venerdì, Aprile 18, 2025

Area del farmaco Roma 1: una sanità anni ’70 lenta e pericolosa

A Roma vengono chiuse le piazze per assembramenti pericolosi. A Trastevere gli agenti chiudono due piazze al pubblico. Affollamento e impossibilità di garantire il rispetto delle norme anti-contagio hanno portato anche alla chiusura di una discoteca nel territorio del VII Municipio.

Ma questo articolo non vuole analizzare la movida romana notturna. Vuole denunciare il mancato rispetto delle norme di distanziamento e forse anche delle più basilari norme di cura verso il cittadino da parte dello stesso Stato.

L’area del farmaco della Asl Roma 1 a piazza Santa Maria della Pietà a Roma rappresenta la peggiore Sanità del Paese e probabilmente è anche testimonianza concreta dei tagli impazziti e senza regola alcuna verso fondi destinati a curare i cittadini.

Premetto che per il malato cronico recarsi in tale struttura oggi non rappresenta una scelta ma un obbligo di appartenenza territoriale. 

I tempi di attesa partono da 2 ore circa, non esiste una linea privilegiata per disabili e esternamente non si vedono assolutamente punti di ristoro o sedute.

Ecco come funziona nell’Area del farmaco Roma 1

È difficile rendersi conto della situazione davvero tragica e dopo un primo sentimento di rabbia si affronta la coda con tristezza. Tutti insieme, ascoltando i numeri declamati da persone che indossano le mascherine e quindi di difficile comprensione. Guardie giurate che presidiano e controllano l’interno ma gestiscono anche il ‘traffico’ di persone. 

Un campanello interno scandisce i numeri e i pazienti controllano ognuno il proprio ticket facendo il conto alla rovescia. Cittadini che aspettano sotto il sole, con evidenti problematiche fisiche. Cittadini sulla sedia a rotelle ai quali viene negato ogni tipo di diritto che pensavano di aver acquisito negli anni e che comunque da qualsiasi altra parte è rispettato.

Nell’Area del farmaco Roma 1 è facile ascoltare, durante l’attesa, parole di maledizione verso la propria malattia. Verso il proprio stato. Perché situazioni del genere portano a riflettere e a volte anche a darsi delle ‘colpe’. La colpa di essere malato, di essere un peso per questa società. Forse per tanti proprio questa attesa terribile rappresenta l’espiazione delle proprie colpe.

Ma la qualità delle attuali e scarse risorse umane non manca. Personale che per sveltire la procedura esce dallo stabile e viene incontro al malato per apporre una firma, per approvare un piano terapeutico, per aiutare. Personale interno, stanco e disarmato ma con il cuore dalla parte di chi adesso si sta maledicendo.

Vengono approvati piani terapeutici che prevederanno l’erogazione di medicinali

Bisognerà ritornare e affrontare un’altra volta la stessa attesa. Per poi finalmente, ricevere il materiale sanitario ordinato e consegnato dalle case farmaceutiche alla Farmacia territoriale in questione. Una fornitura trimestrale che appena ricevuta già fa tremare pensando al prossimo appuntamento che di giorno in giorno si avvicina.

Ci chiediamo: perché le consegne non vengono effettuate presso il domicilio del paziente? Perché questa struttura è aperta al pubblico solo tre volte a settimana dalle 9 alle 13? Eppure la richiesta è elevata. Non riusciamo proprio a vederlo questo nuovo Decreto Legge denominato semplificazione. In questo posto la semplificazione non esiste. Possibile che i vertici di questa struttura non vedono? Dove sono le associazioni del malato? A cosa serve il 5 per mille se non a questo? 

In questo luogo non servono solo le sedie distanziate o il gel sanificante, serve una presa di coscienza e personale che possa far sentire accolto e aiutato il malato. 

Per una emergenza come il Covid-19 abbiamo stanato infermieri e medici ovunque essi fossero. Ciò che abbiamo visto in questa struttura sicuramente rappresenta una emergenza anche di carattere sociale. ‘Andrà tutto bene’ se ciascuno, al proprio livello, si impegnerà a migliorare la nostra fondamentale Sanità pubblica.

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