La Formula 1 è approdata questo weekend in Arabia Saudita per il secondo Gran Premio della stagione. Fin qui niente di strano, se non fosse per un piccolo problema chiamato…guerra. Nel corso della settimana, due siti vicino al circuito cittadino di Jeddah sono stati oggetto di due attentati, riflesso del sanguinoso conflitto che da sette anni affligge il vicino Yemen. Nonostante l’elevato grado di rischio, il circus ha deciso ieri notte di andare avanti, come se nulla fosse. Questa sera andranno in scena le qualifiche e domani la gara, a partire dalle 19 italiane.
Formula 1: cosa sta succedendo in Arabia Saudita?
Da sette anni il paese con capitale Riyadh è impegnato sul fronte in Yemen, con l’esercito che da supporto al governo locale. Quest’ultimo è in lotta contro la fazione di ribelli degli Houthi, appoggiati dall’Iran. Mercoledì gli Houthi hanno colpito con missili e droni vari siti a Jeddah e nella vicina regione di Jizan. Tra gli obiettivi colpiti c’è stata una raffineria dell’Aramco, la compagnia petrolifera di proprietà dello Stato saudita. Nonostante questi avvertimenti, il circus si è presentato regolarmente per il weekend. Ieri, poco prima della seconda sessione di prove libere, un altro missile ha colpito un deposito di carburante, a meno di 20 Km dal circuito cittadino. La sessione è stata rinviata di 15 minuti. Le colonne di fumo erano ben visibili dagli onboard delle vetture.
GP Jeddah: i piloti correranno, nonostante gli attacchi
Alto rischio ad alta tensione
Di fronte ad una minaccia sempre più vicina, la Formula 1 ha convocato una riunione d’urgenza con i team ed i piloti. Il presidente FIA Ben Sulayem ed il CEO Stefano Domenicali hanno rassicurato il paddock, condividendo le informazioni dell’intelligence saudita. Gli obiettivi degli Houthi erano i siti di Aramco, e non la F1. I team manager si sono convinti e hanno deciso di proseguire. Ma i piloti no: i driver hanno convocato una propria riunione, con alcuni di loro che hanno proposto un boicottaggio. I team manager sono tornati e hanno discusso con loro, ammorbidendo le posizioni più oltranziste. Questa mattina, con un comunicato stampa, la Formula 1 ha annunciato che il GP dell’Arabia Saudita proseguirà regolarmente. Ma il rischio di un nuovo attacco rimane. Cosa può succedere? Dopo le tormentate vicende attorno alla Russia, il circus ci casca di nuovo. Ammaliati dai soldi del regno arabo, la massima formula rischia di trovarsi in una situazione ben peggiore che a Sochi. Perché qui non c’è in gioco solo la reputazione del campionato, ma anche qualcosa di più. Non sarebbe ora di smetterla di andare a correre in certi paesi?
Immagine in evidenza di Red Bull Content Pool, per gentile concessione