Alzheimer e ricordi
Il morbo di Alzheimer rappresenta per gli anziani e per coloro che li devono accudire un calvario lungo e doloroso. Inizialmente la capacità di orientarsi e la memoria a breve termine iniziano progressivamente a deteriorarsi. Con l’acuirsi della malattia i nostri anziani non riescono più ad attribuire i nomi agli oggetti e a utilizzarli nel modo corretto. Infine, si viene a creare una totale mancanza di riconoscimento dei propri cari e una sempre più limitata autonomia personale.
Sentimenti intatti?
La memoria svanisce. Ma i sentimenti? Le emozioni che hanno provato per i loro famigliari e amici nel corso della loro vita? La risposta può non essere così catastrofica. Le esperienze comuni di coloro che si prestano ad assistere questi pazienti, fanno piacevolmente scoprire che la capacità di “provare” qualcosa rimane intatta. Ad esempio alcune persone dopo aver visto un film malinconico, senza ricordare nulla dei contenuti e dello stesso fatto di averlo visto, riferivano di sentirsi allo stesso modo. Similmente è accaduto che una signora, pur non ricordando nulla della morte del figlio e del fatto di essere stata presente al funerale, ha dimostrato di sapere della scomparsa: disse che avrebbe preferito morire lei al suo posto.
Le due vie cerebrali della memoria emotiva
Pare proprio quindi che un certo tipo di memoria emotiva rimanga intatta fino agli stadi più evoluti della malattia. Il neuroscienziato Joseph Le Doux sostiene che ciò accade grazie a due “vie” che la memoria emotiva può percorrere: quella consapevole (che è “contenuta” nella corteccia cerebrale) e quella implicita (che ha come riferimento neuroanatomico il sistema limbico). Molto probabilmente, mentre la corteccia cerebrale è da subito un bersaglio per il morbo di Alzheimer, il sistema limbico, che si trova più in profondità nel cervello ed è anche molto più antico dal punto di vista evolutivo, non verrebbe intaccato fino agli ultimi stadi di questa terribile malattia.
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