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12 dicembre 1969: la strage di piazza Fontana

Era il 12 dicembre 1969 quando avvenne la strage di piazza Fontana. Un potente ordigno esplose nella sede della banca dell’agricoltura a Milano. Nello stesso pomeriggio nella capitale esplosero 3 bombe. Nonostante le indagini e processi le 17 vittime dell’attentato di Milano attendono ancora giustizia.

Cos’é avvenuto il 12 dicembre 1969?

Il 12 dicembre 1969 tra Milano e Roma si verificarono 5 diversi attentati. Alle 16:30 circa, alla Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano esplose una bomba. La deflagrazione provocò in totale 17 vittime. Pochi minuti prima le autorità avevano scoperto un altro ordigno presso un’altra banca nel centro milanese. Successivamente tre esplosioni sconvolsero Roma. Una bomba esplose alla Banca nazionale del lavoro in via san Basiglio. Altri due ordigni si disintegrarono presso l’Altare della Patria. Cinque attentati in un pomeriggio. Era l’inizio della strategia della tensione, che per più di dieci anni avrebbe sconvolto l’Italia.

Piazza fontana

Il pomeriggio del 12 dicembre 1969 la sede della Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana era colma di clienti e dipendenti. Era giorno di mercato e allevatori, agricoltori e proprietari terrieri stavano effettuando molte operazioni bancarie. Alle 16:37 un ordigno molto potente esplose nel salone centrale dell’edificio. Quattordici persone morirono sul colpo, due dopo pochi giorni e un altro pochi mesi dopo i fatti. Molti furono i feriti tra i clienti e i dipendenti della filiale. Pochi minuti prima le autorità rinvennero un ordigno inesploso presso un’altra banca poco distante da piazza Fontana.

Le bombe a Roma

Mentre in piazza Fontana giungevano i soccorsi, a Roma avvenne una nuova deflagrazione. Nelle cantine della Banca Nazionale del lavoro esplose un ordigno. I feriti furono 14. Dopo pochi minuti una bomba esplose presso l’Altare della Patria, causando il ferimento di 4 persone. Poi una nuova esplosione interessò i gradini del museo del Risorgimento, provocando danni al tetto dell’Ara Pacis.

Le indagini sulle bombe del 12 dicembre 1969

Inizialmente le indagini puntarono sulla pista anarchica. La polizia di stato di Milano pose in stato di fermo Giuseppe Pinelli, frequentatore di circoli anarchici. Poco dopo un interrogatorio, il cadavere di Pinelli venne rinvenuto nel cortile della questura. Secondo le indagini, l’uomo si sarebbe tolto la vita lanciandosi dal quarto piano del palazzo. La vicenda sconvolse l’opinione pubblica. I media attaccarono fortemente il commissario Luigi Calabresi, che aveva condotto gli interrogatori del sospettato. Il funzionario di polizia verrà ucciso nel maggio 1972 da un commando di Lotta Continua. Nel frattempo la polizia arrestò Piero Valpreda, ballerino di 36 anni. Un taxista testimoniò di averlo accompagnato in pazza Fontana il pomeriggio del 12 dicembre. I giudici ritennero, successivamente, che le affermazioni non erano suffragate da indizi concreti. Per questo i magistrati, nel 1972, decisero di scarcerare Valpreda.

La pista nera

Nel corso degli anni successivi alla strage, i processi e le indagini continuarono. Iniziò a farsi strada l’ipotesi della matrice neofascista. Secondo gli investigatori, una cellula neofascista veneta vicina a ordine nuovo potrebbe essere responsabile della strage. Nel 1979, il tribunale di Catanzaro condannò in contumacia Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini all’ergastolo. Secondo i giudici calabresi, i tre, tutti militanti di estrema destra erano i responsabili della strage. Iniziò poi il balletto dei processi d’appello che si protrasse per diversi anni. Tra assoluzioni e nuove condanne, non si giunse mai a scoprire i reali mandanti ed esecutori.

Le nuove indagini e gli ultimi processi

Nuove indagini consentirono, negli anni novanta, di individuare nuovi possibili colpevoli. Si tratta di Carlo Digilio, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, tutti militanti di estrema destra. Nel giugno 2001 la Corte d’Assise di Milano condannò Rognoni, Zorzi e Maggi come esecutori della strage. Digilio venne assolto per prescrizione del reato. Il successivo processo d’appello portò all’assoluzione dei tre imputati. Nel 2005 la Cassazione confermò la responsabilità di Zorzi e Maggi nella strage. I due però non poterono essere condannati in quanto nel 1987 erano già stati assolti per lo stesso reato.

Piazza Fontana e gli anni di piombo

Con la sentenza del 2005 termina la vicenda giudiziaria della strage di piazza Fontana. Come accaduto per altri fatti, anni di indagini e processi non hanno consentito di trovare colpevoli e mandanti. Gli ideatori e i responsabili delle bombe del 12 dicembre 1969 restano ancora oscuri. Piazza Fontana è il primo episodio di quella che gli storici definiscono “strategia della tensione”. A partire dal 12 dicembre 1969 numerosi attentati e violenze hanno sconvolto il nostro paese. Ad oggi non sappiamo la verità su ciò che avvenne nei cosiddetti “anni di piombo”. Una pagina, purtroppo, ancora oscura della storia del nostro paese.


Prima e dopo Piazza Fontana
1969 – 50 anni dalla Strage di Piazza Fontana


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