sessantuno anni.
Oggi, quindi, vogliamo celebrare l’autore di uno dei romanzi per ragazzi più famosi di tutti i tempi, a centosettantatré anni dalla sua nascita. Un romanzo che però può far riflettere anche i grandi, e gli adulti che verranno.