Agatina Arena non è sicuramente un nome noto fra chi fruisce musica mainstream a livello nazionale, ma è comunque balzato agli onori della cronaca in queste ore per una pesante accusa ricevuta dalla donna. Cantante neomelodica del catanese, Agatina è accusata di aver truffato il sistema del reddito di cittadinanza percependo soldi che ha poi reinvestito per l’incisione di un album vero e proprio.
Non appena le indagini sono iniziate, Agatina Arena ha negato quanto le veniva attribuito attraverso i social. Gli inquirenti hanno continuato chiaramente ad indagare, e la vicenda è diventata rapidamente virale, superando i confini territoriali e raggiungendo un successo che la sua musica non aveva chiaramente mai incontrato. L’accusa, nello specifico, sarebbe quella di aver finanziato l’incisione del suo primo vero album nonché dei video musicali e dei manifesti pubblicitari con il denaro percepito come “reddito di cittadinanza”, azione che costituirebbe un illecito: si tratterebbe di “una truffa aggravata allo stato”, o quantomeno questo è il reato contestato nella querela.
Secondo quanto dichiarato da Agatina Arena stessa, la donna ha prodotto 4 brani già pubblicati ed uno in uscita con un investimento di 3000 euro, ma nella sua versione dei fatti questo denaro proverrebbe da un altro tipo di finanziamento: si tratterebbe, infatti, di soldi guadagnati da un suo amico proprietario di un’azienda che avrebbe deciso di investire in lei e di farle da manager. La vicenda, tuttavia, non si ferma qua.
Agatina Arena proprietaria di un negozio mentre percepiva il reddito?
Le indagini hanno infatti appurato che Agatina e tre componenti della sua famiglia gestivano un supermercato abusivo nonostante tutti loro si definissero disoccupati. L’attività commerciale non era dunque dichiarata al fisco, ed operava senza i permessi necessari: la cantante si difende comunque anche da questa accusa, ammettendo di aver posseduto una “bottega in cui vendeva delle cose” ma dichiarando di averla chiusa non appena ha iniziato a percepire il reddito di cittadinanza.
Le varie argomentazioni in propria difesa sono state rese pubbliche dalla stessa Agata tramite il suo profilo Facebook, con un post visibile a tutti. Vedremo dunque come andrà a finire questa vicenda: sarà infatti compito degli inquirenti determinare se la donna compiuto dei reati oppure no.
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