sabato, Aprile 19, 2025

Come l’epidemia ha cambiato il nostro vocabolario

L’epidemia ha cambiato il vocabolario di tutti, arricchendolo di parole nuove o utilizzando parole note in una sequenza mai vista prima.

La definizione di “coronavirus” sul vocabolario Treccani è: coronavirus s. m. Genere di virus responsabili di diverse malattie nell’uomo e negli animali, prevalentemente respiratorie e polmonari; per antonomasia e metonimia, il virus SARS-CoV-2, causa del COVID-19; per ulteriore estensione di significato, il COVID-19 stesso; nella lingua colloquiale, scorciato in corona.

Il termine coronavirus non è un neologismo, questa parola si è presentata per la prima volta alla stampa Italiana nel 1970. Appena si è sparsa la notizia dei due turisti cinesi affetti da coronavirus, questa parola non ha raffigurato più la famiglia dei virus del raffreddore di cui farebbe parte questo nuovo virus misterioso. Si distacca dal linguaggio specialistico e viene utilizzata dai giornali per denominare la nuova epidemia.

A quel punto, nascono i primi sintagmi: questione coronavirus, emergenza coronavirus, psicosi coronavirus… Con le prime manovre per contrastare la pandemia nascono anche i primi derivati. Basti pensare a pre-coronavirus, post-coronavirus, o addirittura anti-coronavirus.

Oggi stiamo assistendo a un vero e proprio virus del linguaggio, perchè con l’avvento della malattia si sono spopolati nuovi neologismi. La costruzione di un vocabolario epidemiologico, creato sulla base della stampa, degli hastag su twitter e dei vari slogan ricorrenti. Parole che non abbiamo mai visto unite nella stessa frase, diventano onnipresenti, come “auto-isolamento” o “allontanamento-sociale” Frasi che viaggiano velocissime sulla bocca di tutti e amplificate dai vari media.

I nuovi neologismi

I nuovi neologismi legati all’epidemia sono svariati e in continua evoluzione. Possiamo quindi distinguere le nuove parole fondate sul lessema coronavirus da quelle fondate solo su uno dei suoi componenti ( corona o virus). Tra i neologismi più comuni possiamo trovare i composti “furbetti del coronavirus”, ” furbetti del contagio” oppure “furbetti della quarantena”.

Oppure il neologismo coglionavirus o Covidiota, del primo leggiamo su Treccani: ” volgarismo ludico di conio recente per indicare il virus che avrebbe trasformato personaggi pubblici e privati in altrettanti coglioni”.

Questi nuovi termini naturalmente non si sono fermati al nostro paese. Vediamo alcuni neologismi stranieri. “Quarentena não é férias“, letteralmente “la quarantena non è una vacanza”, un’espressione che invita le persone a stare a casa, ricordando che la chiusura delle scuole e degli uffici non è un’opportunità per andare al parco o in escursione con gli amici.

Il termine tedesco “Hamsterkauf” riferito al fenomeno dell’assalto ai supermercati. E’ costituito dai temini “Hamster” (criceto) e Kauf (acquisto). Questa metafora interessante accomuna chi sta assaltando i supermercati per fare provviste ai criceti, che accumulano tutti il cibo che hanno bisogno per l’inverno tenendolo nelle loro guance.

Questi sono solo alcuni degli esempi di come questa epidemia nel giro di pochissimo ha cambiato il nostro vocabolario e quello mondiale. Siamo circondati dal linguaggio, un linguaggio che segue le nostre abitudini e ciò che ci accade intorno. Quando un nuovo evento ci prende alla sprovvista, dobbiamo inventare nuovi termini per descriverlo.

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