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19 agosto 1960: l’URSS lanciava in orbita lo Sputnik 5

Il 19 agosto 1960 partì dalla base missilistica che divenne il cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, il satellite artificale Sputnik 5 – chiamato anche Korabl-Sputnik 2. Il satellite, lanciato dall’Unione Sovietica, era parte del programma Sputnik nonché il secondo test di lancio della capsula Vostok.

L’obiettivo dello Sputnik 5 era quello di portare in orbita esseri viventi. A bordo infatti vennero caricati due cani – Belka e Strelka – quaranta ratti, due topi e una varietà di piante. Il satellite sarebbe dovuto restare in orbita un solo giorno – come effettivamente avvenne – e riportare a terra gli animali ancora in vita. I cani facevano parte del programma spaziale sovietico che si attuò nel corso degli anni cinquanta e sessanta. L’URSS infatti utilizzò diversi cani per i voli spaziali al fine di determinare se lo spazio fosse fattibile per l’uomo oppure no.

Dopo il viaggio traumatico, Strelka ebbe una sana cucciolata. Uno dei suoi cuccioli venne donato al Presidente Kennedy come gesto di diplomazia in piena Guerra Fredda. Nonché, un modo per la Russia di rifarsi di fronte al grande nemico americano.

Sputnik 5
Belka e Strelka furono i due cani spediti in orbita a bordo dello Sputnik 5 nel 1960

Fu dunque il primo satellite artificiale a riportare a terra animali in vita dopo essere stato in orbita, senza che questi riportassero alcun tipo di male. E fu proprio questa l’innovazione e la sorpresa che generò il progetto Sputnik 5. In un periodo in cui si credeva che nello spazio non potessero sopravvivere esseri viventi di alcun tipo, la missione numero cinque era riuscita a dimostrare il contrario, riportando i suoi viaggiatori a terra sani e salvi.

A seguito di questa scoperta, vennero utilizzati altri cani e animali per visitare lo spazio. Vennero monitorati i loro viaggi grazie a telecamere e tecnologie posizionate su di essi.

Programma Sputnik

Il programma Sputnik riguardò una serie di missioni spaziali firmate dall’allora Unione Sovietica. L’obiettivo di questo programma era la messa in orbita di una serie di satelliti artificiali.

Il nome Sputnik era il nome che i russi attribuirono ai primi tre satelliti artificiali, mentre il numero quattro e cinque furono chiamati con lo stesso nome dal mondo occidentale in quanto al tempo i nomi reali non erano stati resi noti. Sia la missione dello Sputnik 4 sia quella dello Sputnik 5 furono seguite dal programma sovietico Vostok, tanto che questi due sono considerati parte del programma Vostok.

Il programma Sputnik non comprendeva nelle sue missioni la presenza di umani, mentre vennero spediti in orbita animali e piante. La maggior parte dei cani utilizzati dalla Russia tornò a terra in vita, l’unica eccezioni si ebbe con Laika. Questa era una cagnolina spedita nello spazio a bordo dello Sputnik 2. Fin da subito fu dichiarato che il suo volo non avrebbe mai fatto ritorno.

La risposta americana al programma Sputnik

Subito dopo il lancio dello Sputnik 1 la Casa Bianca – al tempo sotto il governo del Presidente Eisenhower – minimizzò l’impresa spaziale russa, sottovalutando però l’effetto della notizia sull’opinione pubblica.

Fu così che nel gennaio del 1958 gli americani lanciarono l’Explorer 1, il loro primo satellite artificiale. Nonostante questo, si dovette aspettare diversi anni prima che gli Stati Uniti riuscissero a recuperare quanto perso con il lancio dello Sputnik 1.

Per approfondire la missione americana leggi: La NASA compie 61 anni. Tra i suoi obiettivi prima la Luna e poi Marte

Giulia Taviani
Giulia Taviani
22 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Collaboro con Master X, Periodico Daily e nel tempo libero parlo di calcio su RBRSport. Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita".

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