Le campagne di sensibilizzazione sulla salvaguardia delle api sembrano funzionare e gran parte della gente sostiene e approva tutte le iniziative a favore della loro tutela.
Ma a quanto pare molti non sanno che stiamo proteggendo la specie sbagliata.
Infatti, da un lato è vero che aumentando il numero delle arnie, ad opera sia di allevatori professionali che amatoriali, l’agricoltura beneficia dell’impollinazione tramite questi insetti.
Ma dall’altro stiamo stravolgendo interi ecosistemi, proteggendo le api domestiche a discapito di quelle selvatiche (che sono veramente in pericolo).
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La realtà nascosta dietro nobili intenti
Nel mondo l’apicoltura sta prendendo sempre più piede come pratica ecologica ed ecosostenibile. Ormai anche i privati prendono una manciata di arnie artificiali per cimentarsi in questa pratica.
Erroneamente pensano di fare del bene immettendo nell’ambiente nuove colonie. Migliaia di api pronte ad andare in giro a impollinare le piante e allo stesso tempo produrre magari del buon miele per chi le cura.
Tuttavia, così facendo, non stiamo proteggendo la specie, o per meglio dire, non stiamo proteggendo quella che ne ha veramente bisogno.
Cosa succede alle api selvatiche?
Infatti le popolazioni di api domestiche non sono mai state più floride e numerose come adesso mentre le colonie di quelle selvatiche sono in pericolo, e proprio a causa dell’aumento della loro versione “domestica”.
Le api che alleviamo detengono il monopolio delle risorse alimentari entrando in competizione e mettendo in difficoltà quelle selvatiche.
Danni anche per la biodiversità
Però, non sono soltanto le api (quelle selvatiche) a risentire di questa competizione, ma anche diverse altre specie di insetti impollinatori.
Questi sconosciuti, purtroppo, non godono delle stesse attenzioni dei loro cugini a strisce gialle e nere ma il loro ruolo è altrettanto importante.
Inoltre le api contribuiscono più efficacemente alla riproduzione e diffusione di specie vegetali alloctone, creando squilibri non indifferenti negli ecosistemi quando i loro numeri sono eccessivamente alti.
Fonte: Scientific America