È stata una settimana calda quella che ha visto le vie universitarie di Bologna movimentate da una rivolta accesa contro l’installazione di tornelli all’entrata della biblioteca sita in via Zamboni 36. Si tratta di impiantare ordinarie misure di sicurezza, necessarie per garantire la vivibilità di un ambiente universitario molto spesso abbandonato a se stesso. Ma l’iniziativa sembra non aver riscosso successo, come invece ci si aspettava.
Lo scorso giovedì 9 febbraio, un gruppo di ragazzi, presumibilmente studenti dell’Alma Mater Studiorum, ha fatto irruzione nella biblioteca della facoltà di scienze umanistiche in segno di protesta contro i fatidici tornelli. Il fatto sembrerebbe non andare giù a un numero fin troppo consistente di studenti i quali, invece di salvaguardare la struttura universitaria e favorire solo l’ingresso di ragazzi in possesso di badge (tessera universitaria elettronica assegnata a ogni studente), hanno scatenato una rivolta tale da gettare il resto della popolazione studentesca nel terrore.
L’intervento delle forze dell’ordine è stato immediato. La polizia non entrava in una struttura universitaria da ben 40 anni, tuttavia, si è rivelato necessario in un momento di insurrezione tale. Due studenti dell’Alma Mater sono stati persino arrestati e poi messi agli arresti domiciliari. Il giorno seguente un corteo di ben 500 persone ha sfilato per le vie bolognesi, causando disagi al traffico della città.
Bologna, già nota per le numerose e accese insurrezioni che prendono vita tra gli studenti- come quella legata alla questione “caro-mensa” che poco tempo prima aveva infervorato tutti- ha lasciato che la situazione sfuggisse di mano. Non è chiaro esattamente chi protesti per cosa: ci si muove compatti pensando di far la rivoluzione. La folla di studenti dichiara di voler mandare a casa il rettore universitario, responsabile della discussa iniziativa “tornelli” installati nella biblioteca in via Zamboni. La struttura è nota per essere luogo di ritrovo per malfamati, e quindi non di studenti, che sfruttavano la biblioteca per i propri interessi. Perciò, viene spontaneo chiedersi, perché nasce una protesta contro la sicurezza e la prevenzione?
Questo non si sa, eppure anche ieri un corteo di ben 700-800 persone, dopo aver occupato il rettorato in segno di protesta, si è riunito alle 16 in Piazza Verdi e ha percorso i viali bolognesi. Infine, è giunto in via Zamboni 36 perché la struttura venisse riaperta. La polizia in borghese ha seguito il corteo ma non è stato necessario alcun intervento.
A mobilitarsi in segno di solidarietà sono state anche altre università italiane, come Napoli e Palermo, che hanno occupato i propri rettorati.
Ora, sembra piuttosto paradossale che un gruppo così numeroso di studenti non comprenda che non è tolto loro il diritto allo studio, bensì si cerca soltanto di tutelarlo garantendo strutture più sicure per tutti coloro che pagano le tasse e pretendono un clima serio. Sarà semplicemente lo spirito di ribellione bolognese a provocare tutto ciò?