Partiamo dal primo punto: l’andrologia è la branca specialistica della medicina che si occupa della salute maschile, del trattamento e della prevenzione delle patologie che riguardano la sfera sessuale e riproduttiva dell’uomo. Dopo l’infertilità maschile, di grande interesse per l’andrologo è il tema dell’ipogonadismo dell’adulto e dell’anziano, ovvero “andropausa“. Questo fenomeno, meno noto della menopausa femminile, può condurre a un riduzione del testosterone, con conseguenze importanti sul metabolismo e sull’attività sessuale.
Come aiutare il partner?
Per poter aiutare il partner è importante innanzitutto capire che cos’è realmente l’andropausa. Con l’età, proprio come nella donna, si verifica una cessazione graduale dell’attività degli organi riproduttivi dell’uomo. Non è un fenomeno in senso stretto come quello femminile, ma può essere etichettato come un insieme di sintomi che interessano tutto l’organismo: difficoltà di concentrazione, anemia e affaticamento. Sintomi che dipendono, quasi sempre, da una diminuita produzione di testosterone. Alcuni comportamenti possono accelerare il processo. Uno dei fattori che più di ogni altro influenza negativamente i livelli dell’ormone è il fumo di sigaretta, per cui l’insorgenza dell’ipogonadismo può essere anche più precoce, rispetto ai “canonici” 50 anni. Non solo fumo, però: contribuiscono ad anticipare l’insorgenza dei disturbi anche fattori di rischio come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’eccessivo consumo di alcool, una dieta inadeguata, la mancanza di esercizio fisico e naturalmente il diabete.
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E questo cosa comporta?
I disturbi della sessualità in andropausa sono dovuti alla progressiva perdita del desiderio verso le donne in genere. Diventando sessualmente “sereno” e tranquillo per la graduale scomparsa delle pulsioni sessuali. L’insufficienza ormonale androgena induce una indifferenza cerebrale agli stimoli erotici per cui le erezioni diventano meno frequenti e necessitano di maggior tempo nel raggiungere l’erezione completa. Che a volte può non essere pienamente valida o presentare instabilità. Inoltre, i sintomi non riguardano solo il lato “pratico”, ma anche psicologico. L’uomo in andropausa è spesso pessimista, di cattivo umore e reagisce meno ai normali stress della vita, si fa problemi per tutto, diventa più suscettibile.
Andropausa: occorre andare dall’andrologo?
In genere, si dovrebbe programmare una visita dall’andrologo a qualsiasi età quando si riscontrano sintomi che mettono in allarme o particolari anomalie. Dopo i cinquant’anni, però, anche in considerazione del deficit di testosterone, sarebbe opportuno programmare un appuntamento. Se tutto procede nel migliore dei modi, ci si può tornare dopo tre anni ma sarebbe buona norma sottoporsi a visita andrologica almeno una volta l’anno a partire dai 55 anni di età.
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