In questo periodo, prendere un treno per spostarsi in un’altra regione non è cosa per i ritardatari. Se prima del lockdown si arrivava in stazione giusto in tempo per salire in carrozza prima del fischio del capotreno, ora bisogna prendersi il giusto tempo per passare tutti i controlli prima di arrivare sul binario.
La tratta Verona-Milano impiega un’ora e un quarto con il Frecciarossa. Lo impiegava prima e lo impiega anche ora, la differenza sta nella cornice. Dalla macchina al treno non bastano più due minuti, bisogna contarne almeno dieci.
Verona Porta Nuova deserta

La stazione di Verona Porta Nuova per chi non la vedeva da mesi, risulta completamente nuova. Le entrare laterali da cui normalmente si accedeva, ora sono adibite solo all’uscita, e la stessa cosa vale per i corridoi che portano ai binari, divisi tra arrivi e partenze, come in aeroporto. La decisione è facilmente comprensibile: garantire le distanze di sicurezza e i controlli adeguati. Il tutto però nel silenzio di una stazione quasi deserta, soprattutto per un sabato mattina, di norma fatto di partenze e rientri per il weekend. La paura si percepisce ancora, mentre le persone sembrano fingere di sentirsi a proprio agio protette da guanti e mascherine.
Tornare al proprio domicilio o nella propria casa in questo periodo è un’esperienza forse unica. La stazione è sotto controllo, ogni movimento tracciato, ogni sguardo studiato. Eppure negli occhi di chi ha il compito di giudicare si leggono espressioni diverse. C’è chi sembra capirti e accettare la tua voglia di tornare a casa, e chi non approva, e non potendo dirtelo a voce lo fa con lo sguardo. «Dove ti stai dirigendo?» chiedono militari, carabinieri, poliziotti in borghese, e ancora: «Favorisca la carta d’identità», «Possiamo vedere l’autocertificazione? La tenga che sicuramente gliela chiederanno ancora». Forse nemmeno allo stadio durante il derby l’aria è tesa in quel modo.
Sul treno poi l’atmosfera non è da meno. Si cercano sguardi di sostegno, chiedendosi cosa abbiano gli altri di così urgente da fare per dover spostarsi durante questa situazione. Alcuni solo con una borsa, altri con valigie più grandi di loro. Molti di fretta, molti con lo sguardo stanco, desideroso solo di arrivare a casa.
Il vagone è pressoché vuoto. Bisogna tenere le distanze anche in quel caso. Due persone nei posti da quattro e niente vicini seduti accanto. Un affare per tutti coloro che da anni scelgono il posto A1 per poter stare da soli almeno durante il viaggio.
Le stazioni di Verona e Milano Centrale
Le stazioni di Verona e Milano Centrale hanno grandezze e strutture diverse, e per questo sono state prese misure differenti. Mentre Verona è colorata da strisce incollate a terra come all’interno di un labirinto per indicarti la strada giusta, a senso unico, Milano sembra un cantiere alla luce del sole. Il percorso in questo caso non è solo indicato da alcune segnaletiche ma è proprio circoscritto da transenne che evitano che la gente vaghi all’interno di una stazione che è forse troppo grande per essere divisa a metà tra arrivi e partenze.
E così come fuori dalla stazione veronese il silenzio regnava sovrano su un piazzale mai così vuoto, anche a Milano l’aria, forse per la prima volta, non era quella di un normale sabato mattina milanese, ma di un ferragosto in cui i milanesi abbandonano la città. A rialzare subito l’umore, la fila di tassisti che, alcuni con, altri senza, mascherine, attendono il rientro di quei pochi passeggeri di ritorno a casa.