Se n’è andata a 86 anni April Ashley, la prima vera pioniera dell’attivismo per i diritti dei transgender. È stata tra le prime britanniche a sottoporsi ad un intervento di chirurgia per l’assegnazione di genere. Nel 2012 ha anche ottenuto il riconoscimento MBE per il suo impegno per l’intera comunità transgender. Il cantante Boy George su Twitter l’ha salutata così: “Una forza della natura e una grande sacerdotessa transgender”.
Morta a 86 anni Assunta Maresca: prima donna boss della camorra mafiosa
La vita e l’attivismo di April Ashley
Nata da una famiglia di operai di Liverpool nel 1935, April Ashley si arruolò nella marina mercantile quand’era ancora adolescente. Dopo alcuni tentativi di suicidio e un periodo trascorso in un centro psichiatrico, si trasferì a Londra nel 1955 e poi a Parigi. Nella capitale francese si esibì al night-club Le Carrousel, e grazie a quest’attività riuscì a risparmiare il denaro necessario per l’intervento di assegnazione di genere. E così nel 1960 divenne la seconda britannica a sottoporsi ad un’operazione di transizione da maschio a femmina. In alcune interviste ha poi dichiarato che tutto ciò le ha dato una grande felicità. Rientrata in Inghilterra, Ashley ottenne una tessera assicurativa nazionale, un passaporto e una patente di guida nella quale era identificata come donna. Negli anni ha avuto una grande carriera come modella, è stata protagonista di un servizio fotografico per la rivista Vogue e ha lavorato in alcuni film, tra i quali ricordiamo Road to Hong Kong con Bob Hope, Bing Crosby e Joan Collins.
La fine della carriera e il matrimonio invalidato
La sua carriera si è poi bruscamente interrotta nel 1961 quando i Sunday People rivelarono che era transgender. Nel 1963 convolò a nozze in Gibilterra con l’aristocratico Arthur Cameron Corbett. Quando nel 1970 divorziò, giunse una sentenza storica. Il giudice stabilì che non era possibile cambiare legalmente sesso e, di conseguenza, il matrimonio non era valido. Rimasta in condizione di indigenza, April Ashley emigrò poi nella costa occidentale degli Stati Uniti per allontanarsi da pregiudizi e discriminazioni. Sarebbe rientrata poi in Gran Bretagna nel 2005 quando ha ottenuto il riconoscimento legale come donna grazie al Gender Recognition Act.