La carneficina
Sono almeno 13 le persone che hanno perso la vita a seguito di un attacco delle forze armate sudanesi, centinaia sono invece i feriti. Si è trattato di un vero e proprio assalto al sit-in degli oppositori. Quest’ultimi hanno risposto alla carneficina “erigendo barricate e bruciando dei copertoni”.
Il tutto è accaduto ieri, 3 giugno, davanti al ministero della Difesa che si trova nel centro di Khartoum, capitale del Sudan. Gli esponenti della protesta, che va avanti da aprile, parlano di una “carneficina”. “Stando ai primi dati, è salito a 13 il numero dei manifestanti uccisi nella carneficina perpetrata nel sit-in di Khartoum”, twitta “Forze della Libertà e del Cambiamento”, la coalizione delle opposizioni responsabili della protesta. Con l’occasione, annunciano anche il termine dei negoziati che si stavano svolgendo con l’attuale Consiglio militare, in carica a Khartoum a partire dalla deposizione di del presidenteG Omar al Bashir, avvenuta lo scorso 11 aprile.
La protesta
I motivi della protesta sono rincari dei beni di prima necessità, in particolare del pane, che diventano insostenibili se uniti alla pesante crisi economica in cui versa il paese. Come simbolo della rivolta c’è una donna, detta “Kandaka” ovvero “Regina nubiana”. La ragazza, studentessa di architettura di 22 anni, è diventata famosa grazie al forte impegno che ha dimostrato, attraverso canti tradizionali che invocano il cambiamento nel paese. “Lo faccio perché i miei genitori mi hanno insegnato ad amare il mio paese”, racconta lei, che è partecipe delle rivolte sin dalle mobilitazioni anti-Bashir.
Tensione crescente
Il clima socio-politico sudanese sta diventando sempre più incandescente e i manifestanti si oppongono a qualsiasi soluzione che non preveda potere politico ai civili. Tuttavia, i negoziati in corso non danno esiti certi e non si capisce se e in quale misura vi sarà una componente militare a capo del paese. Quello di oggi quindi potrebbe essere solo uno dei primi sanguinosi scontri di quest’era post-Bashiriana.