Il caso George Floyd ha scosso profondamente l’America, mettendo in luce una questione che in realtà ribolliva da anni e anni. Ora, a distanza quasi di dieci mesi dall’omicidio di Minneapolis, non è ancora stato sottoposto a giudizio l’agente esecutore dell’omicidio, Derek Chauvin. E’ slittato infatti il processo che avrebbe dovuto condannare l’ex poliziotto per la non ancora esatta natura delle accuse rivolte all’agente. Tutte gli indizi portano Derek Chauvin ad essere accusato di omicidio di secondo grado e omicidio colposo.
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Il Caso Floyd riuscirà a spegnere il razzismo?
George Floyd da quel 25 maggio non sarà più dimenticato da nessun americano. La sua morte ha dato nuova linfa vitale non solo al movimento Black Lives Matter ma anche a chiunque difenda i diritti umani. Del resto, il grido di dolore di Floyd “I can’t breathe” è rimasto nell’immaginario collettivo come simbolo della lotta al razzismo, in un momento poi molto delicato dal punto di vista sociale. Difatti da quel giorno sono esplose le proteste a livello globale, contro ogni forma di discriminazione che hanno rimesso in piedi dal punto di vista mediatico questo problema molto grave. Che ha interessato in forma minore anche l’Italia con la nota questione delle statue di alcuni personaggi storici.
Minneapolis si prepara al processo
Poco dopo l’annuncio dello slittamento del processo a Chauvin, alcun manifestanti si sono radunati a Minneapolis per protestare contro questa decisione, con in mano gli ormai noti cartelloni con su scritto il nome del movimento Black Lives Matter. Tanta è la preoccupazione che la polizia di Minneapolis, accanto a FBI, dipartimento di polizia di St. Paul e la Guardia nazionale del Minnesota, è pronta a piazzarsi e a sistemare recinzioni per evitare violenze e subbigli nel giorno fatidico della sentenza.
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