Alla conferenza di Monaco del 1938, l’Europa risponde al ricatto di Hitler sacrificando la Cecoslovacchia, in perfetta continuità con la visione ottocentesca della politica estera, per la quale le potenze occidentali considerano l’affermarsi della democrazia nell’est e nel medio oriente come una minaccia, preferendo sostenere feroci dittature.
Così i governanti dell’Europa del XXI secolo, per timore di perdere consensi da parte di un elettorato sempre più ostaggio di tendenze xenofobe, stanzia alla Turchia di Erdoğan tre miliardi per bloccare l’arrivo dei profughi da Grecia e Siria, senza preoccuparsi di quella che sarà la loro sorte. È ciò che si dice pagare qualcuno per fare il “lavoro sporco” (una versione autarchica è l’accordo di Minniti con la Libia).
il suo obiettivo è quello di annientare la popolazione curda
Erdoğan è un feroce dittatore che per un periodo ha indossato la maschera dello statista per farsi accettare nella UE. Ma il suo obiettivo è quello di annientare la popolazione curda, sua fiera oppositrice. Il loro leader Abdullah Öcalan è prigioniero nelle prigioni turche dal 1999; la sua militanza politica gli è valsa l’ergastolo.
I curdi sono una popolazione di circa 50 milioni persone stretta nella morsa delle principali potenze del Medio Oriente, il cui calvario comincia dalla fine dell’impero ottomano: una storia fatta di repressioni, in particolare da parte della Siria, dell’Iraq e della Turchia, di cui rappresentano minoranza della popolazione. La loro società è improntata alla parità dei generi, alla pacifica convivenza tra le religioni, ad un’idea di comunità che, forse, è ciò che di più vicino all’utopia libertaria si sia mai messo in pratica nella storia recente. Hanno combattuto in prima linea la battaglia contro l’Isis, in cui sono morti anche Giovanni Francesco Asperti e Lorenzo Orsetti.
Forse è per questo che i nazionalisti nutrono per loro così tanto odio: perché dimostrano che l’autodeterminazione, la condivisione, il comunitarismo, possono rappresentare i valori fondanti di una società possibile
Più che un bluff, un ricatto vero e proprio
Oggi Erdoğan ha deciso di sferrare la sua offensiva militare contro i curdi, anche grazie alla presenza di Trump alla casa Bianca. E, di fronte alle (deboli) proteste dell’Europa, che con lui si è sempre dimostrata asservita, minaccia di far passare i milioni di migranti che tiene imprigionati dietro i suoi confini. Dietro le sue parole c’è un messaggio ben preciso: se apro le frontiere, i vostri governi cadranno sotto la spinta delle forze populiste contrarie all’immigrazione. Più che un bluff, un ricatto vero e proprio. E le sue minacce non possono essere prese alla leggera, nel senso che sono reali, ma soprattutto che lo qualificano per quello che è: un tiranno da abbattere, e non un possibile alleato.
la ferma opposizione al presidente turco deve segnare anche un nuovo punto di partenza nella gestione della politica internazionale
Ma la ferma opposizione al presidente turco deve segnare anche un nuovo punto di partenza nella gestione della politica internazionale, che – prima di Erdoğan – ha appoggiato Gheddafi e Saddam Hussein per poi rinnegarli, combatterli e ucciderli, ed oggi Bashar al-Assad in Siria e Al Sisi in Egitto, soffocando il potenziale rinnovamento della primavera araba. La nostra democrazia non può essere incompatibile con il rispetto dei diritti umani delle popolazioni con cui intratteniamo rapporti.
Sarebbe criminale ripetere con lui l’errore (doloso) fatto a suo tempo con Hitler; difendere il popolo curdo deve essere compito di ogni democrazia. In pieno XXI secolo si sta profilando un genocidio a pochi chilometri dai nostri confini. Possiamo fermarlo. Dobbiamo farlo.