La metonimia è uno scambio di nome, sostituzione di un termine mediante un altro termine, che sta col primo il rapporto di causa ed effetto. Avviene anche nella sessualità umana, quando c’è la sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato.
La metonimia nella sessualità
Anche nella metonimia del desiderio sessuale, la metonimia è uno scambio di nome, sostituzione di un termine mediante un altro termine, che sta col primo il rapporto di causa ed effetto. Avviene anche nella sessualità umana, quando c’è la sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato. Esistono studi che indicano come alcuni vocaboli sono sostituiti a nomi di frutti somiglianti o corrispondenti a organi della sessualità femminile. Ad esempio:
vulva, in francese indicata con i seguenti termini: abricot che vuol dire albicocca, prune significa prugna e figue fico;
clitoride: cerise significa ciliegia, framboise è la fragola.
La metonimia del desiderio: il linguaggio metonimico
La metonimia è una figura retorica che permette di riferirsi ad un oggetto indicandone una sua parte. Rappresenta la connessione tra i significati, lo scorrimento da un significante a un altro. La metonimia non produce del senso. Rinvia a uno scivolamento infinito del senso, per cui non vi è un punto di arresto su cui cade la significazione, quanto piuttosto il rimando da un significante all’altro.
Lo psicoanalista Jacques Lacan assimila il desiderio della metonimia in quanto anche il desiderio è caratterizzato da un movimento infinito di rilancio da un oggetto all’altro. Il bisogno, una volta convertito in parola attraverso i significanti della domanda, non riesce mai ad annullare del tutto la spinta verso il suo soddisfacimento. Il reale della pulsione in quanto tale non può essere mai completamente contenuto nella domanda. Il concetto di domanda rappresenta il bisogno tradotto nei termini significanti e quindi subordinato al linguaggio.
Un essere umano desidera se ha incontrato l’esperienza della mancanza. Il desiderio è la metonimia della mancanza-a-essere. Abbiamo un desiderio quando ci manca qualcosa o qualcuno. Ad esempio quando una donna che ci interessa non sarà immediatamente disponibile.
La metonimia del desiderio sessuale nella poesia
“Il gelsomino notturno” è un’opera fortemente simbolica di Giovanni Pascoli.
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
La poesia si struttura su due livelli:
- uno apparente, che è la descrizione impressionistica del mistero della notte;
- l’altro, profondo e se vogliamo inconscio e rimosso, è la fantasticheria dell’unione sessuale.
La simbologia floreale ha, qui, una connotazione palesemente erotica. Il significante principale, cioè il ‘gelsomino notturno’ o ‘bella di notte’ ha richiami sessuali. Intanto l’azione dell’aprirsi e del chiudersi allude all’atto sessuale.
Poi domandandoci cos’è l’ ‘urna molle e segreta’, possiamo rispondere che si tratta dell’ovario, una parte del pistillo. Ma c’è il richiamo a un significato rimosso, qualcosa di chiuso, di molle e caldo, come l’utero femminile, dove avviene il concepimento. In questo senso, l’urna-ventre-utero è una parte fascinosa e che può creare paura. Il corpo femminile è sottoposto allo sverginamento (nei versi: ‘i petali/un poco gualciti). L’inconscio è emerso grazie alla metonimia urna-ventre-utero, per cui riemerge il bisogno o la mancanza rispetto all’oggetto del desiderio.
La solitudine della casa, quel bisbiglio misterioso nel silenzio della notte ricoprono la fantasticheria dell’approccio amoroso dei due sposi punto. Prende valenza negativa, perché interviene la censura del Super Io, perché la tentazione di apertura è percepita come pericolosa.
Così, Pascoli carica tutto l’eros di simboli negativi, che alludono alla morte: le ‘farfalle crepuscolari’, l’ ‘erba sopra le fosse’, l’ ‘ape tardiva’. Possiamo affermare che il mondo rappresenta la realtà desiderata e temuta, mentre le relazioni permesse sono immaginative. La fantasticheria e il sogno ad occhi aperti sono una sorta di compensazione immaginaria negativa. L’unione sessuale è proibita tant’è che la metafora-metonimia del fiore-urna-ventre-utero rappresenta ciò che viene represso.
Metonimia del desiderio sessuale e cultura: nel segno della vagina
La donna viene metonimicamente rappresentata dalla vagina. Questo può creare nell’uomo terrore e negazione. Anche la maternità a cui la vagina richiama, può essere percepito dagli uomini come qualcosa di problematico. Sembra che il genitale della madre possa essere più temuto che la castrazione del padre. Parlando di vagine emergono infiniti temi controversi, legati ai diritti riproduttivi contesi e al rapporto tra sessualità, potere e godimento. Come pure alle modificazioni genitali e all’uso pubblico e all’autodeterminazione dei corpi.
Le donne non possono essere individuate nella loro vagina perché il femminile è rappresentabile e rappresentato in tanti altri modi non riconducibili a dei disegni che la richiamano. Uomini e donne possono capire l’origine di queste paure, lavorare sui contenuti coscienti ed elaborare quell’inconscio che, insieme e pian piano, devono acquisire consapevolezza in vista di una sessualità soddisfacente.