mercoledì, Aprile 16, 2025

Bansky stupisce ancora, il suo presepe di guerra ha fatto scalpore

Il piccolo presepe di guerra che il celeberrimo Bansky ha creato con il suo talento e la sensibilità verso i diritti umani e una forte denuncia verso le ingiustizie che è peculiare a questo famosissimo e sconosciuto artista originario di Bristol, è stato progettato proprio all’interno di quello stesso hotel, si tratta dell’eclettico e anticonformista The Walled Off inaugurato nel 2017 e devotamente nonché fortemente amato dallo street artist per la carica simbolica che lo caratterizza, che si erge di fronte al muro che a Betlemme separa gli israeliani dai palestinesi.

Ingresso del The Walled Off Hotel

Quasi ogni giorno si sentono i telegiornali invasi dalle brutalità delle guerre mediorientali per il predominio economico e territoriale oltre che religioso, e la striscia di Gaza insieme al fronte che corre vicino o attraverso le principali città israelo palestinesi come Gerusalemme, Tel Aviv e Betlemme è continuamente assediata da scontri a fuoco che mettono in pericolo la vita delle genti che in questi luoghi ci abitano. Natale è tradizionalmente la festa della famiglia, della celebrazione della nascita e della vita, la festività per eccellenza attraverso la quale tutto il mondo, sia cristiano che non, si raccogliere per commemorare la bellezza e la straordinarietà della fratellanza e di una comunità unita fondata su principi giusti, saggi e rispettosi del genere umano. Tutti questi profondi e sani ideali in Medio Oriente non sono rispettati, è necessario perciò continuare a criticare le mire espansionistiche, sanguinarie e bellicose di governi che cercano soltanto l’annullamento e in alcuni casi, per la loro trincerante megalomania, l’autoannientamento, è quindi fondamentale persistere in una forte denuncia contro un potere ribelle che inculca nel suo popolo idee repressive e altrettanto rivoluzionarie e tremende, combattere contro una civiltà di invasamento collettivo che non guarda in faccia la bellezza della vita, della libertà e del vivere civile basato sul reciproco rapporto e sul vicendevole soccorso.

Proprio per cercare, per quanto gli umili mezzi di ciascuno lo consentano, Bansky, consapevole del suo forte impatto sull’opinione pubblica dettato da uno stile artistico di pregio e non meno dall’aura di mistero che attornia la sua figura, ha deciso di aggiungere la sua voce muta ma potente fatta di colore, stile impattante e fresco, elegante armonia nonostante le dure tematiche trattate come quest’ultima, e dolce e al tempo stesso audace e rimproverante provocazione. La protesta alla guerra di Palestina non avrebbe potuto non ricevere l’ascolto e la giusta risonanza di un artista attivista quale Bansky, soprattutto in questi giorni di festa per il resto del mondo che non vede coinvolte tantissime famiglie israeliane e palestinesi perché continuamente assillate dai problemi che la polveriera del Vicino Oriente comporta.

Il muro di sicurezza o della vergogna

Il presepe scovato all’hotel The Walled Off, nome che non lascia sicuramente spazio a fraintendimenti, si tratta di una semplice e classica natività, quello che però sconvolge lasciando interdetti gli spettatori che come guardando ogni altra opera del writer non possono non sentirsi smossi da un senso etico e morale che si incanala nell’unica direzione che un popolo consapevole della propria realtà deve percorrere, quello cioè dell’eguaglianza, della verità, del buon diritto e della giustizia, è lo sfondo del presepio. La scena della sacra famiglia, costituita da statuette piuttosto comuni di Maria, Giuseppe e del Gesù Bambino nella mangiatoia assistito dal bue e l’asino, si svolge infatti ai piedi di un muro di cinta svettante che proprio al centro della lastra di cui è costituito il fondale, composto da vere barre di cemento che ricordano in miniatura una barriera di separazione, riporta un foro di proiettile o di granata che si staglia esattamente sulle teste dei protagonisti della natività.

