giovedì, Aprile 17, 2025

Corea del Sud: Moon è presidente! Aria di cambiamento.

I sondaggi non avevano mentito, il vento è cambiato: Moon Jae-in, 64 anni, candidato liberal-democratico , è il nuovo presidente della Corea del Sud (leggi qui). Il sud della penisola volta pagina, o almeno è viva la speranza che ciò accada, da parte di quei cittadini (il 41,4%) che lo hanno votato e che ora attendono un cambio di rotta. Ex avvocato per i diritti umani, in passato consigliere e capo di Gabinetto nel governo di Roh Moo-hyun , attivista contro la dittatura di Park Chung-hee, padre di Park Geun-hye, Moon ha sbaragliato la concorrenza: Hong Yoon-pyo si ferma al 23,3%. Il centrista Ahn Cheol-soo è terzo con il 21,8%. L’affluenza alle urne è stata alta, attorno al 77%.  Un cambiamento a 360°, quello su cui ha insistito il neo eletto presidente durante la sua campagna elettorale, sia in materia di politica interna, che di politica estera. Basta con abusi e corruzione, che l’hanno fatta da padroni in passato, tanto da provocare la destituzione del precedente Presidente. Lotta alla corruzione, alla diseguaglianza economica ed alla disoccupazione giovanile. Maggiore trasparenza e riforme per la creazione di nuovi posti di lavoro. Quanto alla politica estera, fine delle tensioni con il Nord ed apertura di un dialogo che porti Pyongyang al tavolo delle trattative per l’abbandono del programma nucleare. Moon infatti è uno dei fautori della famosa “Sushine Policy” del presidente e Nobel per la pace Kim Dae Jung che a cavallo tra il 1998 ed il 2008 aveva portato ad importanti passi in avanti nelle relazioni tra le due Coree. Così come anticipato in uno degli ultimi discorsi della campagna elettorale, per il neo presidente è necessario un nuovo corso internazionale in cui Seoul possa assumere un ruolo più consapevole ed attivo nelle politiche della tormentata regione del sud est asiatico. Ciò si realizzerebbe assumendo una linea più indipendente dall’ingombrante alleato Americano. Chissà che Moon non inizi ad attuare questi suoi propositi elettorali ridiscutendo l’opportunità dell’istallazione di quello scudo missilistico a Seul che tante polemiche ha suscitato nel paese ed ha fatto risentire la Cina. E’ chiaro che un cambio di rotta nelle attuali relazioni, potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici in quel quadrante orientale da sempre punto nevralgico della politica estera Statunitense. Dovesse venir meno la minaccia nordcoreana a fronte di una decisiva distensione dei rapporti tra le due sponde del 38° parallelo, quale motivazione addurrebbe lo Zio Sam per mantenere la sua massiccia presenza militare nell’area? Ogni tanto i sondaggi non mentono: il vento potrebbe davvero cambiare.

Marco Fini
Marco Fini
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Mi occupo principalmente di Politica Estera e Politica Interna. Oltre a scrivere per Periodicodaily, mi dedico a poesia, fotografia e sport da combattimento.

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