mercoledì, Aprile 16, 2025

Allegorie del Buon Governo: al via il restauro live

Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza spiccano il “volo” nel cielo di Torino per tornare all’antico splendore. Inizierà domani l’operazione di spostamento a terra delle quattro monumentali statue in marmo di Brossasco, alte più di 4 metri e pesanti oltre 3 tonnellate ciascuna. Le sculture coronano la balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama e raffigurano ermetiche Allegorie del Buon Governo. Dopo un innovativo intervento di sezionamento, le statue saranno ingabbiate e calate con un eccezionale sistema di gru dall’altezza di 27 metri in piazza Castello. Saranno restaurate “live” in uno speciale padiglione trasparente visitabile dal pubblico.


Restyling completo per la facciata di palazzo Madama


A quali operazioni saranno sottoposte le statue delle Allegorie del Buon Governo?

Saranno rimosse dalla sommità di Palazzo Madama con un innovativo intervento di sezionamento, ingabbiate e calate a terra. Quindi indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar hanno permesso di scoprire il “cuore” di questi speciali “guardiani” della città. Infine, la fase decisiva del grande cantiere di restauro e consolidamento della facciata interamente finanziato da Fondazione CRT

Fondazione CRT finanzia il cantiere

Lo spettacolare intervento sarà condotto dalla Cooperativa Archeologia di Firenze e da Arte Restauro Conservazione di Arlotto Cristina Maria. Dirige l’Architetto Gianfranco Gritella. Rappresenta un momento decisivo del grande cantiere di restauro e consolidamento strutturale della facciata juvarriana dell’edificio. Un lavoro realizzato in sinergia tra Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela e valorizzazione dei beni museali, e Fondazione CRT. L’istituzione è storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama con 17,5 milioni di € stanziati complessivamente. Finanzia interamente l’opera con un impegno straordinario di 2,4 milioni.

Allegorie del Buon Governo, un restauro da ammirare

Il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario parla del progetto. “Quattro capolavori, testimoni della storia e del ruolo di Torino nel Settecento europeo per la prima volta, grazie al mecenatismo di Fondazione CRT, saranno visibili da vicino. Un cantiere di restauro offerto all’attenzione e riflessione dei cittadini sul piano di piazza Castello. Un’occasione unica di incontro per comprendere l’arte di uno dei massimi protagonisti della scultura tardobarocca, e i meccanismi della creazione. Anche per riacquisire coscienza dei valori per secoli propugnati dalla nostra città capitale“. Il Rappresentante di Fondazione CRT Giovanni Quaglia commenta così. È certamente un evento più unico che raro vedere le statue volare: non è il set di un film, ma un’avveniristica e spettacolare operazione di recupero storico-artistico. Abbina la tecnologia più innovativa e le migliori maestranze per salvare la grande bellezza della cultura”.

Giovanni Baratta, l’autore delle statue

Le statue, formate ciascuna da quattro blocchi marmorei scolpiti e sovrapposti e del peso di circa 3.200 kg, sono opera dello scultore carrarese Giovanni Baratta (1670-1747). Chiamato a Torino dal Juvarra a più riprese tra il 1721 e il 1730 porta a compimento le sculture e altre opere a Superga, Venaria Reale e nella chiesa torinese di S. Filippo. Sbozzate nel laboratorio dello scultore in Toscana, sono poi trasportate in pezzi separati via nave fino a Savona. Infine, sono condotte su carri trainati da buoi e muli a Torino, dove le hanno montate in opera e portate a compimento.

La tecnica di realizzazione

L’artista ha adottato una tecnica di antica tradizione, per alleggerire il peso e facilitare il trasporto e il montaggio in opera delle sculture. Ha infatti svuotato gran parte del lato posteriore non visibile di ciascuna figura. Il profondo incavo che ne deriva è poi colmato con una muratura di mattoni e calce, nella quale è infissa una barra in ferro che assicura la stabilità delle statue alla sottostante balaustra. Un complesso sistema di perni e staffe in ferro e bronzo, alcune visibili, altre nascoste all’interno delle statue, garantire stabilità alle opere. Il sistema di sostegno è individuato con indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar. Intere parti lapidee sono scolpite separatamente e poi applicate al corpo principale della statua.

Lo stato di salute delle statue delle Allegorie di Buon Governo

Le sculture sono oggi assai compromesse. La statua della Giustizia, la prima verso Nord, mostra maggiore degrado, anche strutturale. L’opera è già smontata e calata a terra una prima volta tra il 1846 e il 1847, in occasione dei lavori di consolidamento delle fondamenta del palazzo. Gli interventi sono diretti dall’Architetto Ernesto Melano e realizzati per l’insediamento nell’edifico del Senato Subalpino. Si notano anche l’aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo che trattengono i singoli blocchi lapidei. I rifacimenti ottocenteschi in marmi diversi hanno causato un degrado diffuso e problematiche di conservazione evidenti.

L’operazione di sezionamento

Il distacco e trasferimento delle quattro Allegorie dalla base su cui appoggiano saranno resi possibili dall’allestimento in quota, a 27 metri dal suolo, di speciali macchine operatrici. I congegni utilizzano la tecnica del taglio murario mediante lo scorrimento di un filo diamantato e lubrificato ad acqua. Si tratta di una tecnologia tradizionalmente utilizzata nelle cave di estrazione del marmo. Il processo avviene mediante un apparecchio a motore elettrico dotato di pulegge su cui scorre ad alta velocità uno speciale cavo metallico ad anello, dotato di uncini costituiti da diamanti artificiali. Avanza su un carrello collocato su guide in acciaio posizionate su una piastra che garantisce un avanzamento guidato lineare e continuo. L’operatore agisce tramite un’unità di comando elettronica a distanza.

L’ingabbiatura delle Allegorie del Buon Governo

Contestualmente alla progressione del taglio che avverrà secondo due direttrici contrapposte e in due fasi operative, nelle fessure ricavate saranno inserite piastre in acciaio sagomate e rinforzate. Sulla lastra sarà fissata una “gabbia”, anch’essa in acciaio che conterrà a sua volta una cassa lignea in parte aperta. Così ingloberà e renderà stabili le statue precedentemente pre-consolidate e protette.

Il padiglione del restauro in piazza Castello

Per non compromettere l’equilibrio statico dell’architettura marmorea, al posto delle sculture rimosse saranno collocate sulla balaustra delle zavorre in calcestruzzo armato di peso equivalente. Le ultime strutture del ponteggio superiore e della soprastante copertura provvisoria saranno vincolate. Sollevate da una gru, le statue e le loro imbracature, del peso complessivo di 6.000 kg, saranno calate a terra e poste su basamenti provvisori. Poi saranno collocate in un padiglione ad hoc che sarà allestito dinanzi a Palazzo Madama. L’intero processo di restauro sarà visibile direttamente dal pubblico in piazza Castello, anche tramite visite guidate.

Immagine da da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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