Ma quello che sbalordisce per l’idea e soprattutto per il carico emotivo e simbolico che accumula in sé e che esplode in rapporto alla scena che sotto di esso si sta svolgendo, è il fatto che da questo buco di proiettile si sviluppano orizzontalmente e verticalmente due segni conseguenza dell’impatto del proiettile con la barriera, la cosa sensazionale è che questo particolare sgretolamento forma una croce, la cui possibile interpretazione può essere anche quella, più attinente al presepe, della stella cometa. Bansky ha voluto mettere in rapporto la tristezza della morte, rappresentata con il grigio muro impallinato e decadente con la luminosità e la limpidezza, l’innocenza della nascita significata dalla scena della natività costituita dalle statuine multicolore in toni pastello. Lo stesso muro reca, seppur sbiaditi, graffiti che inneggiano all’amore, alla pace e alla libertà, scritti in inglese e in francese, lingue internazionali.

Mappa della Barriera di separazione israeliana

La quiete di un nuovo arrivo e dell’annunciazione beatifica è messa in pericolo dalla vendetta, dalla cattiveria e dalla guerra, ma una speranza c’è e si trova proprio nell’adorazione della vita e della sua importanza come unica salvezza per il mondo. L’artista ha quasi messo in rapporto il Natale con la Pasqua dimostrando in realtà come si debbano incanalare le forze di restaurazione e di risarcimento sul primo in quanto è il Natale, considerato sia nel suo significato più autenticamente biblico che nel suo senso simbolico, a essere l’unificatore ed il mediatore fra tutte le culture sparse sull’intero globo, e in particolar modo per la cultura e le tradizioni biblico coraniche che vedono le tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e islamismo, contendersi troppo spesso con conseguenze deleterie il primato del culto. E’ partendo con una comprensione più consona e aperta della natività, elemento immancabile di ogni tradizione mondiale, archetipo reale, leggendario e mitologico dell’esistenza e della riverenza verso di sé nonché importante punto di contatto tra le religioni monoteiste, che giudaismo e islamismo possono ritornare a riscoprire i valori di una fratellanza che in Palestina si sono persi. Indipendentemente dalla religione professata, è la volontà di creare un mondo migliore e più accogliente in cui le generazioni vecchie e nuove possano vivere finalmente in pace ad aver spinto l’artista alla creazione della nuova opera il cui insegnamento non è da sottovalutare. Quello che ci vuole dire il grande Bansky è che nulla è perduto o distrutto irrimediabilmente, la speranza, sempre che la si voglia trasformare in fatti, è sempre dietro l’angolo, proprio appena al di là di quella barriera spinata che divide Israele dai territori palestinesi, basta volerla abbattere e oltre si può ritrovare la purezza di sentimenti misericordiosi.

La maledetta barriera di separazione israeliana, che si sviluppa in parallelo a una continua ricerca di autodefinizione ultraetnica, rappresentata dal fondale del presepe e rappresentante oltre che della disintegrazione dei valori di tutti i muri di separazione che dall’Europa all’America dividono i territori più ricchi da quelli più poveri impedendo il flusso migratorio spesso causato da quegli stessi Stati ricchi che hanno fagocitato le risorse dei più piccoli, è un sistema di barriere fisiche lungo circa 730 chilometri eretto e ridisegnato più volte nel corso degli anni in contrasto al terrorismo palestinese costruito dallo Stato di Israele in Cisgiordania a partire dalla primavera del 2002 che va sotto il nome di chiusura di sicurezza o muraglia di protezione. Questa barriera, composta da un muro o di un reticolato in alternanza intermezzato da porte elettroniche, è chiamata dagli arabi non israeliani muro della vergogna o muro dell’annessione o anche muro dell’Apartheid o muro di separazione razziale in riferimento alle terre sottratte da Israele alle genti palestinesi e in rapporto alle difficoltà lavorative e sociali che questa barriera comporta.

Gli angeli, opera di Bunsky sulla barriera antiterrorismo di Betlemme

Corrente anche tra Gerusalemme e Betlemme, questo muro è ormai divenuto il rappresentante della persistenza della guerra isrealo palestinese che si protrae da troppo tempo e di conseguenza è diventato la piaga e la miseria di quei territori, della politica e dell’ONU che non riescono a trovare soluzioni di compromesso per far cessare tribolazioni e inutili spargimenti di sangue, e, in accordo con quanto affermato dal direttore del boutique hotel The Walled Off Wissam Salsaa, la vergogna dell’umanità intera che non ha ancora afferrato il concetto dalla insensatezza dei conflitti.

