mercoledì, Aprile 16, 2025

Brexit, a metà marzo Londra può chiudere le porte

Ieri su alcuni media inglesi sono trapelate indiscrezioni sulla possibile data di inizio dei negoziati per la Brexit, ciò è bastato a scatenare il panico. Fonti vicine al governo di Theresa May indicano come data scelta per iniziare i negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea la metà di Marzo,  invocando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. A provocare il panico non è stato questo, ma l’indiscrezione della fine della “libertà di movimento” che le stesse fonti vicine al governo britannico indicano avverrà in concomitanza all’avvio dei negoziati,  da quel momento nessun europeo potrà più andare a cercare lavoro in Inghilterra. Secondo il The Telegraph “la premier ha l’intenzione di affermare che i cittadini Ue, dopo l’avvio dell’articolo 50, non avranno più automaticamente il diritto di rimanere in maniera permanente nel Regno Unito”. Lo stesso quotidiano afferma che dopo la Brexit i cittadini comunitari potranno essere soggetti a vistoe vedere limitato l’accesso al welfare mentre a quanto sono già presenti sul suolo britannico verranno garantiti tutti i diritti  fin quando l’Unione Europea li garantirà ai cittadini britannici.

C’è molta confusione su ciò che accadrà. Non si sa se gli europei verrebbero fermati alla frontiera per sapere se sono in possesso di  un contratto di lavoro, se gli studenti potranno continuare a recarsi a studiare nel Regno Unito. Ma per il momento tali indiscrezioni sono state smentite da un portavoce del governo del Regno Unito.

Altre indiscrezioni, ancora non smentite,  affermano che fra due settimane, come conseguenza della Brexit, la Scozia potrebbe chiedere un referendum per la secessione dal Regno Unito.  La disunione britannica rischia di diventare un duro pegno da pagare per divorziare con l’Europa. Il premier scozzese Nicola Sturgeon, vedendo all’orizzonte la minaccia di una Brexit dura, che preveda non solo l’uscita del Regno Unito dall’Europa, ma anche dal mercato comune e dall’unione doganale, sembra voler convocare un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, come aveva provato a fare senza successo nel referendum del 2014.

Queste indiscrezioni hanno avuto l’effetto  di far precipitare la sterlina sui mercati valutari. Ma va ricordato che il primo ministro britannico, prima di avviare i negoziati per l’attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona, deve attendere il voto della camera dei Lord. Va profilandosi la difficoltà di un divorzio storico, il primo nella storia dell’Unione Europea, con immani incognite a cui far fronte.

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