Un grido di dolore, sofferenza e di allarme si eleva per la situazione delle ragazze e donne iraniane, private anche del diritto all’istruzione. L’autorità sanitaria locale ha confermato che centinaia di alunne iraniane sono state avvelenate con il gas con l’obiettivo di chiudere le scuole femminili.
Il fatto
In Iran, alunne sono state avvelenate a scuola, proprio per chiudere le scuole femminili. Infatti, dallo scorso novembre, i media locali hanno riferito di casi di avvelenamento respiratorio per centinaia di alunne iraniane. L’obiettivo è chiudere le scuole femminili. Lo ha ammesso un alto funzionario governativo di Teheran. Si è trattato di intossicazioni volontarie in varie scuole del Paese, per impedire l’istruzione alle alunne.
Grandi numeri nella città di Qom, dove si contano più di trecento avvelenamenti. Essi non sono stati causati da composti chimici da guerra. Non sono contagiosi e trasmissibili. Le conseguenze riportate sono state malesseri di varia natura, tra cui nausea, mal di testa, tosse, difficoltà respiratorie e palpitazioni cardiache. Altri casi sono stati segnalati in altre città, tra cui Teheran.
E anche a Borujerd, un centinaio di studentesse sono state portate in ospedale con gli stessi sintomi.
Qom come città dove si sono registrati tanti avvelenamenti, può non essere una casualità. Infatti, è la città sacra iraniana al centro della rivoluzione islamica degli ‘ayatollah’ del 1979. Ha tanti fedeli conservatori che contrastano ferocemente i diritti civili, umani e politici per le donne.
Qom, città santa
Tra le autorità e i media locali, le motivazioni di queste azioni, quindi delle alunne avvelenate in Iran, derivano dal fanatismo religioso. Infatti, Qom è definita ‘città santa’. E’ il centro degli studi sciiti in Iran. Ciò motiva e spiega come gli avvelenamenti nelle scuole vogliono scoraggiare le ragazze ad istruirsi.
Cosa dice il governo?
Il procuratore generale ha ordinato un’indagine giudiziaria su quanto accaduto. In questi giorni, il viceministro della salute Youness Panahi ha confermato che gli avvelenamenti sono stati atti di natura volontaria.
Le proteste dei genitori delle alunne
Lo scorso 14 febbraio, i genitori delle alunne avvelenate in Iran si sono ritrovati davanti al governatorato della città di Qom, con lo scopo di chiedere spiegazioni. Come pure chiedere maggiora tutela da parte delle autorità locali e nazionali.
Ci sono state proteste da parte dei genitori per garantire la sicurezza delle proprie figlie.
Nonostante ciò, si sono verificati ancora altri casi.
Effetti a livello internazionale delle alunne avvelenate in Iran
Paesi come Francia, Italia, Norvegia, Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, come pure l’Unione Europea, hanno riferito che questi atti possono avere conseguenze che non danneggiano solo le ragazze. Infatti, hanno un impatto negativo sulle ambizioni politiche e sul sostegno che può arrivare anche dall’estero.
Cosa c’è dietro agli avvelenamenti?
Gli avvelenamenti vengono utilizzati come un gesto intimidatorio. Infatti, l’obiettivo è ostacolare il diritto delle donne all’istruzione.
L’istruzione femminile mette paura
Il presupposto è che ogni cittadino, di qualsiasi sesso, ha uguale diritto all’istruzione a tutti i livelli.
La scuola può incutere più timore di un’industria che produce armi. Infatti, la scuola permette di sviluppare conoscenza e apprendimento. Alle alunne e alunni viene insegnato a riflettere, aver un’idea propria e conoscere aspetti del quotidiano e del mondo.
L’istruzione femminile mette paura perché ne scaturisce un cambiamento della società. Le ragazze conoscono e capiscono che il loro compito principale non è partorire figli per la patria ed essere sottomesse a padri e mariti-padroni.
Ragazze e donne istruite possono essere propense a fare meno figli. E possono favorire lo sviluppo economico e culturale del posto in cui vivono.
Il senso della donna non può essere subordinato all’unica funzione di ‘procreare’.
Ma sono idee radicate che vengono da lontano. Le figlie già da piccolissime subivano quella che, oggi, definiamo ‘violenza psicologica’. Veniva loro vietato di ridere, di cantare, di urlare. Come pure non potevano fare sport. Non potevano parlare con i maschi. Ridotte in isolamento perché temono il potere delle scelte donne. Infatti, i dati fanno emergere che i matrimoni sono in diminuzione e i divorzi aumentati. C’è la tendenza dei giovani a convivere.
Conclusioni
Le donne, pur avendo un’istruzione, possono essere restie a vivere l’autonomia delle loro decisioni e a non sentirsi schiave dei mariti.
Bisogna inculcare loro la cultura dell’uguaglianza. Devono sviluppare la consapevolezza di avere stessi diritti degli uomini. Quindi, deve esserci una modificazione del modo di percepire la propria condizione, a partire dal Medio Oriente e in tutto il mondo.
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