“Cicatrice di Betlemme. Una natività modificata per The Walled Off Hotel”

questa è stata la semplice definizione, concisa e di sicuro effetto, pubblicata sul profilo ufficiale di Bansky in accompagnamento alla foto dell’opera. Il motivo per cui Bansky ha scelto l’hotel The Walled Off non è stato riportato dall’artista, ma la motivazione appare subito chiara, infatti l’hotel, oltre che aver precedentemente ospitato clandestinamente un’altra opera dell’artista sconosciuto che rappresenta un soldato israeliano che lotta a cuscinate con un ragazzo palestinese, è il rappresentante ideale della necessità e del desiderio di rinuncia alla guerra.

Profilo Instagram di Bansky

Esso è la paura, simboleggia un’economia e un benessere messo in ginocchio dalla guerra e dalla povertà, ma vuole significare anche la rinuncia al conflitto, l’arte che aiuta a migliorare il mondo e ripulire le coscienze, è la speranza che si fa verità, struttura, solide pietre e cuore saldo. Particolarmente sensibile al conflitto palestinese, Bansky in anni passati ha dipinto la cortina di separazione con altre opere di successo, non poteva, fra le altre cose, non riproporsi anche al The Walled Off, residenza di una certa notorietà, definito l’albergo peggiore del mondo, ubicata così vicino alla tanto criticata barriera.

Un’opera di Bansky sul muro di contenimento

Lasciando un’opera all’interno di un hotel, l’artista ha cercato di smuovere, oltre che le coscienze di ogni persona che non può non sentirsi attratta dal significato caratteristico del presepe, anche coloro che del benessere, della libertà di viaggio ed esplorazione per gusto o passatempo ne fa uno dei diritti principali dell’uomo, si è rivolto perciò proprio a quell’Occidente benestante che da tempo immemore si è lanciato allo sfruttamento dell’Oriente con conseguenze infauste, certe delle quali connesse con la guerra palestinese israeliana. Sempre secondo Salsaa, l’opera di Bansky:

“Dovrebbe suscitare vergogna in tutti quelli che sostengono il muro, è un modo formidabile e diverso di parlare di Betlemme, per spingere la gente a riflettere di più sul modo in cui viviamo qui”

L’accusa contro Israele è evidente, sia per quanto si valuti la sua politica oltraggiosa che per quanto concerne il senso di superiorità israelitica che sotto traccia si denota nella classe politica e nel sentimento nazionalistico israeliano che ha portato allo scoppio del conflitto e alle infuocate ripercussioni che ne sono derivate, come è lampante pure la denuncia verso l’accanirsi degli Stati palestinesi antistraeliani che continuano a rinsaldare le mire belliche senza cercare efficaci soluzioni di pace che paiono non provenire né dall’un fronte né dall’altro.

Un’opera di Bansky sul muro di contenimento

Volendo fare forse da rimando anche all’assedio della Basilica della Natività, avvenimento accaduto durante la seconda intifada quando dal 2 aprile al 10 maggio 2002, nello stesso anno della prima erezione del muro divisorio di cinta, nell’ambito dell’Operazione Scudo Difensivo durante la quale le Forze di Difesa Isrealiane occuparono Betlemme e tentarono la cattura di alcuni militanti palestinesi ricercati, decine dei quali si rifugiarono nella Basilica della Natività, l’ultima opera di Bansky assume un significato ancora più pregnante.

Babbo Natale di Birmingham, Bansky

Per quanto riguarda Bansky e con lui la maggior parte dell’opinione pubblica, è arrivato il momento di dare un taglio a queste esasperazioni una volta per tutte, la rivalità tra le due fazioni è ormai arrivata allo stremo e sotto la potenza dell’arte manifestata dal Babbo Natale di Birmingham e sotto il fortunato segno della natività che sempre unisce e fortifica mai dividendo, il mondo potrà diventare un posto migliore per tutti.

Alessandro Pallara
Alessandro Pallara
Nasce a Ferrara nel marzo del 1996. Ha studiato sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics di Padova. Tuttora collabora come volontario supervisore del patrimonio artistico culturale con l'associazione Touring Club Italiano nella città di Bologna.

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